Come trasferire il patrimonio immobiliare dagli italiani agli asset finanziari internazionali
di Simona Maria Frigerio
L’Italia è un gerontocomio a cielo aperto. Una persona su 4 ha oltre 65 anni (nel 2050 saranno una su 3), quasi 4 milioni di italiani hanno difficoltà a muoversi e/o a svolgere le attività quotidiane, mentre nel 2019 “circa 329mila anziani erano ricoverati nelle Residenze Sanitarie Assistenziali”, le quali sono solamente per il 23% in mano a Enti pubblici. Dati, questi, che emergono da un’inchiesta pubblicata da L’Essenziale (1).
Oggi diverse multinazionali si sono buttate a capofitto nel business delle Case di Riposo e i costi medi per ricoverato sono lievitati. Come si legge nell’articolo si parla di circa 110 euro al giorno e, in strutture anche non lussuose ma situate in grandi città come Milano, la retta mensile può tranquillamente arrivare a 4mila euro.
Se si pensa che l’indennità di accompagnamento (per il 2023) è pari a 527,16 Euro e che può essere ottenuta solamente da persone che abbiano una inabilità totale e permanente; il riconoscimento dell’impossibilità a deambulare autonomamente senza l’aiuto permanente di un accompagnatore; e il riconoscimento dell’impossibilità a compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita senza un’assistenza continua; si comprenderà come persone gravemente in difficoltà ma che, magari, riescono ancora a muovere qualche passo in casa per potersi lavare da sole, sono abbastanza tecnologiche da ordinarsi la spesa con la consegna a domicilio, e possono fare affidamento su qualche associazione di volontariato per farsi accompagnare in farmacia o a una visita medica, pur versando in situazioni di grave disagio e avendo bisogno di un aiuto, non otterranno mai la succitata indennità.
Il secondo fattore da considerare è l’importo delle pensioni che, secondo il report Inps 2022, ammonterebbe in media a 1.021,39 euro mensili per i residenti in Italia. Cifra che è facile comprendere come non possa in alcun caso coprire i costi di una Casa di Riposo (e nemmeno l’assunzione di una o un badante).
Infine, esisterebbero i servizi offerti dai Comuni gratuitamente a persone anziane e disagiate, con problemi di mobilità. La cosiddetta assistenza (sanitaria) di prossimità. Per esperienza sappiamo che il trasporto degli anziani per necessità come il fare la spesa o il recarsi dal medico è demandato soprattutto ad associazioni di volontariato, a volte avversate dai tassisti che paiono non comprendere come un pensionato non possa pagare 40 euro ogni volta che esce di casa per una commissione. Alcuni Comuni distribuiscono un pasto caldo al giorno (tendenzialmente a pranzo), altri offrono un’ora a settimana di assistenza domiciliare per aiutare l’anziano nell’igiene personale. Infine, in alcuni Comuni esistono Centri diurni per migliorare la socialità degli anziani e/o per fornire loro trattamenti di fisioterapia – ovviamente per persone dotate ancora di una certa autonomia e in grado di deambulare (anche se con difficoltà).
In un quadro come questo, aggiungiamo che lo stipendio medio netto di un occupato è di 1700 euro, gli inattivi però sono il 33,2% della popolazione italiana a cui si aggiungono i disoccupati, che a settembre 2023 erano il 7,4%. Quasi la metà della popolazione nel nostro Paese non ha, quindi, uno stipendio su cui contare e, di conseguenza, è difficile che i figli possano aiutare i genitori a sostenere il costo di una Casa di Riposo.
Come si fa quadrare un tale impietoso ritratto della nostra società?
Secondo i dati ufficiali, nel 2022, oltre il 70% degli italiani possedeva l’abitazione in cui viveva e il 28% più di una casa; mentre l’8,7% era in usufrutto gratuito. Inoltre, secondo stime pubblicate a mezzo stampa, il valore complessivo del patrimonio immobiliare in mano a persone fisiche ammontava, nel 2016, a circa 6.000 miliardi di Euro.
Ecco quindi che il bene rifugio per eccellenza dell’italiano anche non benestante, ossia l’abitazione, può trasformarsi in una miniera d’oro per le multinazionali dell’assistenza agli anziani.
Con Comuni e Regioni che hanno sempre meno fondi per far fronte alle spese di assistenza (sanitaria o sociale) e il parco delle RSA sempre più nelle mani di aziende private, ovviamente a scopo di lucro, la retorica dei tempi della pandemia appare ancora più stantia. Quella retorica che vedeva l’allora Ministro Di Maio, ad esempio, redarguire i giovani perché non mettessero a rischio i nonni e, nel frattempo, la politica ne condannava a morte migliaia a causa della scelta scellerata di ospitare i malati di Covid-19 a ‘bassa intensità’ nelle Case di Riposo per anziani. I dati Istat sono, del resto, impietosi: nel 2020 si è registrato un eccesso di mortalità nelle RSA pari a +43%, ossia 32mila decessi in più tra gli ospiti delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali.
Aldilà dei proclami, ecco il quadro a fosche tinte delinearsi perfettamente: meno tasse – o tasse dirottate verso scopi altri, quali armamenti e guerre – significa meno servizi; meno servizi di prossimità per la popolazione anziana significa dover ricorrere per forza alle RSA; bassi salari e basse pensioni significa vendere l’unico bene che molte famiglie ancora posseggono, ossia l’abitazione principale; e tutta questa equazione dà come risultato un ulteriore impoverimento delle famiglie italiane a favore di un arricchimento delle multinazionali del settore assistenziale ma anche delle holding immobiliari.
venerdì, 23 febbraio 2024
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay