Le rivelazioni di David Arakhamija confermano le dichiarazioni del Presidente Putin
di La Redazione di InTheNet
Non ci piace avere ragione. Non ci gratifica fare le Cassandre. E tanto meno gioiamo nel constatare che l’Europa – e il Regno Unito in primis – hanno condotto l’Ucraina sul baratro di una distruzione umana, economica, finanziaria e territoriale di dimensioni epocali. E con l’Ucraina, è l’Europa che pagherà il conto.
In una recente dichiarazione, David Arakhamija, leader del partito al Governo in Ucraina, Слуга народу (Servant of the People), rilasciata alla principale rete televisiva del Paese (del gruppo multimediale 1+1), afferma che l’intervento dell’ex Primo Ministro britannico, Boris Johnson, è stato tra i principali fattori “dietro la decisione di Kiev di stracciare l’accordo di pace preliminare tra Kyiv e la Russia” (1).
Nel marzo del 2022, come ha anche ribadito il Presidente Putin ai leader africani che hanno tentato un’iniziativa di pace a giugno di quest’anno, guidati dal Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa (il cui portavoce, Khumbudzo Nhaveni, ha recentemente condannato le violenze commesse da Israele contro i civili palestinesi, paragonandole alle atrocità dell’Apartheid), la Federazione Russa e l’Ucraina si erano sedute al tavolo delle trattative a Istanbul e le richieste della prima alla seconda erano molto simili a quanto contenuto negli Accordi di Minsk (quelli che Germania e Francia, per ammissione di Merkel e Hollande, consideravano solo una mossa per prendere tempo e armare l’Ucraina). Il Consigliere di Stato Vladimir Medinskij, a capo della delegazione russa durante i colloqui a Instanbul, avrebbe infatti ribadito che i loro obiettivi erano la neutralità dell’Ucraina, il riconoscimento dello status della Crimea e l’indipendenza delle Repubbliche del Donbass (che, nei precedenti Accordi disattesi da Ucraina e UE, avrebbero avuto solo una ampia autonomia simile al nostro Alto Adige) in modo da garantire una vita pacifica alla popolazione russofona nell’area.
Richieste più che mai accettabili e rispettose del diritto di autodeterminazione dei popoli.
Va anche aggiunto che l’ex Presidente regolarmente eletto in Ucraina, Viktor Yanukovich, ha affermato di essere stato rovesciato – con il golpe di Maidan (di cui ricorre il decennale) – per il suo rifiuto delle condizioni insostenibili imposte dal Fondo Monetario Internazionale a fronte delle richieste di prestiti del Paese (2) – e, quindi, si può dubitare che quanto accadde in piazza fosse una rivoluzione per le libertà e la democrazia. Si comprende, al contrario, come nel 2013 e, ancora, nel 2022 l’Europa e gli Stati Uniti avessero altri obiettivi. Se l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ad aprile 2022 rivendicava di “vincere la guerra sul campo di battaglia” (quando ufficialmente la UE non era in guerra contro la Russia) e gli Stati Uniti investivano oltre 100 miliardi di dollari per supportare lo sforzo militare ucraino in funzione anti-russa, gli interessi in campo dovevano e devono essere altri. Non quelli del popolo ucraino, allora; e oggi, si può affermare non lo siano nemmeno quelli degli europei.
Dopo le dichiarazioni di David Arakhamija alla stampa, la Russia ha chiesto chiarimenti ufficiali al Governo britannico circa le stesse che, fino a qualche giorno prima, sembravano solo frutto della fantasia dei ‘filo-putiniani’ o ‘fake-news’ di ‘complottisti’ anti-occidentali (come da vocabolario invalso in epoca di Covid-19 e Pillole contro la Disinformazione).
Lo stato delle cose è tale che è ormai chiaro chi ha manovrato nell’ombra e quali erano i reali scopi della guerra in Donbass, la cui popolazione è stata considerata sacrificabile dall’Europa, né più né meno dell’intera popolazione ucraina. Ma l’Europa, se sta già pagando caro il prezzo per la sua scellerata alleanza con gli States (dalle sanzioni al gas di scisto, la de-industrializzazione del continente non è più solo uno spauracchio), avendo completamente perso la propria credibilità a livello diplomatico e l’indipendenza economica, pagherà ancora più caro per scelte che, forse, gioveranno agli States, ma affosseranno il nostro continente almeno per i prossimi vent’anni. E nulla aggiungiamo sui 500mila giovani ucraini morti per una guerra economica che non gli è mai appartenuta.
venerdì, 8 dicembre 2023
In copertina: Foto di Tammy Cuff da Pixabay