L’importante è occultare la verità anche quando emerge
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Spulciando tra quotidiani e siti di informazione ci sono saltate all’occhio una serie di notizie non solamente in palese contraddizione fra di loro ma che – a causa dell’arroganza di un potere che può permettersi di mentire e contraddirsi contando sulla smemoratezza o sull’ignavia delle popolazioni – rivelano la fallacia delle narrazioni precedenti e l’inaffidabilità di un Occidente sempre più in crisi.
Partiamo, in questa veloce rassegna stampa con sottotraccia critica, dalle dichiarazioni del Segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, in un’intervista all’Associated Press: “Gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina. Lo abbiamo fatto dal 2014 e siamo aumentati dall’inizio dell’operazione su larga scala. Ma non abbiamo in programma di inviare forze militari della Nato in Ucraina”.
In questa frase Stoltenberg, consapevolmente o meno, dà ragione al Presidente Putin e conferma indirettamente quanto affermato da Merkel e Hollande: la guerra in Donbass è iniziata nel 2014, quando l’Occidente avallando il colpo di Stato di Maidan ha deciso di utilizzare gli Accordi di Minsk solamente per guadagnare il tempo sufficiente ad armare l’Ucraina contro il suo stesso popolo (la componente russofona) e la Russia. E però, riguardo all’affermazione finale, è smentito dal Presidente francese Emmanuel Macron che, arma in resta e non amando particolarmente il suo stesso popolo – come dimostrato quando voleva ‘emmerder’ i non vaccinati o ordinava le cariche dei gendarmi contro i lavoratori in sciopero o le banlieue in sommossa – afferma che l’invio di truppe di Paesi Nato in Ucraina “non è escludibile”. Forse, dopo le centinaia di migliaia di morti e feriti ucraini, saranno francesi, italiani e tedeschi a sacrificare i propri figli sull’altare di un regime change in Russia – a cui credono solo a Bruxelles e nei palazzi presidenziali europei.
Cambiando registro e venendo all’economia, in un’Europa che si sta impoverendo e deindustrializzando grazie alla manovra funambolica (o terroristica?) statunitense: rescissione del legame russo/tedesco, taglio dell’energia a basso costo grazie anche alla distruzione di uno dei due gasdotti Nord Stream, raffreddamento dei rapporti con la Cina, sanzioni boomerang, perdita di credibilità nel Sud del mondo a causa del doppio standard (ma già prima con il Covax), genocidio palestinese e blocco parziale della rotta del Mar Rosso, rischio di perdita degli investimenti stranieri a causa del congelamento degli asset russi all’estero, e così via; ebbene, in questo quadro palesemente disastroso per la UE, che continua a servire il suo aguzzino credendolo proprio alleato (e mostrando segnali inequivocabili di masochismo o sindrome di Stoccolma), la Presidente della BCE, Christine Lagarde, ignara forse di quanto accade nell’universo/mondo, ha sostenuto – di fronte al Parlamento europeo – che l’attuale inflazione dipende dall’eccessivo aumento dei salari. Senza scomodare una qualsiasi pubblicazione statistica degli ultimi trent’anni, basti pensare che negli anni 70 con lo stipendio mensile di un normale impiegato del settore pubblico si copriva l’intero ammontare annuo di un mutuo ventennale di un quadrilocale a Milano. Oggi è difficile pensare di coprire la rata mensile di un mutuo di un bilocale in una grande città italiana con lo stipendio mensile di un operaio o un impiegato.
Nel frattempo, come i monaci buddhisti tibetani o come l’eroe dell’Occidente capitalista durante la Guerra Fredda, Ian Palach, Aaron Bushnell, giovane militare statunitense si è autoimmolato, di fronte all’ambasciata di Israele, per fermare il genocidio nella Striscia di Gaza a opera del Governo di Israele, con il sostegno attivo statunitense e l’assoluta mancanza di potere effettivo delle Nazioni Unite e della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia (le cui misure provvisorie sono state bellamente irrise, così come il suo giudizio che ha smentito inequivocabilmente che la Russia sia uno Stato terrorista e/o che finanzi il terrorismo, con buona pace delle risoluzioni in senso opposto della UE).
