…il patriarcato fluido
di Maurizio Prescianotto
Di fronte all’orrore di due giovani vite socialmente perdute: assassinata lei e recluso lui, pensiamo sarebbero necessari silenzio, contrizione e pacata riflessione collettiva. Necessario placare la distonia, la cacofonia, il presenzialismo politico e il sensazionalismo mediatico dovuti al fatto che la follia sia scoppiata inaspettata in un ambiente definibile di quotidiana ordinarietà.
Sull’onda dello sgomento si lanciano anatemi verso il PATRIARCATO, presunto responsabile convitato sul banco degli imputati. Segue la proposta di introdurre nei programmi scolastici la materia teorica dell’insegnamento all’affettività nel rispetto dei generi.
Dopo la contestazione anni 60 eravamo già depatriarcalizzati nelle scelte affettive, non si chiedeva autorizzazione ai genitori. Accompagnati dallo slogan urlato “maschio represso masturbati nel cesso”, affiancavamo nel “gruppo dei pari misto di ragazze e ragazzi” la condivisione informativa, il “NOI nella COMPAGNIA” che consigliava sull’affettività del preso-a/lasciata-o, con letture di libri e giornali, il cinema… ed erano i Battisti, Venditti, Baglioni, De Gregori, Beatles, King Crimson, Bowie… i cantori dell’affettività che accompagnavano, mentre sperimentavamo il gioco dell’amore.
Quale patriarcato esiste oggi? E quali saranno i programmi, i docenti titolati, i criteri oggettivi di validazione, i misuratori dei livelli di apprendimento ed efficacia pratica?
Nel dizionario PATRIARCATO è un’organizzazione familiare in cui i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che trasmettono a loro volta nella linea maschile diretta o prossima. Si riferisce a un sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere e l’autorità domestica, politica e pubblica, a discapito delle donne.
L’analisi sociale denuncia lo stato malandato della famiglia patriarcale in Italia che da decenni risulta in decrescita demografica a rischio estinzione. Alcuni dati Istat: aumentano i single (8,4 milioni), crollano i matrimoni -40% (191mila), aumentano i divorzi +230%, la media di 1,2 figli per coppia è tra le minori OCSE con l’età media di 33 anni della donna al momento della nascita dei figli.
Dai media, negli specifici casi familiari di Giulia e Filippo, sappiamo che probabilmente deve trattarsi di PATRIARCATO FLUIDO (Zygmunt Baumann), quantomeno deresponsabilizzato, evanescente, inerte, vanaglorioso. Manifestato da entrambe le famiglie a fronte delle vicissitudini affettive e disaffettive dei due giovani e anche nel momento del disagio di Giulia che, perlomeno, non ha avuto la solidarietà e alcun supporto patriarcale concreto. Il patriarca Gino lasciava sola Giulia anche quando rimaneva inascoltata, cercando di allarmare i genitori di Filippo sulle sue minacce suicidarie e attivandosi solo dopo 12 ore di assenza per lanciare l’allarme denunciandone la scomparsa. Se lo stalking di Filippo avveniva a sua insaputa sarebbe PATRIARCATO ASSENTE, ingiustificato.
Profondo cordoglio esprimiamo pertanto all’uomo Gino e al suo incommensurabile dolore ma non utilizziamolo dopo i fatti accaduti come ‘antipatriarca idealtipo’, abusando della sua figura e innalzandolo a portabandiera di significati, simboli e valori di altre compagnie di giro, in conformità a indicazioni distrattive di massa fornite da centri di potere oligarchico. Quegli stessi centri di potere che pro domo loro, per combattere i valori della socialità e comunanza col supporto politico-mediatico, rielaborano, finanziano e diffondono dagli anni 80 le parole d’ordine dell’individualismo ultraliberista: “apparire meglio che essere” / “il mondo è tuo prendilo”. Da sempre presente come tendenza nel comportamento sapiens, sembra che Filippo lo abbia adottato senza sviluppare alcuna autoimmunizzazione critica e, indisturbato da alcun patriarca, ha operato verso Giulia perseguitandola con modalità dissociata/ossessiva di amore/odio fino a sopprimerla senza alcun rispetto. Nella recente cronaca cambia il genere ma risulta la stessa pratica degenerata di Alessia Pifferi che “per prendersi il mondo suo” ha lasciato morire di incuria la figlia Diana e sempre in un contesto di patriarcato fluido/assente.
Necessario rieducarci ed educare a un contesto di senso di socialità responsabile del NOI. Parafrasando un diffuso spot della oramai travisata cooperazione sociale: “La COOP siamo NOI e non sei solo TU”, altrimenti non esiste. NOI vale ancor di più nei rapporti affettivi. È necessario superare la diffusa apoteosi autoaffermatoria individuale de “il mondo è tuo prendilo” e la relativa ANGOSCIA DA MANCATO SODDISFACIMENTO ATTESO, che nel rapporto interpersonale debordano nel rischio di prevaricare ogni altro ostacolo percepito, come ha dimostrato Filippo uccidendo la povera Giulia.
Che fare in attesa che la politica recepisca e investa in formazione, pubblica sicurezza e servizi sociali di prevenzione e cura del disagio professionalmente adeguati? Non risulta semplice reimparare a rieducarci ed educare i figli. Cominciamo col diffondere CULTURA DEL RISPETTO evitando distrazioni fuorvianti quali lotte al patriarcato estinto. Ripartiamo anche nei piccoli gesti quotidiani a saper esprimere il nostro appartenere e rispettare il NOI ovunque, anche coi semplici: Buongiorno, SCUSI, GRAZIE e PREGO, …sia esso Atahualpa o qualche altro dio, come canta Paolo Conte.
venerdì, 29 dicembre 2023
In copertina e nel pezzo: immagini fornite dall’Autore