Memorie di un assassino
di Luciano Uggè (e Simona M. Frigerio)
Un palcoscenico, il buio e una voce che racconta invitando, però, a interpretare, con l’immaginazione propria, ciò che stiamo ascoltando.
Le luci ammorbidiscono o inaspriscono il racconto di questa vita costellata di sogni infranti: dalla periferia squallida da cui si tenta di scappare alle luci fatue di un successo effimero e altrettanto assordante.
Ammaliato: questo forse l’aggettivo più adatto per descrivere Sid. Quello snocciolare marche come grani di un rosario consumistico, come in un libro di Bret Easton Ellis, come simboli di una status che, senza alcuno sforzo né abilità, alcune raggiungono pubblicizzando shampoo e altri facendo scenette scurrili sotto il palco del Festival della canzone nazional-popolare. La fiera della vanità gira e continua a girare come ai tempi di Thackeray ma con maggiore violenza e volgarità gratuita. Come può salvarsi un adolescente che ama leggere Stendhal?
La noia, il senso di vuoto, ma anche quel rumore di fondo, quell’afa estiva che si trasforma in nebbia, di periferie abbandonate e private di un futuro dal loro essere intrinsecamente necessarie al sistema. E forse è tutto il mondo nel quale viviamo che sta diventando, in senso culturale, una immensa periferia.
Gli intrecci musicali e la recitazione, molto incisiva e coinvolgente, accentuano la presa sullo spettatore per queste ‘confessioni di un assassino’, che lasciano spazio a tante altre storie, quelle che con un minimo scarto avrebbero potuto cambiare la narrazione.
La denuncia della pochezza e superficialità della scuola è drammaticamente attuale: invece che insegnare la bellezza e il pensiero critico, si scade all’attualità e all’effimera ora di lezione di rispetto -: si può dare un voto al ‘rispetto’? Rispetto di chi o cosa? In epoca fascista ci si alzava in piedi di fronte al direttore o quando entrava il maestro. Chi si rispetta quando si accetta passivamente il potere o il sistema economico e i suoi valori? Dove sono finiti i Dostoevskij e i Proust?
Pensieri in libertà che nascono dopo aver assistito allo spettacolo, e aver provato quella voglia di ribellarsi che non deve necessariamente finire in tragedia. Ma come renderla costruttiva? Come creare un altro mondo possibile? Mentre i giovani del Sud del mondo si fanno abbagliare dalle livree sgargianti dei pavoni che pensano di scorrazzare nel ‘giardino’ del mondo, altri giovani – italiani – partono in cerca di fortuna come avevano fatto i loro bisnonni. L’Europa langue e si dibatte, le sue periferie marciscono come la carogna di Baudelaire. C’è bisogno di questo teatro, che fa pensare ed emoziona. Dei salotti borghesi ha bisogno il potere.
A latere, doverose, un paio di considerazioni tecniche. Avevamo già assistito allo spettacolo a Kilowatt Festival, questa estate a Cortona. Tra quella versione e questa, presentata nell’ambito di Lucca Visioni (una tra le poche proposte teatrali contemporanee e di qualità della città murata), abbiamo notato due cambiamenti – i sopra-titoli e la duplicazione dell’immagine di Malanchino su schermo. Ora, se la seconda appare ridondante (è già stato sottolineato più volte che lui è l’assassino e non lo è: sogno o semplice straniamento, poco importa), la scelta dei sopra-titoli con parole come Lie o Kill non aggiunge nulla e, anzi, indirizza il pubblico su pensieri che non corrispondono propriamente all’enunciato dell’interprete in quel momento. I sopra-titoli in inglese solo per gli omicidi risultano ancor più posticci: un italiano non li comprende, per uno straniero sono troppo pochi per comprendere un testo così ricco e complesso. Al contrario, riverberavano bene (nello spettacolo a Cortona) alcune frasi poetiche (in italiano) che parevano i retropensieri e il sostrato psicologico di un personaggio tanto complesso – insieme seducente e rivoltante.
Verrebbe voglia di riavvolgere il nastro e ricominciare da capo.
Lo spettacolo si è tenuto nell’ambito di Lucca Visioni 2023:
Teatro di San Girolamo
via San Girolamo – Lucca
martedì 21 novembre, ore 21.00
Cubo Teatro presenta:
Sid – fin qui tutto bene
da un’idea di Ivan Bert e Girolamo Lucania
con Alberto Boubakar Malanchino
musica live e suono Ivan Bert e Max Magaldi
regia e drammaturgia Girolamo Lucania
venerdì, 1° dicembre 2023
In copertina: Una scena dello spettacolo, foto di Marzia Di Legge Benigna (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Lucca Visioni)