Risponde BDS Italia
di Simona Maria Frigerio
In queste settimane in cui Israele continua, quasi indisturbata, a distruggere Gaza uccidendo migliaia di civili, tra cui oltre 5600 bambini in quello che si può ormai definire un autentico genocidio, molti tra di noi si sono sentiti impotenti – visto che nemmeno le Nazioni Unite sono riuscite a fermare la violenza di Israele.
Eppure la società civile ha ancora un peso se si sono ottenuti quattro giorni di tregua – sia quella israeliana che pretende la liberazione degli ostaggi, sia quella internazionale che vuole mettere fino al massacro e la costituzione di due Stati in quel territorio che fu mandato britannico e ha ereditato dal colonialismo europeo e dalle mire egemoniche statunitensi nell’area un conflitto che si protrae dal 1947.
Per questo abbiamo contattato BDS Italia, che da quasi vent’anni si batte perché finalmente i palestinesi possano avere un proprio Stato come riconosce loro, di diritto, l’Onu. Queste le risposte di una loro attivista.
BDS nasce 18 anni fa. Chi lo ha fondato e a quali scopi?
BDS: «Il Movimento è stato lanciato nel 2005 con un appello di oltre 170 organizzazioni (sindacati palestinesi, reti di rifugiati, organizzazioni di donne, associazioni professionali, comitati di resistenza popolare e altri organismi), la più grande coalizione della società civile palestinese. Ispirato dal movimento anti-apartheid sudafricano, l’appello palestinese al BDS sollecita una pressione non violenta su Israele affinché si conformi al diritto internazionale soddisfacendo tre richieste. Porre fine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellare il Muro (1). Riconoscere i diritti fondamentali dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla piena uguaglianza (2). E rispettare, proteggere e promuovere i diritti dei rifugiati palestinesi al ritorno alle loro case e proprietà come previsto dalla Risoluzione 194 delle Nazioni Unite (3). Questi 3 obiettivi unificano la lotta per i diritti di tutti i palestinesi: quelli che vivono sotto occupazione in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza, quelli che vivono come cittadini di serie B in Israele e quelli che vivono come rifugiati nei campi profughi (nei Territori Palestinesi Occupati e in vari paesi del Medio Oriente) e come esuli nella diaspora. Oggi il BDS, a 18 anni dalla sua nascita, è un movimento globale che sta ottenendo un impatto significativo nella lotta contro il regime di oppressione israeliano e le complicità che lo sostengono. Per esempio, in seguito alle pressioni delle campagne di boicottaggio le multinazionali Veolia, Orange e G4S si sono ritirate da Israele e una serie di investitori hanno disinvestito da società israeliane e internazionali complici. Molte imprese israeliane lamentano difficoltà a esportare i loro prodotti. L’ONU, la Banca Mondiale e altri esperti affermano che il BDS sta avendo un importante impatto economico su Israele e che questo potrebbe aumentare man mano che il movimento si sviluppa. Per questo Israele, con l’aiuto dei suoi alleati, cerca di fermare il BDS con azioni di diffamazione, principalmente l’accusa di antisemitismo, e misure di repressione. Per Amnesty International gli attivisti del movimento BDS sono ‘difensori dei diritti umani’ e l’Unione Europea ha riconosciuto la legittimità del BDS, ma in alcuni paesi sono state introdotte leggi anti-BDS».
Chi sostiene BDS a livello personale o politico?
BDS: «Da movimenti di massa che lottano per la giustizia razziale, sociale, indigena, economica, climatica e di genere e rappresentano decine di milioni di persone in tutto il mondo, nonché da dozzine di gruppi ebraici progressisti, inclusa Jewish Voice for Peace che conta migliaia di aderenti negli US. Con questi movimenti il BDS ha costruito collaborazioni basate sulla intersezionalità delle lotte. Personaggi internazionali tra cui i premi Nobel Arcivescovo Desmond Tutu, Annie Ernaux, Charles P. Smith, Mairead Maguire, Adolfo Peres Esquivel, Jody Williams, Rigoberta Menchú e Betty Williams, e autori influenti tra cui Naomi Klein, Stéphane Hessel, Judith Butler, tra molti altri, hanno sostenuto il BDS, l’embargo militare contro Israele o altre misure di responsabilizzazione di Israele in solidarietà con i diritti dei palestinesi. In Italia, hanno sottoscritto l’appello BDS organizzazioni come la FIOM CGIL, Pax Christi, Un Ponte Per e la Rete Ebrei Contro l’Occupazione. A partire dal 2009 il movimento si è sviluppato in maniera significativa, aggregando gruppi e associazioni solidali con la lotta dei palestinesi. La creazione della rete di BDS Italia ha posto le basi per aumentare la capacità di iniziativa del movimento BDS e permetterne il radicamento sul territorio nazionale con la nascita di nuovi gruppi locali. A BDS Italia aderiscono associazioni nazionali, come AssopacePalestina, Pax Christi e Un Ponte Per, e diversi gruppi organizzati in varie località diffuse sul territorio nazionale da sud a nord. Inoltre ci sono moltissimi soggetti (partiti, associazioni, sindacati, gruppi informali e singoli) che appoggiano il BDS e si mobilitano su campagne e iniziative (4). Gli obiettivi e le iniziative del movimento BDS, nonostante le difficoltà e le sfide, sono ormai presenti nel discorso pubblico sulla Palestina anche in Italia e cresce l’interesse delle persone solidali a intraprendere iniziative concrete di solidarietà partecipando al movimento BDS».
Le sanzioni contro Israele, visto che non ha mai rispettato le Risoluzioni Onu, non avrebbero dovuto essere imposte dalle Nazioni Unite già decenni fa?
BDS: «Certamente, avrebbero dovuto. Ma Israele – che ha costantemente rifiutato con protervia di adempiere alle tante richieste dell’ONU – è stato sempre protetto dagli Stati occidentali e soprattutto dagli Stati Uniti, che hanno bloccato qualunque azione concreta e garantito la sua totale impunità per i suoi innumerevoli crimini e violazioni della legalità internazionale. Infatti lo Stato ebraico garantiva e garantisce tuttora gli interessi economici e geopolitici occidentali in quell’area cruciale. Bisogna comunque ricordare che le Risoluzioni dell’Assemblea generale non sono vincolanti, mentre lo sono quelle del Consiglio di Sicurezza e con l’antidemocratico diritto di veto. Pochi mesi dopo la proclamazione dello stato di Israele, la Risoluzione dell’Assemblea n. 194 dell’11 dicembre 1948 chiedeva in particolare la protezione e il libero accesso ai Luoghi Santi, la smilitarizzazione e il controllo delle Nazioni Unite su Gerusalemme e il libero accesso alla città, il ritorno dei circa 750.000 profughi palestinesi cacciati dalle loro case e le loro terre dalle truppe israeliane: ma fu e resta a tutt’oggi inapplicata. E persino la Risoluzione (vincolante) del Consiglio di Sicurezza n. 242 del 22 novembre 1967, approvata da tutti e 15 gli Stati membri, che prevedeva il ritiro dai territori occupati da Israele dopo la vittoriosa ‘guerra dei 6 giorni’, in cambio del riconoscimento dello Stato ebraico da parte dei Paesi arabi, ribadendo il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, rimase e rimane inapplicata anche dopo il riconoscimento dello stato ebraico da parte di Egitto e Giordania, che firmarono trattati di pace. Infine, Israele ha respinto immediatamente – ponendosi ancora una volta fuori e contro il diritto internazionale – anche la recente Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2712 del 15 novembre 2023 (vincolante), approvata con l’astensione di Stati Uniti e Regno Unito e (per motivi opposti) della Russia, per pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi per gli aiuti in tutta la Striscia di Gaza per un numero di giorni non specificati».
Il movimento è internazionale, antirazzista e non violento ma in Germania è stato etichettato come antisemita dal Parlamento tedesco. Come avete risposto?
BDS: «Sebbene uno studio dello stesso Governo tedesco abbia rivelato che il 90% degli attacchi antiebraici in Germania sono perpetrati dall’estrema destra, il parlamento tedesco, nel maggio 2019 ha votato una mozione che demonizza il movimento anti-razzista BDS definendolo ‘antisemita’. Più di 240 studiosi ebrei e israeliani, compresi autorevoli studiosi dell’antisemitismo e della storia dell’Olocausto, hanno condannato questa presa di posizione ‘ingannevole’, dicendo che non è utile a “far avanzare l’urgente lotta contro l’antisemitismo” e ignora l’esplicita condanna del movimento BDS di “tutti forme di razzismo, incluso l’antisemitismo”. Simili attacchi al movimento BDS basati sull’accusa infamante di antisemitismo sono stati portati avanti in diversi altri Paesi con l’introduzione di leggi e provvedimenti che puntano a criminalizzare il movimento BDS. In queste settimane vediamo una escalation della repressione contro il movimento di solidarietà con i diritti dei palestinesi attraverso divieti di manifestare in alcuni Paesi come Francia e Germania o addirittura di sventolare bandiere palestinesi. Il movimento BDS respinge con forza queste accuse infamanti di antisemitismo. Aderendo alla definizione dell’ONU sulla discriminazione razziale, il movimento BDS non tollera qualsiasi atto o discorso che adotti o promuova, tra l’altro, il razzismo anti-nero, il razzismo anti-arabo, l’islamofobia, l’antisemitismo, il sessismo, la xenofobia o l’omofobia. Il movimento BDS è fermamente contro le ideologie politiche, le leggi, le politiche e le pratiche che promuovono il razzismo. Proprio per questo rifiuta il sionismo, in quanto costituisce il pilastro ideologico razzista e discriminatorio del regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid, che ha privato il popolo palestinese dei suoi diritti umani fondamentali a partire dal 1948».
Non dovrebbe essere chiaro all’opinione pubblica che una cosa è la critica della politica dello Stato di Israele e un’altra il disprezzo per una qualsiasi professione religiosa – dall’Islam al Cristianesimo, passando per l’Ebraismo e l’Ortodossia russa?
BDS: «Le campagne BDS prendono di mira lo Stato israeliano a causa della sua responsabilità per le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale e i governi, le aziende e le istituzioni che sono complici di queste violazioni. Israele tenta costantemente di equiparare la critica delle sue violazioni del diritto internazionale con l’antisemitismo e il sionismo con l’ebraismo. Da anni il governo di Israele e i suoi sostenitori cercano di contrastare coloro che criticano le violazioni israeliane dei diritti umani del popolo palestinese accusandoli di antisemitismo. Negli ultimi anni si sono fatte sempre più frequenti le pressioni di Israele e di gruppi a esso collegati su diversi Paesi occidentali affinché adottino la controversa “definizione provvisoria di antisemitismo” proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA, o Alleanza Internazionale per la memoria dell’Olocausto). La definizione dell’IHRA promuove un uso strumentale della falsa accusa di antisemitismo per impedire la critica delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele. L’attività di pressione condotta da Israele e dai suoi sostenitori affinché governi, regioni, comuni, università e altre istituzioni adottino la definizione IHRA intende proteggere Israele dalle critiche e da misure per fare in modo che sia chiamato a rispondere delle sue azioni. La definizione IHRA minaccia inoltre la libertà di espressione e la libertà accademica, e costituisce un attacco sia al diritto dei palestinesi all’autodeterminazione che alla lotta per la democratizzazione di Israele. BDS Italia ha criticato la definizione IHRA in un documento intitolato “Combattere l’antisemitismo. Difendere la libertà di espressione”. Come ha spiegato l’organizzazione ebraica statunitense Jewish Voice for Peace, Israele afferma di agire a nome di tutti gli ebrei, ma un numero sempre crescente di ebrei affermano che sono contrari alle azioni di Israele. In queste settimane abbiamo visto imponenti manifestazione di gruppi ebraici progressisti contro il genocidio a Gaza e contro il sistema di oppressione israeliano, in particolare negli Stati Uniti. Qualche giorno fa oltre 1.000 intellettuali di origine ebraica (scrittori, giornalisti, registi, attori, artisti, tra cui Judith Butler, Keith Gessen, Nan Goldin, David Grossman, Naomi Klein, Adam Shatz) hanno firmato una lettera che vuole “sconfessare la diffusa narrativa secondo cui qualsiasi critica a Israele è intrinsecamente antisemita” Un numero crescente di ebrei in tutto il mondo sostengono il BDS».
Non è semanticamente impossibile, oggi che lo Stato di Israele si è identificato con la nazione degli ebrei, criticare il suo Governo senza, implicitamente, contestare la sua maggioranza religiosa?
BDS: «Il BDS non è contro i cittadini israeliani né tantomeno contro gli ebrei, ma contro le politiche del loro governo, colpisce le complicità con il sistema di oppressione, non l’identità. Come spiegato precedentemente l’equiparazione sionismo uguale ebraismo è assolutamente strumentale. Il fatto che con la legge dello Stato Nazione approvata nel 2018 si tenti di identificare Israele con tutti gli ebrei e lo si definisca come la patria del solo popolo ebraico, rivela definitivamente la sua profonda natura razzista e suprematista. Nei suoi principi fondamentali la legge afferma inequivocabilmente tre punti: “(a) La terra di Israele, su cui è stato fondato lo Stato di Israele, è la patria storica del popolo ebraico; (b) Lo Stato di Israele è lo Stato-Nazione del popolo ebraico, in cui esso esercita il proprio naturale, culturale, religioso e storico diritto all’autodeterminazione; (c) L’esercizio del diritto all’autodeterminazione nello Stato di Israele è esclusivo del popolo ebraico”. Oltre a stabilire un presunto stretto rapporto tra Israele e tutti gli ebrei, non solo quelli con cittadinanza israeliana, questa legge afferma in modo inequivocabile la supremazia ebraica sulle altre componenti della popolazione dello Stato (oltre il 20% dei cittadini sono palestinesi e di altre minoranze non ebraiche) che già precedentemente erano sistematicamente discriminate da una serie di leggi che limitavano i loro diritti».
La situazione in Palestina è precipitata e la comunità internazionale così come l’Onu sembrano impotenti di fronte alla strage di civili perpetrata da Israele. Almeno il mondo arabo, in questo momento, sta riuscendo a rispondere compattamente o, ancora una volta, prevalgono interessi economici e filo-statunitensi?
BDS: «I popoli degli Stati arabi sono stati sempre, e più che mai ora, solidali con i palestinesi e per il riconoscimento dei loro diritti alla libertà, l’uguaglianza e l’autodeterminazione. Ben diverso è il comportamento dei loro governi, che sono tutti autoritari quando non apertamente dittatoriali e ferocemente repressivi (come ad esempio l’Egitto, grande alleato di Stati Uniti e Italia e generoso acquirente delle loro armi), alcuni dei quali hanno buone o ottime relazioni con Israele. Naturalmente in queste settimane, di fronte al genocidio dei palestinesi in corso, non possono ignorare le oceaniche proteste e manifestazioni popolari e si mostrano molto critici, a parole, verso lo Stato ebraico. Ma il loro schieramento filo-statunitense non è assolutamente messo in discussione. La prova di ciò è l’assenza di qualsiasi misura di contrasto, ritorsione economica o sanzioni nei confronti di Israele».
La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata sul prossimo Numero di InTheNet di venerdì, 1° dicembre
(1)«Il diritto internazionale riconosce la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, Gaza e le alture del Golan siriane, come occupate da Israele. Come parte della sua occupazione militare, Israele ruba terra e costringe i palestinesi in ‘bantustan’, circondati da posti di blocco, insediamenti, torri di guardia e da un muro di apartheid illegale. Da 16 anni Israele ha imposto un assedio medievale a Gaza, trasformandola nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Israele inoltre effettua regolarmente attacchi su larga scala contro Gaza che sono ampiamente condannati in quanto costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità» (BDS)
(2) «Un quinto dei cittadini israeliani sono palestinesi rimasti all’interno delle linee dell’armistizio dopo il 1948. Sono soggetti a un sistema di discriminazione razziale sancito da più di 50 leggi che influiscono su ogni aspetto della loro vita. Nel 2018 il parlamento israeliano ha approvato la Legge sullo Stato Nazione che definisce Israele come ‘la casa nazionale del popolo ebraico’, negando uguali diritti ai non ebrei. Il governo israeliano continua a sfollare con la forza le comunità palestinesi in Israele dalle loro terre. I leader israeliani incitano regolarmente e apertamente alla violenza razziale contro di loro» (BDS)
(3) «Fin dalla sua fondazione violenta nel 1948 attraverso la pulizia etnica di più della metà della popolazione indigena della Palestina, Israele si è proposto di controllare quanta più terra e di sradicare quanti più palestinesi possibile. Come risultato di questo sistematico sfollamento forzato, ora ci sono più di 7,25 milioni di rifugiati palestinesi. Viene negato loro il diritto di ritornare alle proprie case semplicemente perché non sono ebrei» (BDS)
(4) «Oltre 300 attività commerciali, associazioni culturali e sportive, sindacati, movimenti in tutta Italia si sono dichiarati Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI)e si sono impegnati a combattere ogni forma di razzismo e discriminazione. Gli SPLAI sostengono la lotta globale, guidata dai palestinesi, per smantellare l’apartheid israelianae il colonialismo di insediamento, impegnandosi a non intrattenere rapporti con istituzioni e imprese coinvolte nelle violazioni del diritto internazionale e che sostengono le politiche israeliane che negano i diritti umani fondamentali dei palestinesi» (BDS)
venerdì, 24 novembre 2023
In copertina: Immagini dalle manifestazioni che si stanno svolgendo in tutto il mondo a favore del popolo palestinese (gentilmente fornita da BDS)