La decisione della Commissione Europea sul Glisofato
di Luciano Uggè
Partiamo da una considerazione: nella bozza sulla riforma dei Trattati europei, si prevede che l’UE si arroghi l’esclusiva su ambiente e biodiversità (ovviamente oltre al cambiamento climatico). Possiamo fidarci?
L’ultima vittoria che la Commissione ha ottenuto, in tale ambito, è stata quella sull’uso per altri dieci anni del glisofato “sulla base di valutazioni complete della sicurezza condotte dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa)” che avrebbe dichiarato di non aver riscontrato “aree critiche di preoccupazione”(1) per il rinnovo.
Eppure l’erbicida della Monsanto, prima, e ora prodotto e commercializzato dalla Bayer, è “considerato potenzialmente cancerogeno anche dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della Sanità” (1), e il suo utilizzo – secondo Bruxelles – dovrebbe solo essere subordinato ad alcune limitazioni, ossia il “il divieto di utilizzo in pre-raccolta come essiccante e la necessità di adottare alcune misure per proteggere gli organismi non bersaglio” (1).
Il via libera è stato reso possibile in quanto i membri dei 27 Paesi che compongono il Comitato di appello della Commissione Europea per le Piante, gli Animali, gli Alimenti e i Mangimi (SCoPAFF) non sono riusciti a raggiungere una maggioranza a favore né contro la proposta della Commissione di rinnovo della licenza per il glisofato.
L’Appello caduto nel vuoto
Pochi giorni prima del voto (tenutosi il 16 novembre), tredici associazioni e ONG avevano scritto una lettera aperta ai ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute, chiedendo all’Italia di opporsi al rinnovo dell’autorizzazione per il glifosato, “in vista del pronunciamento in sede europea” (2).
L’Appello faceva riferimento a due studi dell’Istituto Ramazzini (sui quali torneremo più avanti) e denunciava altresì che, per “quanto riguarda la formulazione rappresentativa Bioflow, sebbene l’EFSA abbia segnalato lacune nei dati e indicato la potenziale genotossicità di alcuni ingredienti, i richiedenti non hanno condotto alcuno studio sulla tossicità o sulla cancerogenicità a lungo termine sulla formulazione rappresentativa” (2).
Lo studio sulla tossicità a lungo termine sarebbe obbligatorio “secondo l’articolo 4, paragrafo 5, del Regolamento (UE) 1107/2009 e, come sottolineato dalla Corte di giustizia europea (causa C-616/17), i prodotti e i principi attivi devono essere attentamente valutati per dimostrare che causano nessuna tossicità e/o cancerogenicità a lungo termine” (2).
Nelle conclusioni, quindi, l’Appello faceva presente alla Commissione e agli Stati membri di invocare il principio di precauzione, “che è al centro del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e del regolamento (UE) n. 1107/2009” (2).
Parole parole parole…
I due studi dell’Istituto Ramazzini
I dati citati nell’Appello provengono da due importanti ricerche portate avanti dall’Istituto Ramazzini (3). Nel primo, già di un paio d’anni fa, si legge che: “I pesticidi a base di glifosato hanno alterato significativamente il microbioma intestinale del ratto, in particolare riducendo la diversità batterica, una condizione già associata a diverse conseguenze negative per la salute quali diabete e alterazioni metaboliche. Inoltre, lo studio ha evidenziato per la prima volta effetti significativi dei pesticidi a base di glifosato sulla comunità dei funghi che abitano nel microbioma intestinali. Questo elemento è importante perché la presenza di categorie diverse di funghi nell’intestino umano è collegata ad una serie di malattie, quali ad esempio la sclerosi multipla”.
Se tali dati avrebbero dovuto allertare la Commissione Europea e farle adottare il succitato principio di precauzione, i risultati delle ricerche condotte quest’anno vanno anche oltre.
Il Global Glyphosate Study dell’Istituto Ramazzini “ha dimostrato che basse dosi di glifosato causano leucemie nei ratti. È importante notare che la metà dei decessi per leucemia identificati nei gruppi di studio trattati con glifosato e con erbicidi a base di glifosato si è verificata in giovane età” (5). Proprio in vista della decisione che si sarebbe dovuta prendere a Bruxelles i “primi dati sulla cancerogenicità sono stati presentati alla conferenza scientifica internazionale Ambiente, lavoro e salute nel 21° secolo, strategie e soluzioni a una crisi globale, tenutasi a Bologna mercoledì 25 ottobre 2023” (5), durante la quale Daniele Mandrioli, coordinatore del Global Glyphosate Study e direttore del Centro di Ricerca dell’Istituto Ramazzini, ha dichiarato: “Questi risultati sono così importanti per la salute pubblica che abbiamo ritenuto fondamentale presentarli ora, anticipando la pubblicazione” (5). Difatti, questo dell’Istituto Ramazzini sarebbe lo “studio tossicologico più completo mai condotto sul glifosato e sugli erbicidi a base di glifosato. Fornisce dati fondamentali per le autorità regolatorie, i decision-makers e il pubblico in generale. Esamina l’impatto del glifosato e degli erbicidi a base di glifosato sulla cancerogenicità, la neurotossicità, gli effetti multigenerazionali, la tossicità d’organo, l’alterazione del sistema endocrino e la tossicità dello sviluppo prenatale”.
