Risponde BDS Italia
di Simona Maria Frigerio
Riprendiamo la nostra intervista a un’attivista di BDS Italia, iniziata la scorsa settimana (https://www.inthenet.eu/2023/11/24/che-fare/), passando dal generico ‘che fare?’ dei periodi di tregua concessi dagli israeliani ai palestinesi tra una operazione militare e l’altra, all’attuale drammatica situazione che non solamente minaccia di portare a una seconda Nakba ma alla conquista di tutti quei territori che il diritto internazionale ha riconosciuto al popolo palestinese, e che da anni vengono occupati e sottratti alla popolazione locale dai coloni israeliani.
In molti Stati, compresi gli US, milioni di persone stanno scendendo in piazza a favore del popolo palestinese. Persino New York e Washington hanno visto manifestazioni partecipate anche da parte della comunità ebraica. In Italia pare che solo poche migliaia di persone si stiano impegnando. Disaffezione alla causa palestinese, egoismo o ignoranza?
BDS: «Anche in Italia ci sono state manifestazioni importanti che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone. Il 28 ottobre a Roma alla manifestazione nazionale chiamata dalle comunità palestinesi hanno partecipato circa 50.000 persone. In tutte le città italiane, grandi e piccole, si continua a protestare contro il genocidio a Gaza e a sostegno della resistenza delle e dei palestinesi contro il regime israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid, con cortei, assemblee, occupazioni di università, dibattiti, flashmob e altre iniziative molto partecipate. Significativa è la partecipazione di giovani, in particolare delle seconde generazioni di origine araba. Di fronte agli orrendi crimini di guerra e i crimini contro l’umanità che Israele sta compiendo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, sempre più persone prendono coscienza di quello che sta succedendo in Palestina e delle conseguenze che può avere a livello internazionale. Nonostante la disinformazione da parte dei media mainstream che contribuiscono, attraverso una spregevole opera di disumanizzazione del popolo palestinese, a giustificare e sostenere il genocidio a Gaza e l’attuazione di una seconda Nakba in tutta la Palestina storica, di portata maggiore di quella del 1948, si vedono segnali di un cambiamento nell’opinione pubblica. Sempre più voci chiedono un cessate il fuoco immediato, l’ingresso a Gaza di aiuti umanitari sufficienti a soddisfare adeguatamente i bisogni di tutta la popolazione e la protezione delle Nazioni Unite per i 2,3 milioni di civili palestinesi intrappolati nell’assedio di Gaza. Cresce anche la richiesta di incriminazione dei leader israeliani da parte della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Come sempre la società civile è più avanti della maggioranza del mondo politico italiano che rimane ferma su ipocrite posizioni di equidistanza e fatica a prendere posizione in maniera chiara a favore del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. In Italia dobbiamo allargare e rafforzare il movimento di protesta conto il genocidio in corso, adottando modalità diversificate, con un’alta capacità di informare e fare crescere la consapevolezza tra i cittadini e il loro sostegno alla lotta delle e dei palestinesi per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Ma soprattutto è necessario costruire iniziative per fare cessare le complicità a tutti i livelli (governi, istituzioni, università, aziende, ecc.) con il regime israeliano di colonialismo e apartheid che hanno permesso la continuazione dell’oppressione nei confronti delle/dei palestinesi, con violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale che durano da 75 anni, nella assoluta impunità. Per colpire le complicità che garantiscono l’impunità a Israele abbiamo uno strumento potente che ci hanno indicato i palestinesi: il movimento nonviolento di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS)».
Due popoli in due Stati all’interno, ciascuno, dei confini del 1967: lo credete possibile con la presenza di 800mila coloni ebrei israeliani, militarizzati, stanziati in Cisgiordania?
BDS: «La soluzione dei due Stati è ormai evidentemente irrealizzabile e continuare a prospettarla non serve a risolvere il problema. Lo stato ebraico ha ormai attuato quasi completamente il progetto sionista originario di espulsione della popolazione palestinese da tutto il territorio che controlla, realizzando una pulizia etnica iniziata nel 1948, creando un sistema di apartheid peggiore di quello del Sudafrica nel secolo scorso (1) salvo mantenere rinchiusi in minuscoli bantustan invivibili e separati tra loro i palestinesi ‘residui’. I palestinesi sarebbero confinati nel 20% circa del territorio della Palestina storica, completamente e continuamente assoggettato da Israele. Comunque il movimento BDS non sostiene una particolare soluzione alla questione palestinese e non chiede né una ‘soluzione a uno Stato’ né una ‘soluzione a due Stati’. Invece, BDS si concentra sulla realizzazione dei diritti fondamentali e l’attuazione del diritto internazionale. La soluzione per una pace giusta e quindi duratura passa necessariamente per il raggiungimento dei diritti fondamentali inclusi nei tre obiettivi del movimento BDS, senza i quali il popolo palestinese non può esercitare il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione. Questo significa porre fine alla colonizzazione, all’occupazione militare e smantellare l’apartheid, con uguali diritti per tutti e tutte, e il riconoscimento del diritto al ritorno di dei rifugiati. Questo processo ovviamente dovrà includere la liberazione di tutti i prigionieri politici palestinesi, e il riconoscimento di tutti i crimini compiuti dal sionismo, sul modello di quanto realizzato nel Sudafrica del dopo-apartheid».
Se si attuasse una seconda Nakba, che pare uno tra gli scopi nemmeno troppo celati di Israele, la prossima a essere totalmente occupata e ‘sgomberata’ non sarebbe la Cisgiordania? Pretendere che i cittadini di Gaza restino a Gaza ha anche questo senso?
BDS: «Una nuova, terribile, orrenda e definitiva Nakba 2.0 è purtroppo un pericolo reale. Un documento trapelato dal Ministero dell’Intelligence israeliano illustra i piani per il trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza alla penisola egiziana del Sinai. Rendere gran parte della Striscia di Gaza inabitabile fa parte di questo progetto. Anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, la violenza dei coloni, sempre più armati dal governo, e dell’esercito, con continui raid e arresti, ha causato l’uccisione di quasi 200 palestinesi, distruzioni di case e coltivazioni, espulsione di migliaia di persone dai villaggi. Il regime sionista vuole ‘cogliere l’occasione’ per conquistare sempre più territorio cacciando i palestinesi e realizzare completamente il suo antico progetto. La comunità internazionale ha il dovere di impedire, con ogni mezzo, che ciò avvenga».
Come giudicate la copertura dei media, soprattutto italiani, della situazione a Gaza?
BDS: «I media mainstream stanno assecondando in maniera vergognosa la narrazione del regime israeliano che continua a disumanizzare i palestinesi per rendere ‘accettabile’ la sua guerra genocida a Gaza e i suoi progetti di espulsione dei palestinesi dalla Striscia. Una giustificazione a priori dei crimini che Israele sta commettendo. I media hanno avvalorato l’idea che tutto sia iniziato il 7 ottobre con la sanguinosa azione delle organizzazioni armate palestinesi di Gaza, come Israele e i suoi alleati cercano di sostenere nel tentativo di compattare i governi occidentali sulla lotta contro il terrorismo attuato da ‘mostri’ o ‘animali umani’, il bene contro il male assoluto equiparando Hamas all’Isis. Si nasconde il contesto: decenni di oppressione subita dai palestinesi. Da 75 anni Israele continua a perseguire il suo progetto coloniale di insediamento, occupando militarmente le terre palestinesi e imponendo un regime di apartheid. L’attuale governo di estrema destra israeliano, il più razzista, fondamentalista e fanatico di sempre, ha intensificato ulteriormente la pulizia etnica, l’assedio, le uccisioni, l’incarcerazione e l’umiliazione quotidiana di milioni di palestinesi. Si è fatto continuamente riferimento al ‘diritto di Israele di difendersi’, ma secondo il diritto internazionale questo non vale per una potenza occupante che opprime un intero popolo. Per contro si è taciuto il fatto che diritto internazionale riconosce il diritto di un popolo sotto occupazione di resistere “con tutti i mezzi disponibili, compresa la resistenza armata”, come contemplato da numerose risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tra cui la Ris. 37/43 e