Tutto ciò accade mentre si rivela che gli stupri di massa commessi da Hamas il 7 ottobre 2023 (denunciati, tra gli altri, da New York Times, Bbc, The Guardian, Cnn, Associated Press, Reuters e i vari pennivendoli italiani, pardon: i giornalisti blasonati che ci salvaguardano dalle fake news) erano un falso. Come scrive il sempre lucido Daniele Luttazzi: “I co-autori di quei pezzi, lodati all’epoca dal caporedattore del Times, Joe Kahn, erano Jeffrey Gettleman, Anat Schwartz e Adam Sella. Sabato scorso l’account Telegram @zei_squirrel ha aperto un vaso di Pandora: ha mostrato al mondo i like di Anat Schwartz a diversi post di propaganda sionista su X, fra cui uno che definiva i palestinesi ‘animali’ che meritano un ‘Olocausto’; uno sui ‘40 bambini decapitati’ (un altro falso); uno che invocava la trasformazione di Gaza in un ‘mattatoio’; e un altro che esortava i propagandisti di Israele a diffondere il paragone ‘Hamas è l’Isis’ per spaventare l’opinione pubblica occidentale (t.ly/ntbMI)”. Verificare prima no?, cari colleghi? Eppure il giornalista dovrebbe distinguersi proprio perché non copia veline bensì riceve o, meglio, cerca notizie di cui verifica sul posto o con fonti diverse la veridicità. Come sulla morte di Navalny, attendiamo che capi di Stato e direttori dei media si cospargano il capo di cenere o almeno rettifichino dando la medesima rilevanza alla smentita di quanta ne diedero alla notizia falsa. E consigliamo anche alle femministe statunitensi che avevano manifestato con i pantaloni imbrattati di rosso di portarli in tintoria o, meglio, di imbrattare di rosso il volto dei loro figli in memoria dei 10mila bambini palestinesi trucidati da Israele.
E chiudiamo questo giro di falsità politiche ammantate di propaganda massmediatica con una lunga inchiesta apparsa sul NYT e ripresa da vari media in lingua inglese (1). In pratica, dopo due anni in cui l’Occidente ripete la tiritera dell’Ucraina felix invasa dalla Russia senza alcun motivo e senza alcuna colpa (si utilizzava il termine unprovoked), a parte le mire espansionistiche di un dittatore inviso al suo stesso popolo, ovviamente il Presidente Putin, il New York Times rivela (in realtà scopre l’acqua calda!) che quanto accaduto il 24 febbraio 2022 era stato “istigato da una campagna sistematica ed estesa dell’intelligence militare” statunitense e, in particolare, dalle operazioni della “Cia in Ucraina, in cui l’Agenzia ha sponsorizzato e organizzato i servizi segreti militari ucraini, HUR, usandoli come un’arma per spiare, assassinare e provocare la Russia per oltre un decennio”. Tutto questo a riprova di quanto il Presidente Putin ha sempre affermato, ossia che la Russia non è intervenuta in Donbass per iniziare bensì per finire una guerra. Rimandandovi all’intera analisi molto ben condotta (1), citiamo solo due brevi passaggi di grande interesse perché finalmente una testata statunitense afferma fatti già denunciati, ad esempio, da PeaceLink. “Il colpo di Stato di Maidan (definito esattamente così e non più come rivolta popolare, n.d.t.) del febbraio 2014, quando la destra e le forze neo-naziste (quegli eroici combattenti decantati anche da un apologetico Gramellini, n.d.g.), spalleggiati dagli US e dalla UE, hanno destituito con la forza il presidente eletto, filorusso, instaurando un regime pro-imperialista capeggiato dal miliardario, Petro Poroshenko”.
Il secondo passaggio altrettanto interessante dimostra che “per oltre una decade, ossia fin dal 2014, la Cia ha organizzato, addestrato e armato i servizi segreti e le forze paramilitari ucraine impegnate in assassini e altre provocazioni contro le forze filo-russe dell’Ucraina orientale, contro le forze russe in Crimea e, attraversando la frontiera, anche all’interno della Russia”. Tutto già risaputo ma, forse, adesso che lo scrive il NYT ci sarà qualcuno in più a dubitare della narrazione dell’Occidente delle regole.
(1) https://www.wsws.org/en/articles/2024/02/26/nrdz-f26.html
venerdì, 8 marzo 2024
In copertina: Foto di Gordon Johnson da Pixabay