Intervista a un italiano che ha scelto di vivere in Donbass
di Simona Maria Frigerio
Approfittando dell’occasione di vedere in Italia Il testimone (che sarà proiettato stasera a Firenze, presso il Circolo Arci di Brozzi, e il 20 dicembre alla Sala Atlas di Lido di Camaiore), abbiamo contattato Vincenzo LoRusso – che si sta occupando della distribuzione del primo film russo che racconta l’Operazione speciale in Donbass.
Visto che il circo mediatico si è spostato altrove, è opportuno ricordare che gli abitanti del Donbass continuano a essere sottoposti ai bombardamenti di Kyiv. Per questo abbiamo pensato di chiedere a coloro che vivono in uno stato di guerra, a bassa o alta intensità, ormai dal lontano 2014, se e cosa è cambiato da quando sono diventati – a seguito di referendum – Nuova Russia (Новороссия).
Partiamo dall’inizio: chi è Vincenzo LoRusso e perché ha deciso di creare il Canale Telegram Donbass Italia?
Vincenzo LoRusso: «Sono un giornalista freelance e ho deciso di creare un canale Telegram poco prima dell’inizio dell’Operazione Speciale perché mia moglie è nata in Donbass e io seguo la situazione fin dal 2014 quando, ricordo ancora, in una giornata di luglio, vidi mia moglie molto preoccupata perché non riusciva a raggiungere telefonicamente sua madre. Rammento di averle risposto di provare a chiamare i vicini ma lei mi fece presente che non capivo: non c’era elettricità, non c’era connessione Internet perché lì stavano bombardando. Al che io rimasi interdetto e pensai che fosse assurdo che sua madre vivesse in Ucraina, in un Paese europeo, questo fosse bombardato e io non ne sapessi nulla! Così cercai la notizia sui giornali, guardai la tivù ma non trovai niente. In quel momento capii che questo sarebbe stato un conflitto che non avrebbe interessato nessuno. Dopodiché, poco prima dell’inizio dell’Operazione Speciale, tutti i media e i politici in Europa cominciarono a parlare di Donbass e, da vittime completamente dimenticate dall’Europa e dall’Occidente, siamo (e uso il plurale perché ormai mi sento anch’io parte della popolazione del Donbass, non solamente perché ho sposato una donna di qui ma perché ho ‘sposato’ la sua causa e qui viviamo) diventati tutti dei terroristi. La cosa più sorprendente è stata scoprire come tutti affermassero di conoscere il Donbass e come tutti fossero convinti di sapere cosa pensasse la popolazione del Donbass! Mentre, in realtà, nessuno è venuto qui a chiedere cosa volesse questa popolazione. Per queste ragioni ho deciso di “dare voce a chi voce a chi voce non ha”».
Prima di parlare del film, come risponde alle accuse – recentemente apparse sui social e la stampa – che il suo Canale sia sponsorizzato dal Governo russo e chi vi lavora si stia arricchendo?
Vincenzo LoRusso: «Sinceramente mi piacerebbe arricchirmi con il canale Telegram anche perché vorrebbe dire arricchirmi facendo un lavoro che amo – dato che mi piace molto raccontare ciò che vedo. Il problema è che non sono pagato da nessuno e vivo dei miei risparmi e di alcune donazioni che gli iscritti al canale molto gentilmente mi inviano perché continui con questa attività di informazione. La verità è che ho fatto molti servizi ma la stampa italiana li ha sempre rifiutati. A luglio, ad esempio, ho fatto una video-intervista a Jorit mentre realizzava il suo murale a Mariupol. Tenete conto che quando è rientrato in Italia, è stato poi intervistato da molti colleghi ma in quel momento c’ero solo io a documentare l’esecuzione del murale e ho proposto il video a varie televisioni e giornali – ma non interessava a nessuno. Stesso discorso quando sono stato al fronte, nelle trincee di Sjevjerodonec’k. Intervistai tanti soldati – che erano, tra l’altro, tutti ragazzi nati qui in Donbass, e non appartenevano ancora all’esercito russo. Il reportage era ovviamente realizzato con mezzi di fortuna sia perché andare al fronte con attrezzature molto sofisticate è difficile e sia perché – ritornando al discorso di partenza – non ricevo finanziamenti. Comunque, il servizio era interessante e le interviste davano voce ai giovani del Donbass in prima linea. Eppure tutti i media a cui l’ho proposto, non erano interessati. E non era una questione di prezzo perché lo avrei ceduto anche gratuitamente».