Per la Commissione Europea, al contrario, queste sono probabilmente solo parole e possiamo immaginare che l’Efsa abbia svolto ricerche più approfondite e convincenti.
E però… il glisofato negli States ‘causa’ milioni di danni
Dopo decenni di battaglie ambientali contro gli organismi geneticamente modificati, forse non tutti sanno che proprio la tolleranza agli erbicidi è il tratto OGM maggiormente ingegnerizzato nelle coltivazioni alimentari, con percentuali – negli States – che raggiungono il 90% nel granturco e il 94% nei semi di soia. La presenza di organismi geneticamente modificati ha permesso, quindi, un uso massivo del glisofato, tale che nel “2017 uno studio ha rilevato che l’esposizione degli statunitensi al glisofato è aumentata del 500% dall’introduzione negli US, nel 1996, di coltivazioni OGM” resistenti al Roundup. Gli OGM, tanto ostracizzati, hanno finito – grazie al glisofato – per diventare indispensabili se si vuole usare l’erbicida e l’erbicida, in un circolo che potremmo definire ‘vizioso’, ha finito per diventare la risposta se e quando si usino semi geneticamente modificati.
Nel frattempo, però, sono state le cause civili contro il glisofato a costringere la Bayer ad annunciare che lo avrebbe ritirato dal mercato statunitense a partire da quest’anno. Negli States, in effetti, sarebbero oltre “100.000 le persone che stanno facendo causa all’azienda accusandola di aver sviluppato un linfoma non-Hodgkin a seguito dell’esposizione agli erbicidi a base di glisofato, quali il Roundup” (6).
Ricordiamo che Bayer e Monsanto si sono fuse nel 2018 e il marchio di quest’ultima è stato ‘sacrificato sull’altare dell’immagine’ – dato che l’azienda in quel momento non godeva di buona fama tra consumatori, ambientalisti e agricoltori soprattutto dei Paesi meno sviluppati. Questo non ha però impedito a Bayer di continuare a commerciare prodotti Monsanto di dubbia salubrità, come gli erbicidi a base di glisofato.
Sul sito Monsanto (7) è possibile leggere gli esiti processuali di due cause e un appello persi dall’azienda riguardo al Roundup. Nel 2018, il primo verdetto riguarda DeWayne ‘Lee’ Johnson e riconosce il nesso tra Roundup e cancro del querelante, sia in primo grado sia in appello, indennizzando lo stesso con un risarcimento milionario. Per l’esattezza 20,5 milioni di dollari, versati nel 2020 da Bayer. La Corte californiana che ha giudicato, nel 2019, nella causa Pilliod V/ Monsanto ha riconosciuto ad Alva e Alberta Pilliod 2 miliardi di dollari come risarcimento esemplare e 55 milioni per la compensazione dei danni (cifre poi ridotte). In rete (8), è possibile reperire anche il giudizio d’appello del 2021, che obbliga Monsanto a versare il dovuto.
Visti i precedenti anche processuali statunitensi ci chiediamo come mai Bayer tenti ancora la commercializzazione del glisofato in Europa. Siamo ormai considerati parte del Terzo Mondo e, quindi, non in grado di difendere la nostra salute – in ogni sede e grado di giudizio – da prodotti potenzialmente nocivi?
Meditate, gente, meditate.
(1) L’esito della votazione: https://it.euronews.com/my-europe/2023/11/16/bruxelles-via-libera-alluso-del-glifosato-nellue-per-altri-10-anni
(2) L’Appello:
(3) Si veda: https://www.istitutoramazzini.it/news_glifosato/
(4) Lo studio intitolato Glyphosate and its formulations Roundup Bioflow and RangerPro alter bacterial and fungal community composition in the rat caecum microbiome: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2021.11.19.468976v1
(6) Si veda: https://usrtk.org/pesticides/glyphosate-health-concerns/
(7) I Monsanto Papers: https://usrtk.org/monsanto-papers/
(8) La sentenza ufficiale: https://law.justia.com/cases/california/court-of-appeal/2021/a158228.html
venerdì, 1° dicembre 2023
In copertina: Foto di Zefe Wu da Pixabay