Rachel Lee Hovnanian protagonista a Pietrasanta
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
La statunitense Rachel Lee Hovnanian, attraverso una serie di strumenti espressivi ormai ben consolidati nella storia dell’arte – neon, proiezioni, tessuti, scritte, bronzi e bronzi dipinti in bianco, tele mixed media, eccetera – si concentra sul tema della solitudine o, meglio, di come esorcizzarla cercando di convincere la propria audience che gli angeli – figure proprie del nostro immaginario e, insieme, allegoriche – ci ascoltino.
Sull’altare maggiore di Sant’Agostino, con lieve sottofondo di canti apparentemente gregoriani, è interessante la proiezione di scritte che – aldilà del significato – rimandano in maniera quasi sicuramente involontaria all’arte della calligrafia, apprezzata nei Paesi islamici come nella cultura cinese o vietnamita, o ancora al piacere de le Note del guanciale di Sei Shōnagon.
Sul retro, l’abside accoglie Silver Confessional sovrastato dal neon Listening con, sovrapposta, una X, che si riallaccia direttamente a quello scotch che tapperebbe le bocche degli angeli in quanto l’ascolto (compreso in un confessionale) è possibile solo quando si taccia. Ma anche quando si entri in empatia con l’altro da sé, quando si com-partecipi (il che, per un prete cattolico, può risultare difficile se si pensa a un voto di castità che impedisce di fatto qualsiasi com-partecipazione con tutta una serie di esperienze della vita laica, dalla convivenza alla genitorialità fino al piacere).
Purtroppo i sette busti di angeli (della serie Angels Listening), in bronzo, opulenti e tracotanti, disposti nell’unica navata della chiesa trecentesca, di fronte alla proiezione, non paiono figure rassicuranti o protettive, ma semplici putti barocchi pingui e silenti a causa dello scotch sulle labbra.
Della serie dedicata al Poor Teddy – l’orsacchiotto per eccellenza, il tipico Teddy Bear del mondo anglosassone – ne campeggia uno imponente, in bronzo patinato, al centro della piazza, trafitto da una lama. Impossibile non pensare a tutti i bambini del Donbass (uccisi da Kyiv fin dal 2014) e della Palestina (ormai Israele ne ha trucidati oltre 10mila: un genocidio impunito che continua grazie al nostro silenzio/assenso), ma anche ai minori di ogni altro Paese in guerra, a cui è stata rubata l’infanzia come fece Hitler quando ‘rubò il coniglio rosa’ a Judith Kerr.
Nella sale del Chiostro altre opere, in cui spiccano le tele con scritte e pezzetti di materiale incollato che mixano il tema della solitudine con un sottofondo azzurro striato di sfumature più chiare che sembrano ispirarsi a cieli tersi e all’infinito (Hovnanian, già in passato, ha utilizzato tale tecnica anche con altri messaggi e colori, quali il rosa, in Happy Hour). Giochi di fantasia che uniscono la leggerezza dell’infanzia alla dimensione onirica, sempre nel Chiostro e, in particolare nellaSala del Capitolo, dove è stata posizionata l’installazione House of Poor Teddy, che ricorda le case di bambola degli anni in cui si giocava ancora con strumenti veri, fossero peluche da sprimacciare o Meccano per costruire trattori. Anche in questo caso, la proiezione luminosa convince eticamente e poeticamente, dando alla materialità dell’oggetto il plus-valore del ricordo.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 2 giugno.
La mostra continua:
Complesso di Sant’Agostino
piazza del Duomo e nelle vie del centro storico
Pietrasanta (LU)
fino a domenica 2 giugno 2024.
orari: da martedì a venerdì, dalle ore 16.00 alle 19.00; domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Rachel Lee Hovnanian presenta:
You are not alone. Angels Listening
a cura di Annalisa Bugliani e Alessandro Romanini
promossa dal Comune di Pietrasanta
in collaborazione con The Project Space, Pietrasanta
venerdì, 5 aprile 2024
In copertina: L’invito all’inaugurazione di sabato 30 marzo 2024