Viene da pensare che non si possa fornire una narrazione diversa da quella ‘ufficiale’… Nel frattempo, come sta reagendo il popolo del Donbass, visto anche che con i missili a lunga gittata forniti dall’Occidente, gli ucraini stanno colpendo città e villaggi che ormai pensavano di essere al sicuro?
Vincenzo LoRusso: «A proposito ho una testimonianza diretta. Come dicevo, mia moglie è nata qui, per l’esattezza a Krasnyj Luč: una cittadina situata nella Repubblica Popolare di Lugansk che, dopo i bombardamenti del 2014, aveva vissuto in tranquillità dato che la linea del fronte si era spostata di molto. Però, ‘grazie’ all’invio delle armi occidentali a Kyiv questa tranquillità è stata interrotta 16 giugno del 2022, quando ha subito un tremendo bombardamento con HIMARS che ha provocato la perdita di molte vite, mentre la casa di mia suocera è andata completamente distrutta. La madre di mia moglie è rimasta nove ore tra le macerie, mentre tutto intorno a lei andava a fuoco, aspettando i soccorsi. Purtroppo non riuscivano a passare nemmeno le ambulanze perché l’intera area stava bruciando. La popolazione del Donbass vive questa situazione da anni nella consapevolezza che la tranquillità non può esserci. Ma nonostante questo, reagisce. Qui a Lugansk, le persone continuano a vivere: le attività sono tutte aperte, la gente lavora, frequenta i ristoranti, va al bar. E poi c’è il mercato (рынок), dove si trova di tutto e che è sempre molto popolare – come nel resto della Russia, ma in queste zone in particolare. Quindi, la gente cerca di andare avanti con la propria vita sapendo, quando esce la mattina di casa, che non sa se rientrerà la sera».
Veniamo al film, Il testimone, che sta girando l’Italia e sarà proiettato anche a Firenze e Lido di Camaiore. Per Rai News, in Russia è stato un flop al botteghino ed è chiaramente un film di propaganda. Cosa ne pensa?
Vincenzo LoRusso: «Posso affermare che chi ha scritto la recensione, il film non l’ha visto. Scrivere una recensione senza aver visto un film dimostra una scarsa professionalità e faccio questa premessa perché, pur non volendo spoilerare la trama, nella recensione si racconta una scena che, nel film, non c’è. Puntualizzato questo, diciamo anche che è un film di fantasia e non un documentario, ma basato su fatti parzialmente accaduti o verosimili. Ad esempio, in una scena si vede una copia del Mein Kampf, che è la copia effettivamente rinvenuta in Azovstal’. Per quanto riguarda il successo o meno al botteghino bisogna tenere presente che quando in Russia o in Donbass si va al cinema o a teatro o, come è capitato a me ieri sera, a un concerto rock, ci si vuole anche un po’ svagare – dato che la guerra, la viviamo tutti i giorni. Il testimone tratta di argomenti che conosciamo sulla nostra pelle e, quindi, questo film che non può essere di propaganda perché non è nato per il pubblico occidentale – ed è stato infatti distribuito solo nelle sale russe e, adesso, in Italia – è, al contrario, perfetto per il pubblico occidentale perché sono certo che possa identificarsi col protagonista. Se il film fosse distribuito capillarmente sarebbe certamente un successo».
In Italia, chi si sta occupando della distribuzione?
Vincenzo LoRusso: «In realtà, è successo un po’ per caso. Ho avuto un contatto e ho chiesto alla produzione russa se sarebbe stata interessata a distribuire il film in Italia – nei teatri, nelle sezioni, nei circoli, in sale indipendenti. Dato che io non ho un euro/rublo per poterlo distribuire professionalmente, ho proposto di farlo girare attraverso i miei contatti e la produzione russa mi ha risposto positivamente – sebbene non lavorino di solito in questo modo, si sono fidati e me l’hanno dato gratuitamente e io, altrettanto gratuitamente, lo sto proponendo ad associazioni, a sezioni di partiti, a circoli, e così via. Non vi nascondo che l’ho proposto anche a una sezione del PD perché, per poter criticare un’opera, prima bisognerebbe vederla. Mi sono persino dato disponibile per un eventuale dibattito. Ovviamente mi hanno detto che mi avrebbero fatto sapere ma poi non si sono più fatti sentire. Il film sta girando grazie al Partito Comunista e grazie a Democrazia Sovrana Popolare, che lo proporrà a Roma; ma anche grazie ad associazioni e a giovani che lo stanno programmando nei teatri e in sale indipendenti. Quindi posso dire che sta girando anche se, visti i mezzi esigui, non possiamo permetterci una distribuzione capillare o le multisale».
Al termine della proiezione, ci sarà un suo intervento. Crede che la Russia e l’Italia potranno mai ricucire il loro storico rapporto?
Vincenzo LoRusso: «Da parte italiana c’è una innegabile chiusura e si percepisce una russofobia dilagante, un vero e proprio razzismo nei confronti di tutto ciò che è russo. Ma io, vivendo qui in Donbass, posso affermare che la popolazione russa riesce a scindere tra il governo italiano (ma anche l’opposizione, dato che le idee sono molto simili) e il popolo italiano. A proposito ho un piccolo aneddoto, che mi è capitato recentemente. Ero a Mosca, con alcuni turisti italiani e stavamo parlando, quando vediamo un ragazzo russo uscire da un negozio dove doveva avere appena comprato una bottiglia di vino. Ci sente parlare e viene subito verso di noi per chiederci se fossimo italiani. Quando rispondiamo di sì, inizia a ringraziarci per essere a Mosca nonostante le sanzioni e ci racconta di amare l’Italia, di avere visitato Pisa, Firenze e che gli piacerebbe ritornare in Italia. E poi guarda i turisti, prende la sua bottiglie e ce la offre dicendoci di berla alla sua salute. La scena è stata bellissima e non nascondo che alcuni italiani presenti si sono anche commossi. Vorrei aggiungere che, a volte, l’eccessiva chiusura nei confronti di un popolo può anche avere effetti contrari. Molti italiani, di fronte a questa volontà del Governo di rompere con la Russia, paiono incentivati a viaggiare e ho incontrato diversi turisti, a Mosca e a San Pietroburgo, che non erano mai stati in Russia e che hanno deciso di visitarla proprio in questo momento – nonostante tutte le difficoltà. Pensiamo alle sanzioni che non permettono il pagamento di eventuali prenotazioni con la carta di credito, il taglio dei voli diretti, la difficoltà di inventarsi percorsi alternativi via terra, eccetera… Ma aggiungerei un altro aneddoto. A settembre del 2022, in Lettonia, avevano vietato di cantare Katjuša (1) in pubblico e c’erano stati anche degli arresti. Al che io proposi, attraverso il canale Donbass Italia, di inviarmi video di persone che cantavano la versione italiana, Fischia il vento, o che si cimentavano addirittura con quella russa. Ho ricevuto tantissimi video, sia di giovani che di meno giovani e anche di anziani e ricordo un “Ti amiamo Russia” in un finale bellissimo. La risposta è stata talmente al di sopra delle nostre aspettative che sono stato contattato da Russia Today per un’intervista sull’iniziativa, tra l’altro nata per caso, solo per essere solidali con le persone lituane perseguite per una canzone. Ricordo che un canale televisivo russo trasmise perfino alcuni spezzoni di video durante il telegiornale. Per quanto riguarda invece il Governo russo, credo vi sia la volontà di mantenere buoni rapporti con l’Italia e di non rompere il legame di amicizia tra i nostri popoli che dura da decenni».
Due domande finali su quanto stiamo leggendo in questi giorni sui nostri media. Pensa che la Russia possa accettare una tregua con il rischio di una riproposizione degli Accordi di Minsk o di quanto accaduto a Istanbul, il che darebbe tempo all’Occidente di riarmare l’Ucraina affinché riprenda la guerra in Donbass tra pochi mesi?
Vincenzo LoRusso: «La risposta del Presidente russo Putin è stata molto chiara, ovvero: noi siamo sempre disponibili a sederci a un tavolo negoziale ma il problema è che c’è una legge ucraina – voluta dal Presidente Zelens’kyj – che vieta al Governo ucraino di sedersi al tavolo delle trattative. Quindi, prima l’Ucraina dovrebbe dimostrare la buona volontà di cambiare la legge. Questo, però, equivarrebbe quasi a una resa perché dovrebbero abolire quella legge e difficilmente potrebbe farlo Zelens’kyj. Di conseguenza, dovrebbe esserci, prima, un avvicendamento al potere a Kyiv. Credo che ciò sia ormai imminente, ma questo non significa che, al posto dell’attuale Presidente, arrivi un personaggio che porterà la pace. Ovviamente non posso sapere come si comporterà la Russia, ma non penso ci sarà un Minsk 3 sebbene anche la Russia abbia interesse a che questo conflitto finisca – ma finisca in modo definitivo e non sia un rimandare. Del resto, in precedenza la Russia non era un attore negli Accordi di Minsk ma cercava solamente di salvaguardare la popolazione russa della DNR e LNR. Erano le due Repubbliche che si confrontavano con l’Ucraina. Adesso che siamo parte della Russia, la situazione è diversa».
Le risulta quanto pubblicato da quotidiani blasonati, che hanno riproposto la versione di “forni crematori su ruote, trainati da camion nelle zone immediatamente alle spalle della prima linea” perché i morti russi sarebbero centinaia di migliaia e le finanze ridotte così male da non poter risarcire le famiglie dei militari deceduti al fronte (2)?
Vincenzo LoRusso: «La storia dei forni crematori è ciclicamente riproposta fin dall’inizio dell’Operazione Speciale e la escludo categoricamente. Di contro si scopre, spesso, che chi compie un certo gesto è l’altra parte. A me risulta che i forni crematori siano stati utilizzati dall’Ucraina per evitare che ci fossero prove degli espianti di organi di prigionieri russi ma anche di soldati ucraini in fin di vita. Purtroppo il mercato degli organi è molto florido in Ucraina ed è forse uno dei tanti motivi per cui non si vuole porre fine al conflitto. Su questi fatti esiste una indagine di cui mi sono occupato anch’io. Carri armati per un rene (3) è un documentario/inchiesta firmato, tra gli altri, da Valery Prozorov (4), un ex ufficiale dell’SBU (5) e, quindi, ucraino, che nel 2014 è passato dalla parte del Donbass per motivi politici. Fondamentalmente in quanto anti-fascista e comunista e, quindi, non potendo rimanere dalla parte dei fascisti e dei nazisti. Prozorov ha condotto una propria inchiesta e vi sono varie testimonianze a comprova di quanto ha scoperto. Tornando alla situazione al fronte, a me risulta che la controffensiva ucraina è ormai fallita e, per quanto riguarda la Russia, non vedo una contro-controffensiva bensì dei guadagni territoriali ma abbastanza modesti per evitare morti inutili. L’obiettivo delle Forze armate russe, come è stato sempre dichiarato anche dal Presidente Putin, è contenere le perdite. Io non sono un esperto militare, però la mia sensazione, da qui, è che se i russi volessero sfondare potrebbero farlo ma sarebbe alto il costo in vite umane perché chi attacca rischia più di chi si difende. La scelta russa è, quindi, quella di salvaguardare più vite possibili».
Il Testimone sarà proiettato:
Circolo Arci di Brozzi (nell’ambito di Cortocircuiti ideologici)
via di Brozzi, 312 – Firenze
venerdì, 15 dicembre 2023
orario: dopo l’intervento di Vincenzo LoRusso e Andrea Lucidi di Donbass Italia alle 20.15
(ingresso libero)
Sala Atlas
via del Magazzeno, 24/26 – Lido di Camaiore (LU)
mercoledì 20 dicembre 2023, ore 21.00
a seguire: intervento di Vincenzo LoRusso
(1) Katjuša (che, nella versione italiana, è Fischia il vento):
(2) L’articolo originale per chi volesse leggerlo interamente: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/21/i-tabu-della-russia-sulla-guerra-in-ucraina-tra-nuove-reclute-migliaia-di-dispersi-e-la-repressione-dei-familiari-lasciati-soli-a-cercarli/7358630/
(3) Carri armati per un rene: https://dzen.ru/video/watch/651c9e31ccaaab2c4d28b511?share_to=whatsapp
(4) Valery Prozorov è direttore del progetto Ukr Leaks. L’intervista de La Fionda: https://www.lafionda.org/2023/03/23/intervista-a-vasily-prozorov-per-la-controinformazione-italiana/?utm_source=telegram
(5) L’SBU è l’agenzia dei servizi segreti ucraini. Così ne scrive la Repubblica, citando come fonte il Washington Post e addebitandole l’omicidio della giornalista Dar’ja Dugina, del blogger Vladlen Tatarsky, oltre all’attentato terroristico al ponte di Crimea: https://www.repubblica.it/esteri/2023/10/23/news/dugina_omicidio_007_ucraini_cia-418593935/
venerdì, 15 dicembre 2023
In copertina: Particolare della Locandina del film (in proiezione stasera a Firenze)