Il proselitismo occidentale ha un nuovo paladino
di Luciano Uggè
In queste settimane che precedono le elezioni del Parlamento Europeo ma anche il G7, abbiamo letto che il Premier Meloni – che potrà essere votata semplicemente come Giorgia (almeno secondo gli spot che imperversano ovunque: della serie ‘mettete una ics sulla sciura Pina’ – ha annunciato la partecipazione di Papa Francesco al G7, in programma dal 13 al 15 giugno a Borgo Egnazia, in Puglia. Ciò significa che sostituiremo la Federazione russa con lo Stato del Vaticano?
Ciò che lascia sbalorditi, però, è altro. È innanzi tutto perché Stati laici e pluri-confessionali a questo punto non invitino tutti i massimi rappresentanti delle varie fedi presenti nei sette Paesi, dallo shintoismo all’Islam sciita e sunnita, passando per le varie chiese protestanti, il buddismo, l’anglicanesimo e così via. La seconda domanda è a che pro la religione cattolica dovrebbe sposare il pensiero economico capitalista, neocolonialista e liberista – così contrario al messaggio cristiano?
Forse la risposta sta in quella pervicace propensione dell’Occidente di portare la propria visione di civiltà e fede, affiancando ai conquistadores i missionari? Oppure si vuole tornare ai tempi in cui si facevano benedire il proprio Stato, il monarca e la guerra da combattere, dal pontefice di turno – emissario diretto di quel dio uno e trino che, però, non accetta di essere uno tra i tanti (basti considerare la Trimurti fino all’intero pantheon induista). O ancora, in questi tempi che ormai da almeno tre decenni hanno confuso il significato delle parole e creato un doppio standard per cui la nostra democrazia solo formale e sempre meno rappresentativa o sociale, la nostra mancanza di rispetto per visioni culturali, politiche e filosofiche diverse, la nostra incapacità di ammettere il benché minimo errore o di accettare la menoma critica, ebbene la nostra attuale visione geo-strategica neocolonialista deve essere benedetta da un Papa per tornare, lancia in resta, a combattere contro il resto del mondo sì da mantenere la nostra egemonia liberista e borghese e il nostro tenore di vita?
Draghi e l’esercito europeo
L’altra notizia che emerge dal rumore di fondo delle veline di regime sarebbe l’ipotesi che Draghi (mai nome fu più appropriato in tempi bui o medievali), se nominato (scrivevamo di una democrazia solo formale), al posto di von der Leyen, caldeggerebbe per l’istituzione di un esercito europeo – forse mal interpretando i moniti dei due contendenti della Casa Bianca, ossia che l’Europa, per la propria difesa, dovrà ricorrere ai propri fondi. Ma se il Presidente statunitense ci ammonisce che saremo costretti a mettere mano al portafoglio per finanziare un esercito, è dubitabile che intenda il nostro. È più probabile, secondo noi, che voglia far comprendere ai membri della Nato che ogni Stato dovrà investire pesantemente nell’Alleanza Atlantica, che resterà comunque strumento e sotto il comando statunitense.
Se, del resto, Biden non ha gradito il Nord Stream e Trump tout-court la concorrenza economica tedesca, ci pare difficile che lo Zio Sam ci permetterebbe di diventare dei comperitor a livello militare o, peggio, di realizzare il sogno (che noi definiremmo incubo) che alcuni attribuiscono a Draghi. Ossia un finanziamento da parte tedesca, grazie a una bolancia commerciale ancora in attivo, dell’industria militare francese (seconda al mondo ma in un Paese con una bilancia commerciale con l’estero pesantemente in negativo). Riarmati e ricreato l’asse franco-tedesco, Draghi auspicherebbe poi, che cosa se non la riconquista dell’Africa, ex colonia francese, e persino del bancomat energetico, costituito dalla Russia?
Sogni di gloria armata manu, che in ogni caso pagheremo tutti noi europei con un completo azzeramento dell’ormai dépassé welfare state. Ma non vi preoccupate. Anche quando le bombe fioccheranno non sarà la guerra – agita direttamente o grazie a mercenari, eserciti professionisti e Stati sacrificabili – a impoverirci e a rendere la nostra Europa invivibile (anche a livello ecologico), bensì… il cambiamento climatico, che imporrà ‘legittimi sacrifici per salvare il pianeta’.
venerdì, 24 maggio 2024
In copertina: Foto di ha11ok da Pixabay