La futilità delle sanzioni nell’epoca della globalizzazione
di Simona Maria Frigerio
C’era una volta… un poggiapiedi. Del tipo semplice sgabello di plastica, richiudibile, con portata massima 150 kg, bianco e rosso, squadrato, adatto per appoggiarci i piedi in ufficio, sotto la scrivania, o per sedersi in giardino quando si piantino i fiori in primavera.
Venduto da una catena di bricolage, il poggiapiedi è stato prodotto per la sede ucraina a Kyiv e, a proposito, vedendolo, ci siamo chiesti cosa se ne faccia un Paese in guerra, che dovrebbe convertire conformemente la propria economia, di tale oggetto rivenduto o distribuito, poi, alle filiali italiane.
Sempre leggendo l’etichetta, in parte in cirillico e in parte in caratteri latini, abbiamo scoperto che il poggiapiedi, a monte, è stato prodotto nella Repubblica Popolare Cinese che, come molti sanno, è il primo produttore di prodotti di plastica al mondo (mentre i maggiori produttori di rifiuti dello stesso materiale restano gli States).
Sempre come tutti sanno, le materie plastiche derivano da alcuni materiali organici naturali, tra i quali il petrolio greggio. E altrettanto notorio è che la Cina deve comperare il petrolio per produrre oggetti di plastica e a fornirglielo, a un prezzo conveniente (così come il GNL), ci pensa la Russia – Paese ricco di materie prime e di risorse energetiche.
E così il nostro poggiapiedi è, in fondo in fondo, un prodotto russo, che ‘curiosamente’ passa per Kyiv e arriva sui nostri scaffali in barba alle sanzioni miopi di chi crede che, dopo aver imposto la globalizzazione dei mercati, possa chiudere con altrettanta facilità i rubinetti delle merci.
Alla fine l’unico rubinetto che resterà chiuso sarà il Nord Stream, quello che permetteva agli europei di essere ancora competitivi sui mercati – ma a scapito degli States. Ora, a noi resta il poggiapiedi (che se non lo producesse la Cina, probabilmente sarebbe così caro che non potremmo acquistarlo) e alla Russia… resta il mondo.
venerdì, 8 marzo 2024
In copertina: Madame Whistler nella foto di Jackie Ramirez da Pixabay