Politiche maccartiste e pensiero unico
di La Redazione di InTheNet
Grazie ad Andrea Zhok siamo venuti a conoscenza di una Risoluzione del Parlamento europeo dell’8 febbraio scorso sulla presunta ingerenza russa nei processi democratici della UE (sulla scia dell’isterismo statunitense per le elezioni presidenziali degli ultimi anni). Secondo noi, pensare che una potenza straniera possa manipolare la coscienza di milioni di cittadini è insieme segno di debolezza e sintomo di isteria, ma anche mancanza di rispetto per l’intelligenza dei cittadini (trasformati in bambini da redarguire ed educare già in epoca di Covid-19). Come scrive lo stesso Zhok, questa Risoluzione ha però una vena maccartista (o da caccia alle streghe), che se fa da una parte rabbrividire la nostra coscienza democratica, dall’altra, ci permette di comprendere quanto il potere si senta debole – il che non significa che sia meno pericoloso ma che un intero sistema sta scricchiolando e, per non collassare, farà di tutto, da nuove guerre all’azzeramento delle nostre libertà, da isterismi indotti a una propaganda d’odio che abbiamo già visto scaldarsi i muscoli con no-vax e no-GP, e adesso dispiega tutta la propria potenza massmediatica contro Russia, Cina (uno tra i Paesi meno coinvolti in conflitti bellici negli ultimi 50 anni ma che è costantemente additato come aggressivo) e Palestina (identificata opportunisticamente come Hamas).
Partiamo dalle premesse a questa Risoluzione, ossia da risoluzioni precedenti, tra le quali si nota quella del 13 luglio 2023, che mirava a una maggiore trasparenza, integrità, responsabilità e la lotta alla corruzione del Parlamento stesso (encomiabile dopo quanto successo con i whatsapp cancellati tra Bourla e von der Leyen); quella del 1º giugno 2023 “sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione” (grave cruccio di una UE tesa all’azzeramento del pensiero critico e della libertà di opinione fin dai tempi della pandemia); quella del 23 novembre 2022 “sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo” (ricordiamo la sentenza della Corte di Giustizia Internazionale in senso opposto, 1); e due che si rifanno all’importanza della memoria europea e alla coscienza storica europea (da sottoscrivere vista la labilità di certi politici, ma anche registi, ad esempio su chi liberò Auschwitz o sul fatto che la nascita di Israele avvenne mentre i palestinesi subivano la Nakba).
Dopo tali premesse e, visto il principio giuridico della presunzione di innocenza (bontà loro) e la Risoluzione del 16 settembre 2021 “tesa a creare un organismo europeo indipendente responsabile delle questioni di etica” (il che ci preoccupa visto che i parlamentari dovrebbero essere liberi di esprimere qualsiasi opinione e che potere ed etica quando si sposano spesso generano stati teocratici o anti-democratici in nome di un bene superiore), la UE passa alle considerazioni spurie.
Torna, innanzitutto, sullo spauracchio delle ingerenze straniere, la manipolazione delle informazioni e la disinformazione che “costituiscono una grave violazione dei valori e principi universali su cui si fonda l’Unione, quali la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto” (e già qui ci sfugge la consequenzialità: se un parlamentare esprime la propria opinione, esatta o fallace che sia, non sta esercitando una libertà fondamentale ricompresa tra i diritti umani?). Ma non solo: il Parlamento Europeo afferma che vi sono prove di ingerenza e manipolazioni da parte della Russia in molte democrazie (UK e US in Ucraina o la Francia in Africa, invece, sono osservatori esterni?), e che tali ingerenze avvengono anche attraverso la rete (altro spauracchio delle democrazie occidentali, che non sanno più come imbavagliare i social e chiudere piattaforme, vedasi il Digital Services Act, 2), con la falsificazione sistematica della storia (il bue che dà all’asino del cornuto, scusate la battuta). Più oltre il Parlamento Europeo sembra delirare come durante la Guerra Fredda quando afferma: “Considerando che il Cremlino gestisce un’ampia rete di agenti di influenza in tutta l’UE, che hanno condizionato i processi elettorali e le politiche su questioni strategiche fondamentali quali le infrastrutture energetiche…”, senza rendersi conto che con questa accusa si delegittima e, nello stesso tempo, visto quanto accaduto al Nord Stream 2 appare anche ridicolo. Ma imperterrito il Parlamento prosegue lo sproloquio maccartista accusando la Russia di sostegno a partiti politici europei (qualcuno ricorda i tempi in cui la DC era baldanzosamente finanziata da Washington e il PC da Mosca?) e a movimenti indipendentisti. Fa specie che questa accusa parta da inchieste giornalistiche (e non della magistratura) che avrebbero evidenziato contatti e relazioni personali tra “i secessionisti in Catalogna, comprese le autorità del governo della comunità autonoma della Catalogna” e il Cremlino (e qui, a parte che le accuse prima che siano emesse sentenze sono inaccettabili, non volendo ammorbare il lettore, rimandiamo al testo completo ove si ravvisa il solito doppio standard occidentale: il Kosovo può non solo dichiararsi indipendente unilateralmente ma perseguitare la minoranza serba che vive all’interno dei suoi confini arbitrari, mentre Barcellona non può esercitare il medesimo diritto all’autodeterminazione tramite un referendum, cosa concessa ad esempio alla Scozia).
Il tono da Guerra Fredda prosegue con un epiteto o neologismo che sa molto di no-vax, ossia ‘Russlandversteher’ – il che significa che esisterebbero (e sia mai in un Parlamento democratico e pluralista come quello europeo!) dei politici che ‘comprendono le motivazioni della Russia’ e personaggi, come “Gerhard Schröder, che hanno ricoperto posizioni ben retribuite in società energetiche controllate dal Cremlino” e che, “anche dopo l’aggressione su vasta scala contro l’Ucraina,… hanno deciso di non dimettersi e hanno continuato a ricevere dal Cremlino denaro macchiato di sangue, con la complicità silenziosa dei loro partiti politici”. E qui ci fermiamo per due considerazioni. La prima è che, ad esempio, se si nominano produttori di armi quali ministri della difesa forse si crea un conflitto di interessi anche maggiore e, in ogni caso, un produttore di armi incassa sicuramente ‘denaro macchiato di sangue’ senza alcun problema né per il Parlamento Europeo né per quello statunitense. Secondo, l’Ucraina fin dal 2014 era in guerra contro la sua stessa popolazione in Donbass solo per non concederle quella autonomia culturale, linguistica ed economica che è garantita in molti Stati europei e dal diritto internazionale – una autonomia sancita dagli Accordi di Minsk e disattesa da Ucraina ed Europa. La falsificazione della UE circa questo fatto basilare (ammesso dagli stessi firmatari, Merkel, Hollande e Poroshenko) non solamente inficia tutta la narrazione successiva ma sta portando al massacro degli ucraini, del cui sangue noi europei ci stiamo sporcando le mani ancor di più dopo il fallimento degli accordi di Ankara (su pressioni statunitensi e britanniche).
La gola profonda
Fin qui la sequela di isterismi, ma a che pro? Eccoci arrivare al punto. “Relazioni di organi di informazione indipendenti del 29 gennaio 2024, hanno presentato prove concrete attestanti che l’on. Tatjana Ždanoka potrebbe aver agito come informatrice per la quinta sezione del Servizio federale di sicurezza della Federazione russa almeno dal 2004 al 2017”. Abbiamo una quinta colonna che avrebbe agito a favore del Cremlino in anni in cui non eravamo ufficialmente in guerra contro la Russia? (Pardon: non lo siamo neanche adesso… ufficialmente). E chi sono questi organi di informazione indipendenti? Si intende servizi segreti o inchieste giornalistiche? Nel primo caso torniamo al clima da Guerra Fredda. Nel secondo, al gossip (visto che le indagini dovrebbero essere condotte dalla magistratura per portare a conseguenze giuridiche).
Ma questa parlamentare cosa avrebbe fatto? Sottratto documenti segreti? Ricattato politici europei? Installato microspie (pardon, quelli erano gli alleati statunitensi). No. Organizzato eventi e trasmesso informazioni sul funzionamento interno del Parlamento (che non dovrebbe essere pubblico? Oppure è stata lei a cancellare i messaggi via whatsapp tra von der Leyen e Bourla?). Solo a questo punto ci viene rivelato che queste accuse derivano da una inchiesta giornalistica che “suggerisce (avete letto bene: il Parlamento Europeo per muovere un’accusa a una parlamentare parte da quanto un mezzo stampa ‘suggerisce’, il che non equivale a ‘prova’ e nemmeno ad ‘afferma’) che la deputata in questione abbia chiesto almeno una volta ai suoi referenti un pagamento per coprire le spese sostenute in relazione ai servizi resi”. Ma per quali servizi e a chi ha chiesto quale emolumento? Dopo l’affaire vaccini e il Qatargate verrebbe quasi da ridere…
La settimana prossima la conclusione…
(1) https://www.inthenet.eu/2024/02/09/ucraina-v-russia-giudizio-finale-della-corte-di-giustizia-internazionale/
(2) https://www.inthenet.eu/2023/09/22/la-censura-come-forma-di-liberta/
venerdì, 1° marzo 2024
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay