Appunti di viaggio
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
Una volta ho letto che la scrittura araba si ispira ai disegni del vento sulla sabbia. Cerco di decifrare quei segni morbidi e affascinanti che osservo nel percorrere le strade di Granada. La città è meravigliosa, ha una parte moderna e una più antica in cui si possono visitare le vecchie case arabe. Resto colpita dal Palazzo Dar al-Horra, dichiarato monumento storico artistico nel 1922. È stato la residenza della sultana Aisha al-Hurra, conosciuta nella tradizione spagnola come Aixa, moglie di Muhammad XI, e conserva esempi di yeseria con iscrizioni risalenti all’epoca dello Stato musulmano.
Resto a scrutare il cortile con una piccola piscina al centro, gli archi di marmo lavorati e il legno delle colonne che delinea il piano superiore. Il cielo è azzurro e insieme al sole c’è una pioggia lenta e fine che sembra vaporizzare tutto. Accolgo questa bellezza, consapevole che non la rivivrò più. Mi soffermo a pensare all’unicità del momento. Mi sento lontana ma non da un luogo, mi sento lontana da ciò che conosco, e in questa nuova terra faccio piccoli passi, parlo sottovoce e scatto foto per portare con me parte di ciò che vedo. La fotografia, in fondo, è un’interpretazione, una traduzione dei luoghi: è il mio occhio, infatti, che sceglie di mostrare una piccola porzione di mondo. Forse dovrei fare una panoramica e poi cerchiare ciò che voglio evidenziare io, ciò che voglio portare all’attenzione degli altri, forse sarebbe più corretto.
Nell’aria c’è odore di spezie, le tazze emanano l’aroma del the, nei bar ci sono lampade colorate. L’architettura medio orientale è molto presente, le case bianche sono immerse nella montagna dove, in cima, troneggia l’Alhambra. Non riesco a visitarla perché non ci sono biglietti da qui a un mese e mezzo, ma vado lo stesso a vedere ciò che, invece, è di libero accesso, come il Palazzo di Carlo V e il bookshop, cosa che cerco costantemente in tutti i luoghi di cultura. Compro un libro di poesia araba con la traduzione in francese: non sono in grado di leggerlo senza l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ma è impossibile lasciarlo lì. Le poesie sono scritte da D’Ibn ‘Arabî (1165-1240), poeta di origine andalusa, considerato il più grande maestro della tradizione sufi. Ad accompagnarle ci sono le illustrazioni del calligrafo iraqueno Hassan Massoudy. Massoudy racconta di essere stato esposto all’arte della calligrafia fin dall’infanzia. Infatti, accanto al magazzino del padre si trovava un grande cimitero con, all’ingresso, un laboratorio di incisione di lapidi dove al nome del defunto si affiancava una frase di accompagnamento. Qui rimane affascinato dalle calligrafie dipinte di nero sul marmo bianco percorrendo le strade labirintiche del cimitero insieme al padre (scrivo qui in maniera più approfondita di questo libro).
Decido di andare a visitare il Maristán, un ospedale risalente al 1300, noto per l’accoglienza di persone affette da malattia mentale. Questa tappa per me è particolarmente importante, insieme alla Basilica di San Giovanni di Dio, perché sto scrivendo riguardo a tale tematica e cerco di ottimizzare il più possibile questo viaggio. Ho avuto la fortuna di poter partecipare alla Conferenza di due giorni IV Colloquio San Juan de Dios y la reforma de la Enfermería. El desarrollo y el cuidado de la salud mental en España y Portugal (1), sulla cura e lo sviluppo della salute mentale in Spagna e Portogallo – che si è tenuta ad Almeria. È buffo se penso a come è stata possibile la mia partecipazione.
