Prosegue la ricerca di Stefano Questorio, sul palco Dello Scompiglio
di Simona Maria Frigerio
Il primo step di questa immersione nell’universo creativo di Stefano Questorio, che torna sui suoi passi approfondendo il discorso iniziato nel 2019 con Lila-A symphony about life and death (uno tra i progetti vincitori del bando Della morte e del morire, lanciato dall’Associazione Culturale Dello Scompiglio), è una piccola ma suggestiva esposizione fotografica.
Della performance originale del 2019 (1), dei danzatori che occupavano una specie di limbo nel quale aprirsi alla vita, in bilico tra natura arborea e animale, Questorio mette in mostra una serie di polaroid che virano all’azzurro, al bianco, al rosso, all’arancione. Non un reportage dell’esperienza o del work in progress performativo ma, al contrario – soprattutto nelle immagini in cui la figura umana appare meno decifrabile e più sfuggente – una traslazione bidimensionale e cristallizzata dell’afflato di vita, del magma dell’esistente, della rarefazione del divenire a misura che ci si avvicini al lucore della morte. Perfettamente consonante il paesaggio sonoro di Spartaco Cortesi che invita il visitatore a restare, a indugiare, a immergersi.
Il secondo step di Lila Project è un progetto pedagogico destinato alle scuole superiori, che si svilupperà a breve; e il terzo, la performance – andata in scena alle 19.30 e intitolata Lila-Il visibile – è un’evoluzione corposa della precedente Lila-A Symphony about life and death.
Dal lavoro del 2019 Questorio pare aver riassorbito l’incipit in un discorso decisamente più vibrante. La musica, il disegno luci ‘naturale’ e la scelta del palco frontale sono già un notevole passo avanti da quella performance sotto una cruda luce spettrale, agita in mezzo agli astanti e che ripeteva fino all’ossesso il medesimo movimento nello spazio da parte di tutti i performer in scena.
Ora è di più facile comprensione leggervi il messaggio di un eden ove le creature, senza distinzioni, si aprono alla vita e si consegnano alla terra, con un movimento fluido e naturale. Una umanità pre logos ma soprattutto ignara della differenza – intesa come possesso, individualità o desiderio? E comunque in sintonia con un fluire sotterraneo che tutto collega e tutto riassorbe, propriamente come terra che si fa humus per dare nutrimento a una nuova generazione.
Il gesto nello spazio cambia nel momento in cui i danzatori si rivestono. Ecco evidenziarsi la differenza che si trasforma in sopraffazione, in protervia, perfino in violenza. Non tutte le scelte coreografiche convincono: alcuni passi e movimenti sembrano ammiccare troppo al balletto mentre altri puntano sull’incisività del significante. Ma il discorso regge e il pubblico partecipa e dialoga con questo amalgama di corpi. Finché i corpi, spossati, lacerati, vinti crollano a terra e, in questi tempi, un corpo morto ha un peso innegabile. I corpi delle migliaia di bambini, donne e uomini che giacciono sotto i bombardamenti israeliani di Gaza sono cuciti alle nostre retine, alle nostre cornee, nessuno può cancellare quelle immagini, le immagini di un genocidio che si sta perpetrando letteralmente di fronte ai nostri occhi, con la nostra complicità.
Ma i corpi di Questorio si rialzano, paiono tornare a incombenze quotidiane, tentativi abortiti, si crea un anti-climax che stona con la nostra consapevolezza che nessuno torna dal suo sepolcro, come nessun esiliato può tornare in Palestina. Vi è un errore semantico o emozionale. Il discorso si sfilaccia, perde pregnanza.
Dopo un tempo, un tempo incalcolabile perché incomprensibile, i performer tornano a spogliarsi, quasi abbiano finalmente capito che dall’abisso nel quale sono finiti non vi è via d’uscita, se non abbandonando quella differenza, quella nota individuale (o quel bisogno indotto, che crea un falso desiderio, non sappiamo), per lasciarsi rifluire nel tutto, seguendo un istinto che sa di primordiale, di atavico, di istintuale. E se questa chiusa ci convince, forse tecnicamente manca ancora di qualche cesellatura. Forse la luce a questo punto dovrebbe farsi sì totalmente naturale, ma più brillante? E la musica non dovrebbe virare a un risveglio dei sensi? Oppure il messaggio è esattamente l’opposto? Laddove esiste vita umana non può che imperare l’individualismo, la lotta, la sopraffazione e l’alternativa sarebbe solo un’omologazione da GF o AI? Ma in questo caso, il messaggio sarebbe davvero insostenibile, in un mondo già abbastanza dilaniato dove ormai si fatica non tanto a sentirsi innocenti – l’innocenza, l’abbiamo persa tutti noi occidentali nel 1991 – quanto solo ancora degnamente umani.
Ricordiamo che, negli spazi espositivi dello Scompiglio sono tuttora godibili l’installazione di Chiara Bettazzi, Reverse (2) e i video di e con Cecilia Bertoni, On the corner (3) e Rubedo (4) . Una full immersion nel subliminale, su quella soglia tra vita e morte, ma anche tra presente e ricordo, tra fluire e trattenere, tra sospensione e lasciarsi andare, espresso da due artiste molto diverse fra loro per sensibilità e media prescelti, ma che riescono entrambe a farci riflettere e con le quali vale la pena di confrontarsi.
La performance si è tenuta:
Tenuta Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno (Lucca)
sabato 25 novembre 2023, ore 19.30
LILA-Il visibile
ideazione e coreografia Stefano Questorio
assistenza alla coreografia Gloria Dorliguzzo
suono Spartaco Cortesi
con Carolina Amoretti, Gloria Dorliguzzo, Ian Gualdani, Barbara Stimoli e Stefano Questorio
Mostre e video-installazioni:
LILA-La memoria
di Stefano Questorio
paesaggio sonoro Spartaco Cortesi
(mostra fotografica, inaugurazione sabato 25 novembre 2023, ore 18.00)
Reverse
di Chiara Bettazzi
a cura di Angel Moya Garcia
(installazione)
RUBEDO e On the Corner
di Cecilia Bertoni
a cura di Angel Moya Garcia
(video d’arte)
(1) La recensione della performance del 2019: https://teatro.persinsala.it/lila-a-symphony-about-life-and-death/57092/
(2) La recensione di Reverse:
(3) La recensione della performance originale che includeva il video On the corner:
(4) La recensione della performance originale che includeva il video Rubedo:
venerdì, 8 dicembre 2023
In copertina: Alcune tra le foto esposte da Stefano Questorio (gentilmente fornite dall’Ufficio stampa dello Scompiglio)