Stellantis: incassa aiuti statali mentre licenzia un delegato sindacale
di Federico Giusti
La Flmu uniti e la Cub hanno organizzato un presidio di lotta davanti ai cancelli di Stellantis a Cassino, al quale hanno dato l’adesione molte realtà sindacali, sociali e politiche. Si va costruendo nel Paese la consapevolezza di una svolta repressiva che dai luoghi di lavoro si estende alle scuole e alle università con denunce a carico degli studenti e delle studentesse che hanno occupato gli istituti.
Il licenziamento del delegato Delio Fantasia è un atto arbitrario comprensibile solo se guardiamo a quanto sta accadendo nelle aziende del gruppo Stellantis e nel settore meccanico con migliaia di licenziamenti scatenati nel continente latino-americano, e la chiusura di reparti e stabilimenti che ora sta arrivando anche in Europa.
Gran parte della produzione di auto elettriche del gruppo è concentrata in Francia a conferma che la nascita di Stellantis non è stata certo vantaggiosa per la produzione italiana delle vetture, il nostro Paese essendo agli ultimi posti nel mondo quanto a investimenti tecnologici nel settore meccanico.
In questi ultimi 40 anni la Fiat, oggi Stellantis, ha beneficiato di aiuti statali considerevoli, probabilmente tra i più elevati al mondo, eppure sono proprio gli stabilimenti industriali nel nostro Paese a essere stati colpiti da processi di delocalizzazioni produttive, dalla riduzione ai minimi termini delle fabbriche del marchio in Italia con una produzione ridotta, migliaia di posti di lavoro cancellati, ricorso strutturale alla cassa integrazione.
La repressione padronale all’interno delle fabbriche arriva alla vigilia di una ristrutturazione che taglierà posti di lavoro chiudendo o ridimensionando interi plessi industriali. Il licenziamento dei delegati scomodi, l’espulsione – tramite gli ammortizzatori sociali – dei lavoratori combattivi, gli incentivi all’esodo rappresentano strumenti indispensabili per la normalizzazione delle fabbriche e per imporre politiche di smantellamento dei siti produttivi.
In questo quadro, il licenziamento di Delio è un atto politico per favorire la gestione unilaterale degli esuberi strutturali, aumentare i carichi di lavoro e i ritmi alimentando l’insicurezza sui luoghi di lavoro. Ma i feroci processi di ristrutturazione andranno anche a colpire l’indotto, dove le condizioni retributive e lavorative sono perfino peggiori di quelle nelle aziende madri.
Ci troviamo di fronte a una feroce repressione che si avvale anche degli strumenti costruiti ad arte con le controriforme in materia di lavoro, primo tra tutti il jobs act, i codici di comportamento e l’obbligo di fedeltà aziendale.
Per queste ragioni il licenziamento di Delio non riguarda solo i lavoratori di Cassino ma l’intera società. In questi anni i licenziamenti sono stati l’arma con la quale imporre la normalizzazione delle aziende colpendo le avanguardie, penalizzando poi ferocemente la forza lavoro più debole, quella con problemi di salute e prescrizioni o beneficiaria dei congedi parentali e della 104/91 – con anziani e figli minori a carico. La flessibilità degli orari, i carichi di lavoro insostenibili, gli accordi aziendali a perdere diventano possibili senza risposta sociale e sindacale una volta cacciati dalle fabbriche i delegati combattivi e instaurato un clima di paura e di rassegnazione nei luoghi produttivi. Per questo i licenziamenti riguardano tutti e tutte.
Solidarietà a Delio e ai licenziati politici.
Cub sindacato di Base Pisa
venerdì, 1° marzo 2024
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay