La Street Art torna protagonista a Pisa
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
La nuova proposta di arte contemporanea in una tra le capitali dei murales del nostro Paese occuperà, fino al 7 gennaio 2024, gli spazi di Palazzo Blu, della Chiesa della Spina e arricchirà di nuovi murales il Museo urbano di Porta a Mare.
Iniziamo da Kobra, artista brasiliano classe 1975 che, in consonanza con gli artisti esposti in Avanguardie, Capolavori dal Philadelphia Museum of Art, ospite sempre a Palazzo Blu, espone al piano terra una serie di tele in tecnica mista che propongono i ritratti iperrealisti e dai colori sgargianti dei grandi Maestri in mostra nelle sale attigue. Il piglio più giocoso si avverte con un Mondrian che strappa la propria tela (in omaggio a Lucio Fontana?), Picasso che sguazza nella vasca da bagno (come nella celebre foto di David Douglas Duncan) tra bolle di sapone e papere, e nel rimando agli orologi che paiono sciogliersi de La persistenza della memoria, icona/emblema di Salvador Dalí.
Nelle fondamenta, il secondo nucleo tematico. Qui Aris espone le sue ceramiche fortemente anni 30 tra il vasellame antico delle collezioni permanenti di Palazzo Blu. Lui e gli altri street artists – ospiti della dimora nobiliare – si sono ispirati al tema della Bauhaus e delle arti applicate – ovvero il design come forma di democratizzazione dell’arte, grazie alla sua riproducibilità, con oggetti ideati da artisti per la produzione industriale e un uso quotidiano. Una riproducibilità dell’arte lontana dall’interpretazione di Andy Warhol che, decenni dopo, promuoverà il medesimo principio ma per elevare oggetti e stampe della società industriale e consumistica, grazie alla firma, a opere d’arte per pochi ‘eletti’ (traducasi ‘ricchi’).
Terzo step al secondo piano, ossia nella dimora nobiliare (un piacere in sé grazie all’ottima conservazione di arredi e suppellettili di pregio), dove ceramiche d’autore e piccole sculture, scelte dagli stessi artisti e dal curatore, Gian Guido Grassi, sempre in base alla filosofia della Bauhaus, sono sparse come oggetti di design tra gli arredi d’epoca.
Inquietanti le piccole sculture di Gio Pistone che rimandano vagamente ad Alice nel Paese delle meraviglie, ma in chiave perturbante. Un tappeto con fantasia non figurativa, firmato da 108, fa mostra di sé nella Sala da musica, mentre la scultura Texture Urbane di Etnik attira l’attenzione per quel mix di Cubo di Rubik (oggetto culto di un’intera generazione) e un uso esuberante di materiali diversi.
Passiamo oltre Non Plus Ultra di Gonzalo Borondo perché di lui parleremo più approfonditamente in seguito. L’opulenza delle figure di Zed1 (a metà strada tra Botero e il Tim Burton di The Nightmare before Christmas) riecheggiano in Differente specie Stesso amore, due ceramiche opalescenti che fanno bella mostra di sé sul lungo tavolo di legno lucido; mentre è Massimo Sospetto a regalarci Libri. Evoluzioni grafiche di no – piccoli capolavori grafici di matrice costruttivista russa. E infine, nella biblioteca domestica, la lavagna di Moneyless, Blackboard Series 3, quasi a suggerirci che un tempo era in questa stanza che i precettori avrebbero insegnato ai rampolli nobiliari.
Il penultimo step è a qualche centinaio di metri da Palazzo Blu, nella raccolta atmosfera di Santa Maria della Spina. Qui ritroviamo Gonzalo Borondo con l’installazione altamente emozionale (grazie anche alla location perfetta), Non Plus Ultra. Una serie di lastre di vetro lavorate con la tecnica del glass scratching, in bianco e nero, che propongono una doppia immagine ad infinitum. Da un lato l’essere umano in posizione quasi cristologica, in croce o a sostenere il peso del mondo – atlante o dio – e, dall’altro lato, una colonna corinzia, elemento architettonico che, aldilà dello stile, è di per sé portante. Borondo va oltre l’abitare uno spazio in maniera funzionale o rendere l’arte e la bellezza accessibili (tra i fini della Bauhaus) regalandoci un’immersione subliminale in un inconscio collettivo dolente ma ancora in grado – nella manifestazione di una vicinanza voluta – di comprendere e affermare che insieme possiamo farcela, perché nessuno si salva da solo. Messaggio vibrante come un diapason in questi tempi bui.
Ultima tappa l’incontro con Kobra che sta eseguendo il suo nuovo murale su una parete del Centro Maccarone – tra la Stazione di Pisa Centrale e la piazzetta in cui è visibile uno tra i capolavori di Keith Haring, Tuttomondo.
Nei prossimi mesi la città si arricchirà di altri murales – ovvero di arte e di bellezza. Non ci credete? Michelangelo e Botticelli dipingevano su soffitti e pareti o preferivano la tela? E l’arte contemporanea quanto deve a Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros? Non è il museo a creare arte, non è il luogo a elevare l’opera. Ancora oggi, se le opere di Banksy sono battute all’asta a 22 milioni di euro, Jorit può sfidare i mass media occidentali regalando bellezza a Mariupol col suo magnifico murale. Perché l’arte sa ancora parlare agli esseri umani, e può farlo anche più apertamente e democraticamente quando lo fa in strada.
Il Festival della Strada continua:
fino a domenica 7 gennaio 2020
orari per entrambe le sedi espositive: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle 19,00; il sabato, la domenica e i festivi dalle ore 10.00 alle 20.00
a cura di Gian Guido Grassi
Palazzo Blu
Lungarno Gambacorti, 9 – Pisa piano terra:
Kobra presenta:
Avanguardie
sotterraneo e Dimora nobiliare:
108, Moneyless, Etnik, Zed1, Aris, Gio Pistone, Massimo Sospetto presentano:
Bauhaus in chiave street arte
Chiesa di Santa Maria della Spina
Lungarno Gambacorti – Pisa
Gonzalo Borondo presenta:
Non Plus Ultra
(installazione)
Nel quartiere Porta a Mare saranno inaugurati nuovi murales durante il periodo di esposizione
venerdì, 17 novembre 2023
In copertina: Non Plus Ultra di Gonzalo Borondo, in mostra nella Chiesa di Santa Maria della Spina, © Rachele Santorelli (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Palazzo Blu)