La militanza e la falsa solidarietà
di Simona Maria Frigerio
Premessa. Questo non è un articolo. È la mia ‘avvelenata’. Per cui cari colleghi giornalisti: “Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete / Un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate… Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso” (1).
*°*°*
Ogni promessa è debito. La piattaforma https://riseupforpalestine.wixsite.com/riseupforpalestine è già online e la volontà è di riempirla di contenuti: informazioni, idee, date e luoghi di manifestazioni, news da Gaza, foto, raccolte fondi, azioni di protesta e solidarietà con il popolo palestinese, iniziative di boicottaggio, denuncia delle aziende che fanno affari con chi oggi uccide i bambini palestinesi a migliaia, incontri o sit-in nelle piazze così come nelle università, nella scuola e nelle associazioni, per far capire al potere da che parte stiamo, usando la disubbidienza civile ma anche con iniziative artistiche, creative e di ospitalità.
Agire significa impegnarsi in prima persona. A marzo del 2022 abbiamo visto il mondo del teatro, della musica, dell’Università e delle arti sollevarsi all’unisono con un impeto russofobo in difesa dell’Ucraina. Senza nemmeno chiedere al popolo del Donbass cosa volesse (anzi, cancellandolo dalla narrazione), l’Italia ha sposato ciecamente la posizione della Nato per espellere direttori d’orchestra, cancellare convegni, vietare spettacoli, annullare contratti con cantanti e pianiste o cicli di lezione di letteratura russa, e permettere che la politica ammorbasse perfino lo sport e la cultura – che dovrebbero essere, al contrario, ponti di scambio tra popoli ancora più solidi quando il resto del mondo precipita nella conflittualità e tutte le strade della ragionevolezza e della pace sembrano interdette. Si è arrivati al punto che, quando ho fatto i complimenti a un collega critico – che si crede molto cool – per la recensione di uno spettacolo di Čechov – in tempi di russofobia – questi mi ha risposto convinto: «Ma non era ucraino?». A questo livello di ignoranza o di malafede è arrivato il panorama della critica teatrale italiana…
Ma nel contempo abbiamo visto mostre sui neo-nazisti dell’Azov essere promosse da una città come Milano, medaglia d’oro per la Resistenza; gli artisti ucraini sono stati invitati a festival e residenze, premiati nei contest canori e si sono persino cambiate le regole della scherma per permettergli di non stringere la mano all’avversario (uno schiaffo ai valori dello sport che immaginiamo rinnoveremo concedendo agli atleti palestinesi di fare lo stesso con quelli israeliani e, dopo l’ennesimo veto all’Onu per un cessato il fuoco immediato, anche con quelli statunitensi).
Mi sarei di conseguenza aspettata il medesimo fervore messianico non contro gli israeliani (assolutamente no) ma in difesa dei palestinesi. Al contrario, scopro che accademici e artisti, attori (con l’eccezione di Lino Musella), personaggi del mondo della cultura e operatori (con l’eccezione di Luca Ricci) mettono cuoricini e like accanto ai miei post (ma si astengono dall’impegno). Si comportano come fossero teenager che approvano le letterine di chi è diventata una socialite pubblicizzando shampoo. Non come adulti che, proprio perché lavorano nei campi dell’educazione, della cultura e delle arti, possono dimostrare effettivamente – come hanno fatto per l’Ucraina – il loro sostegno alla causa palestinese.
In copertina abbiamo messo un manifesto che ha proposto il primo sciopero mondiale per un cessate il fuoco immediato a Gaza per l’11 dicembre. Se un solo uomo, come Ghandi, si propose di mettere fine al colonialismo britannico in India; se un solo uomo, come Mandela, visse gran parte della propria vita in un carcere sognando la fine dell’Apartheid in Sudafrica; ognuno di noi può fare altrettanto riportando l’immaginazione al potere.
La creatività delle arti se serve ad auto-celebrare gli artisti e a giustificare il potere è solo egotismo e propaganda.
(1) Buon ascolto, ‘compagne’ e ‘compagni’… Se ci siete ancora, battete un colpo!
venerdì, 15 dicembre 2023
In copertina: Il Manifesto dello sciopero mondiale per un immediato cessate il fuco a Gaza