Tutte le domeniche a Valencia fanno il ‘rastro’, ovvero un mercatino dell’antiquariato dove si trova un po’ di tutto. Quando cammini tra le bancarelle puoi intuire la cultura spagnola attraverso gli oggetti del passato. C’è, per esempio, il piatto ‘gira tortilla’, pagine di giornale che riportano gli avvenimenti durante il franchismo, riviste satiriche, giocattoli, utensili, libri e oggetti di ogni tipo. È qui che faccio amicizia con E. o, più propriamente, torno settimanalmente a visitarlo chiedendogli se ci sono documenti o lettere relativi alla salute mentale. In una bancarella a pochi metri stringo amicizia anche con S., il quale è molto anziano, non sa utilizzare WhatsApp, mi fa scrivere il mio numero in una piccola scatolina di cartone e, tempo dopo, mi telefona per darmi un libro e mettermi in contatto con una persona, ma questa è un’altra storia. Torniamo a E. Una domenica mi dice di conoscere il direttore di un museo della scrittura popolare in Andalusia e che potrebbe mettermi in contatto con lui, dato che sono interessata alla microsociologia. Passa il tempo e quelle restano soltanto parole. Un giorno, alla mia ennesima visita, mi dà appuntamento la mattina della Vigilia di Natale, informandomi che il direttore del museo, Alejandro Buendía, da Almeria avrebbe raggiunto Valencia. Durante questi mesi siamo rimasti in contatto e ho deciso che sarei andata personalmente a visitare il museo a marzo.
Quando gli scrivo per fissare un appuntamento e raggiungerlo a Terque, paesino di montagna di 300 abitanti in provincia di Almeria, dove si trova il museo, coglie l’occasione per invitarmi alla Conferenza in cui lui stesso interviene e che, casualmente, si sarebbe tenuta il giorno seguente al mio arrivo in città. Ai partecipanti viene data una borsa con un kit di pronto soccorso, un quaderno, una penna e del gel igienizzante. Per tutti è a disposizione un servizio gratuito di catering per pranzo, merenda e cena. Ci sono per lo più infermieri, medici e storici. Prendo appunti un po’ in spagnolo e un po’ in italiano, scopro un artista incredibile di art brut, ma anche la storia degli expósitos, i bambini abbandonati alla nascita. Il Collegio degli Infermieri che ha organizzato la conferenza, offre gratuitamente una visita guidata al vecchio Ospedale almeriense, che accoglieva malati mentali e bambini abbandonati, oggi sede del Museo del Realismo spagnolo (2), e al Monastero della Purísima Concepción.
Sono grata per tutte le cose che sto imparando, per i luoghi e le persone amichevoli. C’è ancora tanto da scoprire: devo andare a Malaga, a Terque, ma soprattutto rifare le valigie perché nei prossimi giorni cambierò nuovamente casa.
(1) IV Colloquio San Giovanni di Dio e la riforma dell’Infermeria. Lo sviluppo e la cura della salute mentale in Spagna e Portogallo
(2) Sul Museo del Realismo spagnolo, si veda l’articolo che uscirà la settimana prossima: https://www.inthenet.eu/2024/04/26/inaugurato-il-museo-del-realismo-spagnolo-contemporaneo
Un hilo conductor entre Valencia, Granada y Almería.
Notas de viaje
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
Una vez leí que la escritura árabe se inspira en los dibujos del viento sobre la arena. Intento descifrar esos signos suaves y fascinantes que observo mientras paseo por las calles de Granada. La ciudad es maravillosa, tiene una parte moderna y otra más antigua donde se pueden visitar las viejas casas árabes. Me impresionó el palacio Dar al-Horra, declarado monumento histórico artístico en 1922. Fue la residencia de la sultana Aisha al-Hurra, conocida en la tradición española como Aixa, esposa de Muhammad XI, y conserva ejemplos de yesería con inscripciones que datan de la época del Estado musulmán. Me quedo oteando el patio con un pequeño estanque en el centro, los arcos de mármol tallado y la madera de las columnas que perfilan el piso superior. El cielo es azul y junto al sol cae una lluvia fina y lenta que parece vaporizarlo todo. Contemplo esta belleza sabiendo que no volveré a vivirla. Me detengo a pensar en la singularidad de ese momento. Me siento lejos, pero no de un lugar, me siento lejos de lo que conozco, y en esta nueva tierra doy pequeños pasos, hablo en susurro y hago fotos para llevarme conmigo parte de lo que veo. La fotografía, al fin y al cabo, es una interpretación, una traducción de los lugares, es mi ojo, de hecho, el que elige mostrar una pequeña porción del mundo. Quizás debería hacer una panorámica y luego rodear con un círculo lo que quiero destacar, lo que quiero llamar la atención de los demás, quizás eso sería más correcto.
