Da Londra a Pistoia, il futuro è Porretta Terme
di Simona Maria Frigerio
Nel 2015 l’Associazione Teatrale Pistoiese festeggiava la ʻpromozione’ a Centro di Produzione Teatrale per il triennio 2015/2017, presentando al pubblico le sue nuove produzioni: la prima puntata del Giro del mondo in 80 giorni, firmato dall’allora Teatro Sotterraneo, e il nuovo spettacolo de Gli Omini, Ci scusiamo per il disagio. Fu un bel momento di teatro.
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Sold out e applausi calorosi per le nuove produzioni di ATP, che riconfermano la validità delle proposte e delle Compagnie e la lungimiranza nelle scelte da parte dei responsabili dell’Associazione.
Alle 18.30, nella splendida cornice di Villa di Scornio, va in scena la prima, godibilissima puntata de Il Giro del mondo in 80 giorni, reading (ufficialmente, ma in realtà spettacolo compiuto) tratto dal celebre romanzo d’avventura di Jules Verne. Come sempre, Teatro Sotterraneo, utilizza una serie di mezzi propri del teatro, attingendo però anche all’arte dei cantastorie e al gioco da tavolo (soprattutto il Monopoli) per ricostruire sia il clima ideologico della Londra di fine Ottocento, sia l’universo fantastico che caratterizza le opere di genere di Verne.
Senza alcun intento pedagogico ma con una grazia rara e una freschezza disarmanti, gli spettatori (adulti o bambini) si trovano catapultati nell’avventura della circumnavigazione del globo. A ogni tappa, sorgono i famosi imprevisti del Monopoli e si possono giocare dei Jolly (uno solo a puntata); il pubblico è invitato a rispondere a domande in stile Trivial Pursuit e gli attori sono chiamati a superare delle prove, come recitare un testo con convinzione (dimostrando così anche le loro doti interpretative). Nel frattempo, il viaggio si materializza di fronte ai nostri occhi grazie all’uso di un cartellone che rimanda sia agli espositori dei cantastorie di epoca medievale sia alle carte geografiche che affollano la filmografia di genere giallo – coperte di puntine, fili di spago multicolori e fotografie di possibili colpevoli. L’attenzione per l’immaginario pop rifugge però il cliché e si integra perfettamente con questa costruzione agile, che diverte interessando e fa pensare mentre ironizza, con classe, sulle idiosincrasie di un mondo – quello Occidentale – che, a distanza di un secolo e mezzo, continua a liquidare tutto ciò che è diverso da sé come barbaro o rieducabile. Interessante, infine, anche l’idea di proporre questo viaggio attraverso l’suo della musica dal vivo, accompagnandosi a generi e musicisti sempre diversi. La prima puntata ha visto la presenza della musica classica, grazie alle giovani Emma Longo e Sofia Morano che non solo hanno dimostrato padronanza degli strumenti ma anche una presenza scenica e una sicurezza notevoli, oltre alla disponibilità a interpretare con ironia un proprio piccolo ruolo attorale (la scena dell’incantatrice di serpenti resta tra le più riuscite e divertenti, così come l’ostinazione della violinista a continuare imperterrita a suonare nonostante le rimostranze di Cirri). Spumeggiante finale che ha suscitato un meritatissimo applauso anche per la capacità di Teatro Sotterraneo di utilizzare la meglio lo spazio, inventandosi uno spettacolo site-specific di notevole impatto visivo.
