Il viaggio riprende…
di Francesco Angiolini
Il confine tra Cambogia e Thailandia è il primo che attraverso effettivamente a piedi in solitaria, come ogni viaggiatore ha sognato di fare almeno una volta nella vita. La giornata comincia prestissimo con un bus che mi porterà fino a Poipet, città cambogiana al confine con il regno thailandese. Da lì continuerò in autonomia il mio spostamento lasciando il bus che proseguirà fino a Bangkok. Avrei potuto, più comodamente, raggiungere la capitale ma il prezzo era maggiore e da viaggiatore ‘in a cheap way’ ho preferito scegliere la soluzione che mi ha condotto solo fino al confine.
Espletate tutte le formalità burocratiche frontaliere, a piedi attraverso finalmente il confine e mi ritrovo in un nuovo Stato, il terzo del mio giro del mondo, la Thailandia. Dalla cittadina di Aranyaprathet devo prendere un treno che mi porti a Bangkok. La stazione ferroviaria è vicina, perciò non è complicato ma la cosa più difficile si dimostra il prelievo di contanti in valuta locale, il Thai Bath. Dopo qualche difficoltà per trovare una banca che non applicasse commissioni esagerate e non avendo ancora una Sim card con internet, salgo a bordo del treno per Bangkok che mi regalerà un tramonto mozzafiato dal finestrino del vagone ove siedo.
Il tempo di una notte e di tornare connesso in rete e, il giorno successivo, mi ritrovo ad Ayutthaya. Al mio arrivo in ostello conosco Chiara, una fantastica viaggiatrice italiana dall’animo calmo e dolce che, dopo l’India, sta esplorando la Thailandia. Tutt’oggi, a mesi di distanza, rimane uno tra gli incontri più piacevoli fatti durante questo viaggio. Quella sera stessa mi invita a unirsi a lei e altri ragazzi e ragazze per trascorrere tutti insieme un paio d’ore seduti a una tavola del mercato locale, chiacchierando in spagnolo e, per quanto riesca, in inglese, di viaggi. Nel mentre, assaggiamo frutti esotici come la guava. Per lei questa è l’ultima serata ad Ayutthaya ma ci diamo appuntamento per reincontrarci nel nord, a Chiang Mai, in occasione del Festival del Loi Krathong (1), una decina di giorni dopo.
Ayutthaya è famosa per essere piena di templi da esplorare e, dunque, solamente quattro giorni dopo aver visitato Angkor Wat – in Cambogia – mi ritrovo a trascorrere le mie giornate immerso tra i templi. È possibile affittare un tuk-tuk che ti porti in giro per la città o, in alternativa, una bicicletta – ma la mia scelta ricade sulle gambe, ossia la soluzione più economica e gratificante!
I templi che meritano una menzione sono diversi e li descriverò brevemente in ordine di visita.
Il Wat Phanan Choeng Worawihan contiene al suo interno un’enorme statua dorata di Buddha, che a me – osservandola – trasmette una sensazione di pace e tranquillità.
Il Wat Yai Chai Mongkhon è senza dubbio il mio preferito e presenta un Buddha sdraiato ricoperto con un grande telo arancione, come quelli tipici dei monaci buddisti. Oltre a questo, vi si trova un grande stupa (2) con attorno molte altre imponenti statue di Buddha.
Il Wat Mahathat è il tempio più noto per via dell’iconica testa di Buddha incastonata all’interno delle radici di un albero. Il capo pare sia stato mozzato da una statua e abbandonato al suolo, venendo poi – con il passare del tempo – inglobato dalle radici dell’albero cresciutegli tutt’attorno. Visibili anche diverse rovine all’aperto.
Il Wat Lokkayasutha è essenzialmente costituito da un altro Buddha disteso; mentre il Wat Chaiwatthanaram è un sito abbastanza esteso con diversi stupa dalle forme geometriche che regalano scorci e prospettive per ottime foto.
Infine, il Wat Phra Si Sanphet è composto anch’esso da un insieme di rovine e stupa molto graziosi, che ho però ammirato soltanto dall’esterno del sito.
Le due note negative di questa peraltro splendida città sono gli elefanti e gli stray dogs. È infatti qui ad Ayutthaya che ho visto per la prima volta durante il mio viaggio gli elefanti cavalcati e usati come i cavalli a Roma, per il sollazzo dei turisti. L’utilizzo di questi animali a tale scopo è una piaga che affligge la Thailandia e mi auguro che, con il tempo, se gli stranieri smetteranno di pagare per farsi portare in giro da un elefante questa pratica abbia termine. I cani randagi, in branchi, sono anch’essi un problema molto serio in quanto sono numerosi quelli che si incontrano, girando a piedi per la città. Il problema è che, spesso, sono aggressivi nei confronti dei passanti e, sovente, anche durante il giorno accade che qualcuno morda o attacchi abitanti locali e turisti. A me, in primis, è capitato di trovarmi in qualche situazione sgradevole riuscendo però a evitare il peggio, rinunciando a percorrere la strada intrapresa.
Sulla linea ferroviaria che collega Bangkok alle città del Nord, mi fermo alla tappa successiva: Lopburi, una cittadina che raggiungo con molto interesse grazie al racconto di Chiara che mi aveva incuriosito. E difatti si rivela una scelta ottima. Lopburi offre poco da vedere: solo qualche tempio, dato che la principale attrazione sono le scimmie. La città è infatti invasa da scimmie che, come membri di piccole gang, infestano le vie, le case e i templi. È davvero divertente fermarsi a osservarle – ma a debita distanza e, soprattutto, senza cibo in mano.
Da qui un treno notturno mi porterà verso la prossima tappa, le città del Nord: Chiang Rai e Chiang Mai.
(1) Il Festival delle lanterne, che illumina la Thailandia, ogni anno, da nord a sud
(2) Monumento buddista, originario del subcontinente indiano
To be continued…
venerdì, 24 maggio 2024
In copertina e nel pezzo: Tutte le foto sono di Francesco Angiolini (vietata la riproduzione del pezzo e delle immagini, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore. Tutti i diritti riservati)