Hay olor a especias en el aire, las tazas desprenden aroma a té, hay lámparas de colores en los bares. La arquitectura de Oriente Medio está muy presente, las casas blancas están enclavadas en las montañas donde la Alhambra se alza en lo alto. No puedo visitarla porque no hay entradas hasta dentro de mes y medio, pero voy de todos modos para ver lo que está libre, como el Palacio de Carlos V y la librería, algo que busco constantemente en todos los lugares de cultura. Compro un libro de poesía árabe con traducción al francés, soy incapaz de leerlo sin la ayuda de la inteligencia artificial, pero es imposible dejarlo allí. Los poemas están escritos por D’Ibn ‘Arabî (1165-1240) poeta de origen andalusí, considerado el mayor maestro de la tradición sufí. Los acompañan ilustraciones del calígrafo iraquí Hassan Massoudy. Massoudy cuenta que estuvo expuesto al arte de la caligrafía desde su infancia. De hecho, junto al almacén de su padre había un gran cementerio con un taller de grabado de lápidas a la entrada, donde el nombre del difunto iba acompañado de una frase. Allí quedó fascinado por las caligrafías pintadas en negro sobre mármol blanco mientras recorría con su padre las laberínticas calles del cementerio. (Aquí escribo con más detalle sobre este libro).
Decido ir a visitar el Maristán, un hospital del siglo XIV conocido por su atención a enfermos mentales. Esta parada es importante para mí, junto con la Basílica de San Juan de Dios, porque estoy escribiendo sobre el tema. Intento optimizar al máximo este viaje. Tuve la suerte de poder asistir a la conferencia de dos días IV Coloquio San Juan de Dios y la reforma de la Enfermería. El desarrollo y el cuidado de la salud mental en España y Portugal, que se celebró en Almería. Es curioso cuando pienso en cómo fue posible mi participación.
Todos los domingos en Valencia tienen el ‘rastro’, un mercadillo de antigüedades donde puedes encontrar un poco de todo. Cuando paseas entre los puestos, te haces una idea de la cultura española a través de los objetos del pasado. Hay, por ejemplo, el plato de la ‘gira tortilla’, páginas de periódicos que informan de los acontecimientos durante el franquismo, revistas satíricas, juguetes, utensilios, libros y todo tipo de objetos. Es aquí donde me hago amiga de E., o mejor dicho, vuelvo semanalmente a visitarle preguntando si hay algún documento o carta relacionada con la salud mental. En un puesto a pocos metros también hago amistad con S., es muy mayor, no sabe usar WhatsApp, me hace escribir mi número en una cajita de cartón, tiempo después me llamará por teléfono para regalarme un libro y ponerme en contacto con alguien, pero esa es otra historia. Volviendo a E. Un domingo me dice que conoce al director de un museo de escritura popular en Andalucía y que podría ponerme en contacto con él, ya que me interesa la microsociología. Pasa el tiempo y eso se queda en palabras. Un día, en mi enésima visita, me cita en la mañana de la víspera de Navidad, diciéndome que el director del museo, Alejandro Buendía, vendría de Almería a Valencia. Durante esos meses mantuvimos el contacto y decidí que visitaría personalmente el museo en marzo.
Cuando le escribo para concertar una cita y encontrarle en Terque, un pueblo de montaña de 300 habitantes en la provincia de Almería, donde se encuentra el museo, aprovecha para invitarme a la conferencia en la que él mismo interviene y que, casualmente, se celebraría al día siguiente de mi llegada a la ciudad. A los participantes se les entrega una bolsa con un botiquín, un cuaderno, un bolígrafo y gel desinfectante. Todos disponen de un servicio de catering gratuito para el almuerzo, la merienda y la cena. La mayoría son enfermeros, médicos e historiadores. Tomo notas un poco en español y un poco en italiano, descubro a un increíble artista del art brut, pero también la historia de los expósitos, los bebés abandonados al nacer. El Colegio de Enfermeras, organizador de la conferencia, ofrece una visita guiada gratuita al antiguo Hospital de Almería que acogía a enfermos mentales y niños abandonados, hoy sede del Museo del Realismo Español, y al Monasterio de la Purísima Concepción.
Estoy agradecida por todo lo que estoy aprendiendo, por la amabilidad de la gente. Aún me queda mucho por descubrir, tengo que ir a Málaga, a Terque, pero sobre todo tengo que volver a hacer las maletas porque en los próximos días volveré a mudarme.
venerdì, 19 aprile 2024
In copertina: Veduta dalla casa araba, Granada; nel pezzo: i relatori della Conferenza ad Almeria. Foto di Noemi Neri. Fotografia e articolo sono opera d’ingegno dell’Autrice e non possono essere riprodotti né parzialmente né integralmente senza il consenso della stessa. Tutti i diritti riservati