L’Unione Europea, in trincea, con il terrore di im-plodere
di La Redazione di InTheNet
Continuiamo a spulciare la Risoluzione del Parlamento europeo dell’8 febbraio (iniziata su https://www.inthenet.eu/2024/03/01/la-russofobia-come-unica-ragione-per-esistere-prima-parte/), partendo dal fatto che le accuse contro l’onorevole Tatjana Ždanoka si basano su “quanto è descritto come scambi di posta elettronica trapelati tra la deputata in questione e due funzionari della quinta sezione del Servizio federale di sicurezza russo a partire dal 3 ottobre 2005 in poi”. Descritto? Noi che siamo attenti ai termini ci chiediamo: ma i parlamentari hanno visto i documenti in originale? Hanno richiesto una indagine per verificare l’autenticità di tali scambi e del contenuto dei messaggi? Ma soprattutto, il tono non vi ricorda anni bui di cacce alle streghe quando un Elia Kazan doveva vendere i suoi amici attori simpatizzanti comunisti (o presunti tale) per continuare a lavorare a Hollywood? La UE pensa che avrà altrettanto successo azzerando ogni forma di pensiero critico al capitalismo della finanza transnazionale e al liberismo sfrenato e guerrafondaio dei suoi epigoni?
La deputata è altresì “ben nota” (sì, avete letto bene: non vi vengono in mente i tempi bui in cui una donna era additata dalla questura con il medesimo epiteto perché prostituta?) “per la sua posizione a favore della Russia” (ecco finalmente il vero capo d’accusa) e il “suo rifiuto di condannare l’invasione russa dell’Ucraina” (e così ricadiamo nella problematica della libertà di opinione, ancora più importante nel caso dei politici che devono rispondere delle proprie idee agli elettori e, a margine, ai partiti di cui fanno parte – ma non certamente al Parlamento europeo o italiano che sia).
In più la deputata infastidisce il nostro democratico ordinamento per “la sua condotta politica altamente problematica, tra cui la sua partecipazione a una visita di osservazione del referendum nella Crimea occupata dalla Russia nel 2014, una visita al dittatore siriano Bashar al-Assad nel 2016 e la sua partecipazione a Mosca a trasmissioni televisive di propaganda a favore del Cremlino”. Ovviamente la sequela di accuse continua (nel caso, dovrà essere comprovata di fronte alla magistratura e seguiranno vari gradi di giudizio se ricadrà nel penale) ma noi ci soffermiamo come sempre sui termini, ovvero a ‘condotta problematica’ – quasi ci si riferisse a una scolaretta che la Preside non riesce a rimettere in riga. Il secondo dubbio deriva dal fatto che il medesimo termine è collegato ad azioni politiche e non criminali, ossia il fare da osservatore a un referendum (che, purtroppo per la UE, fu plebiscitariamente a favore della riunificazione con la Russia), l’incontro con un Presidente regolarmente eletto in uno Stato sovrano, e la partecipazione a trasmissioni televisive (pare ridicolo a una italiana, abituata all’oligopolio mediatico, che qualcuno si scandalizzi per un po’ di propaganda…).
La macchina del potere si è messa in moto
A questo punto cosa succederà all’onorevole? Senza alcuna indagine della magistratura ma solo in base a “tali rivelazioni”, che dopo quelle di Snowden o Assange o Hale, eccetera, paiono questioni di lana caprina (e verrebbe voglia di ricordare al Parlamento Europeo che le elezioni si avvicinano e sarebbe meglio si occupasse di affari più seri, come la deindustrializzazione della Germania e la carneficina in Donbass o in Palestina – anzi, viste le scelte politiche europee, forse è meglio di no), la Presidente del Parlamento europeo (ossia Roberta Metsola, della quale – relativamente al Qatargate – sono stati sequestrati recentemente alcuni messaggi scambiati con Eva Kaili, come riferiscono Il Fatto Quotidiano e Domani) “ha immediatamente annunciato l’avvio di un’indagine interna, compreso il deferimento al comitato consultivo sulla condotta dei deputati”. L’indagine, apprendiamo, è attualmente in corso (e forse sarebbe stato meglio attendere la sua conclusione prima di prodigarsi per una Risoluzione sul caso).
Ma come? Tante parole e tanto spreco di tempo e siamo ancora in fase di indagine interna? Ma allora, ci domandiamo, questa Risoluzione a cosa mira realmente?
Lo spauracchio dell’estrema destra inquieta i potentati europei
Russofobia? Maccartismo? Autoreferenzialità? In questa Risoluzione c’è tutto questo ma solo proseguendo nella lettura si scopre un filone a dir poco sorprendente, ossia un legame tra estrema destra e fascismo europei e Russia. Perché è di questo che, nel prosieguo, si accusa il Cremlino, ossia essersi alleato con partiti, politici e movimenti di matrice fascio-nazista (accomunati agli indipendentisti) per destabilizzare una Unione Europea che sta perdendo su tutti i fronti (di guerra, economico, ma anche in fatto di autorevolezza e credibilità rispetto al Sud del mondo) e cerca il modo di disinnescare le spinte centrifughe che la porteranno, forse, a disintegrarsi.
Ecco, quindi, che si fa riferimento al partito al potere in Russia, Edinaja Rossija (Russia Unita), che nel 2016 avrebbe firmato un accordo di cooperazione con il partito austriaco di estrema destra FPÖ (Partito della libertà). Si accenna in più punti ai legami con Marine Le Pen, e più oltre si disquisisce di “autorevoli media tedeschi” (non meglio precisati e ascoltati in questi casi ma non quando indagano sul Nord Stream o intervistano gli abitanti di Mariupol), che avrebbero “svelato che un dipendente di un membro del Bundestag tedesco appartenente al partito Alternative für Deutschland (AfD, Alternativa per la Germania) è stato identificato come persona di contatto del Servizio federale di sicurezza russo” (un dipendente?).
Ma come avrà fatto questo Parlamento a diventare così lungimirante in fatto di etica e correttezza? Scopriamo poco oltre che è stato grazie al Qatargate, che avrebbe insegnato ai nostri politici che morigeratezza e trasparenza sono diktat, anche perché (e questo rimando ci conforta nelle nostre ipotesi o, se preferite, elucubrazioni da viaggio), il “2024 è un anno elettorale cruciale e… (qui torna la vocazione al complottismo) le elezioni europee… saranno probabilmente un bersaglio speciale per le campagne di disinformazione a livello locale, regionale e dell’UE”.
Putin onnisciente e onnipotente
I vari articoli che seguono ovviamente sarebbero da leggere in toto dato che danno un’immagine del Presidente Putin a metà strada tra dio e satana, in grado di controllare media, politici e popoli dalla sua stanza dei bottoni al Cremlino che, ricordiamoci, è stata minacciata da due droni ucraini qualche mese fa e l’unica conclusione che se ne può trarre è che, per fortuna, Putin non è Bush jr altrimenti saremmo, tutti noi europei, carne da cannone tra macerie fumanti.
Tra le accuse spicca quella contro la lettura considerata antistorica, da parte russa, del Patto Molotov-Ribbentrop, che servirebbe ai russi, oggi, per giustificare la guerra in Donbass. Non abbiamo capito come. Quel Patto servì a Stalin per prendere tempo. Gli Accordi di Minsk sono serviti, al contrario, a noi europei per armare l’Ucraina in funzione antirussa. Quindi, quale sarebbe la logica di tale accusa?
Ovviamente avendo nuovamente un nemico come ai tempi della Guerra Fredda, il Parlamento Europeo è preoccupato per le notizie (ci risiamo col sentito dire) secondo cui “la deputata Tatjana Ždanoka avrebbe agito come informatrice per la quinta sezione del Servizio federale di sicurezza russo”. E invita addirittura (ma il potere giudiziario non dovrebbe essere indipendente da quello legislativo e quest’ultimo non dovrebbe astenersi dal cercare di indirizzare le indagini?) le “autorità competenti a verificare se la deputata in questione sia perseguibile ai sensi del diritto penale nazionale e rimane pronto a fornire pieno sostegno e cooperazione a tal riguardo”. Nei punti conclusivi – che sono un noiosissimo ribadire concetti già espressi – si riafferma con il comportamento riprovevole della deputata, si sostengono le indagini ma, quasi per buona forma, anche la necessità di rispettare il giusto processo (il che non andrebbe nemmeno sottolineato in uno Stato democratico) e, stranamente, ecco comparire un principio negato fino a questo momento, ossia “che le scelte politiche non possono essere criminalizzate e che i deputati al Parlamento europeo non devono subire ulteriori (quindi, alcune sì?) restrizioni all’espressione delle loro opinioni nell’esercizio del loro legittimo mandato” (condividiamo, ma ci pareva che l’intera Risoluzione mirasse ad altro).
Al punto 8 torna il complottismo e si paventa che vi siano deputati al Parlamento europeo “che (addirittura!) ‘servono consapevolmente’ gli interessi della Russia” (non vi vengono in mente quei polpettoni di spionaggio statunitensi degli anni Sessanta?). Al punto 9 ecco nuovamente la denuncia dei legami e dei finanziamenti della Russia a partiti e politici di estrema destra, alla Catalogna (secessionista) e persino l’accusa contro la Lega per Salvini Premier.