Dopo una breve pausa che è servita ai presenti anche per discorrere su quanto si è visto, la tappa successiva è nell’altrettanto suggestiva Area Rotabili Storici di Pistoia – che conserva intatto il fascino della cosiddetta archeologia industriale, ponendo il pubblico di fronte a uno spettacolo ambientato tra vecchi vagoni in disuso, su un improbabile binario perso fuori dal tempo. Questa è solo la prima tappa – ci viene suggerito. L’arrivo (prima o poi, visti i perenni ritardi) sarà un giorno a Porretta Terme. Nel frattempo, le suggestioni letterarie, per chi abbia voglia di coglierle, sono immediatamente tangibili e arricchiscono lo spettacolo con frammenti di un immaginario comune intessuto di parole e sensazioni – la nebbiolina, un treno che sembra a vapore e uno dei volti che affolleranno le carrozze, Yolanda, rammentano forse involontariamente il bel racconto di María Luisa Bombal, Las Islas Nuevas; la corsa verso una notte senza fine si permea delle emozioni nostalgiche di The celestial omnibus di Edward Morgan Forster o delle angosce da Il tunnel di Dürrenmatt; mentre quelle carrozze imponenti, vestigia di un passato glorioso, si caricano della forza della vera protagonista de La bête humain di Zola, la locomotiva, Lison. Su questo scenario – reale e immaginifico – ecco Gli Omini stagliarsi come esili figure da film western e procedere verso di noi sulle note de Il buono, il brutto e il cattivo: un flash che immerge immediatamente lo spettatore nell’avventura. A fare da cornice, quel fischiettare e quella camminata da cowboy che Sorrentino, nel Divo, regala alla Corrente Andreottiana, attingendo a piene mani da I magnifici sette. Il pubblico è già preso all’amo. Ma la citazione d’atmosfera non guasta, anzi. Il gioco comincia e Gli Omini ci immergono in un universo al confine tra reale e surreale. Partendo da autentiche interviste a viaggiatori e passanti, ricostruiscono le storie di questa Italia perennemente in attesa di un treno che non passa mai, con la voce/programma che siamo ben abituati a sentire in tutte le stazioni a interagire con i personaggi e, per una volta, umanizzarsi. La tragedia si stempera nella commedia, gli stralci di vita assurgono a stilemi beckettiani, e qui siamo finalmente lontani dai discorsi ormai nonsense di Ionesco, perché questi frammenti di assurdo hanno la forza della quotidianità, di un vissuto autentico che ci coinvolge emotivamente. L’equilibrio però non si spezza mai. Nessuna caduta nel pietismo, nessuna concessione alla commozione facile. Il racconto dei coniugi che, dal Sud, devono prendere il treno, tutte le settimane, per venire a trovare le figlie affidate dai servizi sociali a strutture toscane, è agito di fronte a una coppia di piccioni che ammicca, approva e partecipa insieme a noi, spettatori di questa giostra delle vanità che va in scena nelle nostre stazioni, strade e case ogni giorno. Finale icastico con i nostri cowboy che s’incamminano su quel binario, tra nuvole di fumo mentre allo spettatore, conscio di questa umana tragicommedia, non resta che una risposta, quella di John Fante, Chiedi alla polvere.
Gli spettacoli sono andati in scena:
Villa di Scornio, Sala delle Carrozze
piazzale Belvedere, 1 – Pistoia
Il giro del mondo in 80 giorni
da Jules Verne
reading a puntate per due attori, musicisti vari e qualche colpo di scena
Puntata 1: da Londra a Bombay
concept e regia Teatro Sotterraneo
con Sara Bonaventura e Claudio Cirri
adattamento Daniele Villa
musica dal vivo a cura della Scuola di Musica e Danza T. Mabellini di Pistoia
Emma Longo (flauto), Sofia Morano (violino)
allestimento e luci ATP
costumi Susanna Fabbrini
(durata 20 minuti)
Area Rotabili Storici
piazza Dante, 2 – Pistoia
PROGETTO T – T come treno T come teatro
Associazione Teatrale Pistoiese
Centro di Produzione Teatrale presenta in prima nazionale:
Ci scusiamo per il disagio
uno spettacolo teatrale de Gli Omini
di e con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini e Giulia Zacchini
venerdì, 15 dicembre 2023 (la recensione riguarda gli spettacoli andati in scena giovedì 9 luglio 2015, in originale in Anche i critici nel loro piccolo…)
In copertina: una tra le immagini utilizzate nel 2015 per pubblicizzare lo spettacolo Ci scusiamo per il disagio dall’Associazione Teatrale Pistoiese. Foto di Gabriele Acerboni