Pochi giorni per sapere se il migliore tra noi avrà un futuro
di Simona Maria Frigerio
Ripubblichiamo a pochi giorni dalla data dell’Appello il pezzo che scrivemmo quando ancora non si sapeva nemmeno se Assange avrebbe avuto la possibilità di presentarlo. Il 22 maggio sarà una data storica non solo per il fondatore di WikiLeaks ma per tutti i giornalisti e la libertà di stampa nel mondo occidentale.
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L’Alta Corte britannica lo scorso 26 marzo ha deciso (come da documento allegato, 1) che Julian Assange avrà diritto a presentare appello contro l’ordine di estradizione (del giugno 2022) negli Stati Uniti se gli stessi non produrranno, entro tre settimane, alcune assicurazioni, tra le quali che il giornalista australiano avrà un processo equo e che non potrà essere condannato a morte.
Assange, detenuto nella prigione londinese di Belmarsh dal 2019, negli Stati Uniti verrebbe processato con 18 imputazioni che fanno riferimento all’Espionage Act – avendo pubblicato registrazioni militari statunitensi confidenziali e messaggi diplomatici. Ci verrebbe da chiederci come mai i colleghi del New York Times non siano tutti in galera dopo aver pubblicato, nel 2023, i dossier del Pentagono che riguardano l’Ucraina come la Cina e Israele, poi ripresi anche dai media italiani (2). Come mai tutto questo accanimento? Perché Assange avrebbe in qualche modo ‘aiutato’ la sua fonte (come affermano gli statunitensi) o perché gli scoop di oggi più che rivelazioni di informazioni scomode sono semplici veline che il potere fa pubblicare ai media allineati, quando ritiene opportuno mandare messaggi trasversali? Noi italiani, avvezzi a servizi segreti ‘deviati’ e indagini della magistratura ‘filtrate’ dai mezzi di informazione (che hanno il colpevole ancora prima che sia stato arrestato o, nei casi seri, aiutano gli stessi magistrati a smuovere le acque negli ambienti del potere che vorrebbero mettere a tacere inchiesta scomode) dovremmo avere la risposta.
In ogni caso mancano pochissimi giorni allo scadere delle tre settimane e, se gli States non daranno assicurazioni sui summenzionati punti ai cuginetti britannici, il 22 maggio prossimo dovrebbe essere portato in aula un nuovo appello in favore di Julian Assange.
Aldilà che i giudici inglesi si siano rifiutati di ammettere l’ovvio, ovvero che questo è un processo politico – anzi un processo contro la libertà di stampa e contro ognuno tra noi, che pretende ancora di fare informazione e smascherare il marcio nascosto sotto la maschera di politici sempre più lontani dalla società reale, che dovrebbero rappresentare – si sono almeno resi conto che Assange, non essendo un cittadino statunitense, potrebbe non potersi appellare al Primo Emendamento (che garantisce la libertà di parola negli States) e potrebbe, di conseguenza (oltre agli altri capi di imputazione), essere condannato per un reato capitale.
Attendiamo notizie dagli Stati Uniti: coloro che guidano la coalizione di Paesi più democratici, garantisti e liberali al mondo. O no?
(1) https://www.judiciary.uk/wp-content/uploads/2024/03/Assange-Press-Summary.pdf
(2) https://www.rainews.it/articoli/2023/04/fuga-di-carte-segrete-nyt-usa-spiano-gli-alleati-anche-i-leader-di-kiev-e-seul-il-giallo-dei-documenti-top-secret-finiti-sui-social-74a6583c-7c75-476f-a735-4458f084bc0d.html
venerdì, 12 aprile 2024
In copertina: Immagine tratta da