Dato che tra la UE ed Elon Musk non corre buon sangue (ricordiamo la legge liberticida europea denominata Digital Services Act), ecco che il Parlamento accusa X di aver cessato di seguire il ‘codice volontario’ di buone pratiche sulla disinformazione. Ovviamente, dopo l’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin, sostenuta mediaticamente da X, immaginiamo che presto la UE ci impedirà di accedervi come già fa con Sputnik News o Russia Today. Ovviamente solo per proteggerci, noi poveri cittadini ignoranti, infantili e che pretendiamo di avere informazioni da più fonti per formarci un’opinione indipendente.
A questo punto il Parlamento torna sulle ingerenze elettorali e ritenendo che le autorità nazionali non siano in grado di affrontare tali minacce, non solo plaude a sforzi congiunti (il che è condivisibile), ma “raccomanda una più stretta cooperazione con la NATO in tale ambito”. Qui ci è partito l’embolo (scusate la metafora ardita): una organizzazione militare capitanata dagli States dovrebbe garantire la trasparenza delle elezioni europee? Ma allora il caso Snowden non ci ha davvero insegnato niente, a noi europei, su chi ci spia e perché (si vedano le dichiarazioni ufficiali francesi, 1). E soprattutto, da quando militari ed elezioni si sposano senza provocare un eccesso di orticaria nei cittadini democratici?
Seguono lodevoli propositi sulla “tolleranza zero in materia di corruzione e ingerenze politiche improntate alla corruzione” – quando siamo ancora in attesa di esaminare i messaggi della Presidente della Commissione Europea e vorremmo capire perché si sono acquistate 4miliardi e mezzo di dosi di vaccino per una popolazione pari a 450milioni (se ne bastava una dose o al massimo due…). E, ciliegina sulla torta, si afferma di voler rafforzare la resilienza democratica europea “anche attraverso misure volte a rafforzare le capacità di controspionaggio dell’UE”. Ora proviamo a traslare questo ragionamento. La democrazia statunitense, secondo voi, si regge sulle operazioni di controspionaggio della Cia? Quindi, il valore aggiunto di vivere in uno Stato che si vanta di essere faro delle regole e delle libertà sarebbero le extraordinary rendition che hanno permesso agli States di rapire e far torturare da governi complici presunte spie o presunti terroristi?
In conclusione di questa prolissa e ridondante Risoluzione, ecco tornare l’ossessione per le elezioni europee del 6-9 giugno 2024, e stranamente (visto quanto accade a Julian Assange o alla poca solerzia a seguire le tracce dei terroristi dietro all’attentato al Nord Stream 2) si sottolinea il “ruolo chiave del giornalismo investigativo”… pardon, non avevamo letto la conclusione, ossia che lo stesso deve servire a “rivelare i tentativi di ingerenza straniera e attività occulte”. In questo caso può e deve essere finanziato dagli Stati membri (abbiamo capito di cosa si occuperanno giornali e trasmissioni di inchiesta nei prossimi mesi).
Quali conclusioni possiamo trarre da questa Risoluzione? La russofobia sta raggiungendo i livelli degli anni 50 e, questa volta, non si tratta di uno scontro tra capitalismo e comunismo, bensì tra una idea unipolare e una multipolare del mondo. Ovvero un mondo dove nuovi attori calcheranno la scena oppure uno dove gli Stati Uniti e i suoi satelliti (che ufficialmente si fanno chiamare alleati) continueranno a dominare, direttamente o indirettamente, attraverso politiche neocolonialiste, pratiche guerrafondaie e l’egemonia mediatico-tecnologica. Per garantirsi ciò la UE è in prima linea mentre la cortina di ferro si alza sempre più minacciosamente in un’Europa sull’orlo dell’implosione: come accaduto in Urss, quando le masse e il vertice smettono di comunicare, o il vertice si trasforma in dittatura aperta (e ci siamo tristemente vicini) o è il popolo a scegliere nuove strade. Se ciò che teme il Parlamento Europeo è che alle prossime elezioni vinca la destra estrema e antieuropeista, forse farebbe meglio a occuparsi della qualità di vita dei cittadini e di un welfare sacrificato sull’altare degli interessi geostrategici US.
(1) https://www.inthenet.eu/2023/06/23/julian-assange-in-pericolo-messaggio-agghiacciante-per-la-liberta-di-stampa/
Per chi volesse approfondire, il testo completo della Risoluzione: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2024-02-08_IT.html#sdocta10
venerdì, 8 marzo 2024
In copertina: Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay