Il Leone d’Oro alla carriera per la Danza 2022 sul palco del Giglio
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Saburo Teshigawara nasce a Tokyo nel 1953. Sono gli anni del Secondo Dopoguerra, gli anni in cui il Giappone deve curarsi le profonde ferite delle due bombe sganciate dagli statunitensi su Hiroshima e Nagasaki (in funzione anti-sovietica) e intere città ardono ancora, come Tokyo, a causa delle bombe incendiarie sempre statunitensi lanciate per tre anni consecutivi, e che uccisero centinaia di migliaia di civili.
In quella devastazione due maestri della danza, come Tatsumi Hijikata e Kazuo Ōno, diedero vita al movimento coreutico più rivoluzionario del secondo Novecento, il Butō. Di quell’arte sopraffina, che vede oggi tra i suoi massimi esponenti mondiali Imre Thormann, Teshigawara pare ereditare una certa lentezza, una estatica sospensione che dilata il tempo e che è presente anche in questo Adagio, ideato nel 2021 e presentato a Triennale Milano l’anno successivo, l’ultimo – ci risulta – lavoro firmato per Karas, la Compagnia da lui co-fondata, con Kei Miyata, nel 1985 a Tokyo.
Saburo Teshigawara arriva alla danza solo dopo gli studi di pittura e scultura, e non è, quindi, un caso che lui stesso così descriva il suo approccio coreografico: “La danza è scultura d’aria, scultura di luoghi, scultura di tempo”. E proprio tornando alla dilatazione dei tempi (ben visibile in Adagio), è questa la caratteristica che ha contraddistinto il suo intero opus pluridecennale, intervallata da momenti di intensa accelerazione (del tutto assenti nell’ultimo lavoro).
La carriera internazionale di Teshigawara prende il volo nel 1994, grazie all’incontro con William Forsythe, che lo invita a creare per il Ballet Frankfurt. Tra i lavori più interessanti degli anni successivi il suo Tristan and Isolde, targato 2016, che condensa l’opera di Richard Wagner nell’essenza stessa dell’amore irrealizzabile e ontologicamente tragico. Sempre in delicato equilibrio tra spazio e danza, lasciano il segno anche le sue installazioni performative, di cui ricordiamo Double District del 2009.
Fatta questa doverosa premessa, e ricordando che l’adagio per sua natura è un tempo sufficientemente calmo per permettere al musicista (e al compositore) le fioriture di fantasia e tecnica, Teshigawara – sebbene affermi in un’intervista che, eseguendolo, il suo “corpo si liquefà e scompare gradualmente” fino a sentire solo il suo cuore “che fluttua nell’aria” – non pare saper più trasfondere che movimenti abbastanza ripetitivi in un vuoto assoluto, sotto coni di luce fissa. Più armoniosa Rihoko Sato, la sua compagna di mille avventure danzate, che ha un corpo ancora in grado di aprirsi allo spazio e riempire la scena. L’intero lavoro è un passarsi il testimone tra due assoli. Spesso con minime variazioni di stile e interpretazione. L’esito finale non lascia che un senso di noia proprio perché all’adagio segue sempre un andante, un allegro, un presto…, all’assolo magari un passo a due. Qui il corpo non si liquefà, bensì resta allo stato di movimenti che hanno un retrogusto di sala prove.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio
piazza del Giglio, 13/15 – Lucca
martedì 30 aprile 2024, ore 20.30
Adagio
coreografiae disegno luci Saburo Teshigawara
in collaborazione con Rihoko Sato
con Saburo Teshigawara e Rihoko Sato
costumi Saburo Teshigawara e Rihoko Sato
musiche Gustav Mahler, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Sergej Rachmaninov, Maurice Ravel, Anton Bruckner
venerdì, 10 maggio 2024
In copertina: Foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro del Giglio (particolare)