L’Italia che ha i mezzi per ‘donare’ armi, non li trova per riparare qualche buca
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
E così ci ritrovammo “in una selva oscura, ché la diritta via era smarrita…”. Parafrasando il poeta fiorentino per eccellenza, eccoci non nel teatro della Casa Circondariale di Sollicciano, bensì nel Cantiere Florida ad assistere a un docu-film con un bel bianco e nero che – tra autofinzione, prove e messinscena – rielabora il tema amletico della vendetta ma anche quello dell’amore non corrisposto (e, più in generale, del disagio psichico) attraverso la griglia interpretativa e il vissuto di alcuni reclusi a Sollicciano, diretti come sempre da Elisa Taddei.
Ci ritroviamo qui, e non nel teatro del carcere, perché il tunnel che permette al pubblico (e forse anche alle maestranze, non abbiamo ben capito) di arrivare in platea ha delle buche che rendono il percorso pericoloso. E così uno dei G7, il Paese che mostra i muscoli di fronte alla Repubblica Popolare Cinese e si schiera a fianco degli States contro gli yemeniti per difendere il nostro ‘sacro diritto’ di continuare a rifornire di armi Israele, così che prosegua il genocidio del popolo palestinese, ebbene questo ‘belpaese’ deve trasformare uno spettacolo teatrale in un docu-film in quanto mancano i soldi per riparare delle buche (immaginiamo grandi come le voragini che ormai sono la quotidianità di pedoni, ciclisti e automobilisti su quasi ogni strada toscana).
Ci auguriamo come Elisa Taddei ha dichiarato alla fine della proiezione, che presto il teatro torni a essere pienamente vissuto dai reclusi e restituito al pubblico perché la permeabilità tra i due mondi (quello dietro e quello di fronte alle sbarre), come sottolineato da Laura Croce (tra gli organizzatori di Materia Prima Festival), sempre al termine della proiezione, è indispensabile per quella crescita individuale e sociale utile sia ai reclusi sia ai cittadini. Non a caso, come affermava Voltaire, già nel XVIII° secolo, “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”. Ma l’Italia è il Paese con una meravigliosa Costituzione troppo spesso lettera morta, dove se all’Articolo 27 si legge: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, all’11 si specifica altrettanto degnamente che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Essere o non essere Amleto ha la potenza della domanda che va molto aldilà di quella shakespeariana perché se il Bardo si domandava se avesse senso vivere, questo Amleto si domanda quale senso dare a una vita – in un carcere, in una qualsiasi istituzione totalizzante ma anche qua fuori, nella nostra esistenza quotidiana che perde di significato se non prendiamo posizione, se non lottiamo perché ogni articolo della nostra Costituzione torni lettera viva, sì “da riveder le stelle”.
Il docu-film è stato trasmesso:
nell’ambito di Materia Prima Festival
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111/R – Firenze
martedì 2 aprile 2024, ore 19.00
Essere o non essere Amleto
da Amleto di William Shakespeare
drammaturgia e regia Elisa Taddei
assistente regia Corrado Ravazzini
scena Francesco Givone
fotografia Andrea Narese
costumi Giulia Bigioli
con Rachid Assouaji, Alexander Ion, Amet Kole, Ramzi Baraoumi, Elouise Charaf, Tarek Ben Masoud, Aziz Elousfour, Marco Franci, Sussanah Iheme, Carmine Mauriello, Daria Menichetti, Remzi Mustafá, Armando Sarapi, Mustafa Remzi, Ebrima Saidy ed Ersan Sait
venerdì, 12 aprile 2024
In copertina: Una scena del docu-film gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Teatro Cantiere Florida