la Ris. 45/130, nel rigoroso rispetto del principio del divieto di prendere di mira i non combattenti. Come movimento nonviolento BDS riconosciamo questo diritto, ribadendo con forza che colpire civili/non combattenti, chiunque ne sia responsabile, è contrario al diritto internazionale e costituisce un crimine di guerra che deve essere perseguito. I media hanno equiparato la resistenza palestinese al terrorismo. I palestinesi hanno praticato la resistenza in molte forme: dagli scioperi di massa dei lavoratori, alle marce guidate dalle donne, dalla resistenza popolare nonviolenta alla produzione di cultura e arte, alla resistenza armata. Così è stato per molte lotte di liberazione anticoloniali, inclusa la lotta contro l’apartheid in Sudafrica, dove l’African National Congress, il partito del futuro presidente Nelson Mandela, e altre formazioni politiche che praticavano la lotta armata erano considerate inizialmente organizzazioni terroristiche. Come diceva il pedagogista brasiliano Paulo Freire nel suo famoso libro La pedagogia degli oppressi (p. 41), “… una volta stabilito il rapporto di oppressione, si dà il via al processo della violenza, che mai nella storia, fino ad oggi, è scoppiata per iniziativa degli oppressi. […] Sono gli oppressori, gli sfruttatori, coloro che non si riconoscono negli altri, a dare inizio alla violenza; non gli oppressi, gli sfruttati, coloro che non sono riconosciuti come ‘l’altro’ da coloro che li opprimono”. Quindi, poiché l’oppressione è la causa principale della violenza, per porre fine a tutta la violenza – la violenza iniziale e continua dell’oppressore e la resistenza reattiva degli oppressi – dobbiamo agire per porre fine all’oppressione. Senza giustizia per i palestinesi non potrà esserci pace e il ciclo di violenza continuerà. È necessario continuare a mantenere viva l’attenzione su quello che succede in Palestina e sviluppare azioni di informazione e sensibilizzazione per contrastare costantemente la narrativa filo-israeliana dei media mainstream e di gran parte della politica».
L’ultima domanda è: cosa possiamo fare noi, semplici cittadini, per fermare il massacro e restituire dignità al popolo palestinese?
BDS: «Quest’ultima risposta è facile: seguire, sostenere e realizzare gli obiettivi delle campagne del movimento internazionale non violento, BDS, a guida palestinese, e fare una grande pressione sui rispettivi governi e le istituzioni internazionali, perché agiscano concretamente per porre finalmente fine all’oscena impunità di Israele, che dura dal 1948. Come BDS Italia abbiamo indicato 6 azioni che le persone solidali con i diritti dei palestinesi possono intraprendere per contribuire a fermare il genocidio a Gaza e per porre fine all’apartheid israeliana. Primo, organizziamo o uniamoci a manifestazioni di solidarietà nelle nostre città. Secondo, mandiamo comunicati e/o foto da condividere a: info@bdsitalia.org. Terzo, attraverso i social media e i media tradizionali rilanciamo queste richieste: a) cessate il fuoco umanitario immediato; b) ingresso a Gaza di beni umanitari come acqua, cibo, carburante, medicine sufficienti a soddisfare i bisogni di tutta la popolazione; c) protezione delle Nazioni Unite per i 2,3 milioni di civili palestinesi intrappolati nell’assedio di Gaza; d) incriminazione dei leader israeliani da parte della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio; e) posizioni chiare che siano in grado di respingere la pulizia etnica. E includiamo nei messaggi i seguenti hashtag: #GazaGenocide #CeasefireNow #DismantleApartheid #MilitaryEmbargo. Quarto, agiamo ora contro le aziende che traggono profitto dall’oppressione del popolo palestinese (2). Distribuisci questo volantino con i prodotti e le aziende da boicottare sulle quali si concentra BDS Italia. Spargiamo la voce per massimizzare il nostro impatto! Quinto, scriviamo ai parlamentari e al Ministro degli Esteri per chiedere la fine immediata di questo genocidio (3). E sesto, invitiamo consigli comunali e regionali ad approvare risoluzioni che chiedano un cessate il fuoco immediato e il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale (4). Nella nostra comunità, mobilitiamo sindacati, associazioni, chiese, social network, collettivi studenteschi, consigli comunali, centri culturali, attività commerciali, eccetera in modo che si dichiarino Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI), ponendo fine a tutte le relazioni con il regime israeliano di apartheid e con le aziende che sono complici del suo sistema di oppressione, come è stato fatto contro l’apartheid in Sudafrica».
(1) In proposito, cfr. i seguenti rapporti di organizzazioni per i diritti umani internazionali, israeliane e palestinesi:
– Richard Falk e Virginia Tilley, Israeli Practices towards the Palestinian People and the Question of Apartheid, UNESCWA, marzo 2017; https://opensiuc.lib.siu.edu/ps_pubs/9/ ; traduzione IT: https://bdsitalia.org/index.php/la-campagna-bds/risorse-bds/2449-rapporto-escwa
– Michael Sfard, “The Israeli Occupation of the West Bank and the Crime of Apartheid: Legal Opinion”, Yesh Din, luglio 2020, https://www.yesh-din.org/en/the-occupation-of-the-west-bank-and-the-crime-of-apartheid-legal-opinion/
– B’Tselem, A regime of Jewish supremacy from the Jordan River to the Mediterranean Sea: This is apartheid, gennaio 2021, https://www.btselem.org/publications/fulltext/202101_this_is_apartheid ; traduzione IT: https://www.assopacepalestina.org/?s=un+regime+di+supremazia+ebraica
– Human Rights Watch, A Threshold Crossed: Israeli Authorities and the Crimes of Apartheid and Persecution, aprile 2021; https://www.hrw.org/report/2021/04/27/threshold-crossed/israeli-authorities-and-crimes-apartheid-and-persecution; sintesi IT: https://bdsitalia.org/index.php/la-campagna-bds/risorse-bds/2655-hrw-report
– Amnesty International, Israel’s Apartheid Against Palestinians: Cruel System of Domination and Crime Against Humanity, febbraio 2022; https://www.amnesty.org/en/documents/mde15/5141/2022/en/ ; sintesi IT: https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi-un-crudele-sistema-di-dominazione-e-un-crimine-contro-lumanita/
– UN General Assembly, “Situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967, Francesca Albanese”, UN Doc A/77/356, settembre 2022; https://daccess-ods.un.org/access.nsf/Get?OpenAgent&DS=A/77/356&Lang=E ; sintesi e traduzione IT: https://www.assopacepalestina.org/2022/10/22/sintesi-del-rapporto-della-relatrice-speciale-delle-nazioni-unite-sul-diritto-dei-palestinesi-allautodeterminazione-e-allo-smantellamento-del-colonialismo/
– Al Haq, Israeli Apartheid. Tool of Zionist Settler Colonialism, novembre 2022; https://www.alhaq.org/advocacy/20931.html ; sintesi IT: https://www.invictapalestina.org/archives/47470
(2) Vedi questa guida dettagliata delle campagne globali mirate di boicottaggio, disinvestimento e pressione da parte dei consumatori.
(3) Vedi un esempio di lettera
(4) Esempio di punti da citare nelle risoluzioni
venerdì, 1° dicembre 2023
In copertina: Il movimento BDS Italia in manifestazione (foto gentilmente fornita da BDS)