Si sfiora il disastro nucleare mentre le bombe a grappolo colpiscono Donetsk
di Simona Maria Frigerio
In queste ultime settimane l’attenzione dei mass media si è focalizzata su Israele e sul suo tentativo di radere al suolo Gaza e, poi, operare via terra quello che si può qualificare come un rastrellamento casa per casa – il che dovrebbe riportare alla mente tragiche memorie, a noi europei, di partigiani, ebrei e comunisti nel mirino dei nazifascisti, scovati e trucidati spesso insieme alle popolazioni civili. Se solo coltivassimo ancora la memoria…
Nonostante ciò, l’Operazione Speciale in Donbass prosegue, sebbene quando un fatto scompaia dal teleschermo paia scomparire anche dalle nostre coscienze e, quindi, non appartenere oltre alla realtà – come accaduto per l’Afghanistan, passato da campo di battaglia per la lotta senza tregua degli States contro i talebani a Paese che si può consegnare agli stessi talebani in quanto ormai nessuno rammenta più il perché lo abbiamo bombardato per vent’anni.
Tra le ultime news, riportate dalla Tass e riprese dalla portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, vi è il tentativo del regime di Kyiv, nella serata del 26 ottobre scorso, di attaccare l’impianto nucleare di Kursk con tre droni. Uno di questi, “carico di esplosivi ha colpito un deposito di stoccaggio di rifiuti nucleari dell’impianto, danneggiandone i muri. Gli altri due sono caduti sugli uffici amministrativi” (t.d.g.). Sempre secondo Zakharova, i velivoli senza pilota avevano “componenti forniti dai Paesi occidentali”.
L’impianto per l’energia nucleare a scopi civili di Kursk è situato sulla riva del fiume Sejm, a 40 km da Kursk e a soli 3 da Kurčatov. Come apprendiamo dal sito ufficiale, l’impianto nucleare è tra i tre più grandi del Paese e tra i quattro maggiori produttori di energia dell’intera Russia, rifornendo 19 regioni del Distretto Federale Centrale. La sua esplosione cosa avrebbe causato, quindi? Tenendo conto che dei quattro reattori – tutti di classe RBMK, simili quindi al numero 4, presente nell’impianto di Černóbyl’ – solamente il primo è stato spento definitivamente nel 2021 (mentre gli altri continuano a funzionare in attesa dei due nuovi VVER), potremmo semplicemente avere sfiorato una catastrofe nucleare.
Pensando a quanto capitò nel 1986 a Černóbyl’ e a quanto impattò la nube tossica con ricaduta di materiale radioattivo sull’intera Europa; o a quanto sta impattando l’incidente nell’impianto nucleare giapponese di Fukushima Dai-ichi, soprattutto a livello ittico (a causa dello scarico in mare dell’acqua contaminata), è evidente che attaccare l’impianto di Kursk è un atto criminale le cui conseguenze ricadrebbero sulla popolazione civile russa ma anche ucraina e di molti Paesi europei.
Ovviamente non prendiamo nemmeno in considerazione che siano stati i russi ad auto-bombardarsi – come hanno ripetuto i media occidentali per mesi riguardo agli attacchi di Kyiv contro la centrale nucleare di Zaporižžja: fake news ‘spacciate’ per mistificare la realtà secondo una tecnica che, oggi, è al servizio dei massacri degli israeliani nella Striscia di Gaza.
L’Ucraina spera o pensa davvero di poter riaccendere i riflettori su di sé – conquistando ulteriori finanziamenti e armi occidentali a sufficienza solo per proseguire una guerra che la sta dissanguando di uomini e mezzi di sussistenza, e sta inquinando il suo territorio per le generazioni a venire – con tali mezzi? Forse sarebbe il caso che qualche suo ‘alleato’ le facesse presente che non sarà provocando un disastro nucleare – che dovremmo affrontare a livello di intero continente – che riconquisterà il ‘cuore’ degli abitanti di Crimea e Donbass. Come non lo ‘riconquisterà’ lanciando altre munizioni a grappolo (le quali, secondo secondo le dichiarazioni degli States – che gliele hanno fornite – sarebbero state utilizzate solamente su obiettivi militari e al fronte) sugli abitati del Donbass: come accaduto con i missili Uragan MLRS che hanno colpito in questi giorni il tetto di un edificio residenziale nel quartiere Budennovsky di Donetsk. O ancora, non saranno più ‘amati’ colpendo le scuole – come ricerisce Ria Novosti, in merito a un attacco missilistico del 27 ottobre, ad opera delle truppe ucraine contro una scuola nel villaggio di Novochervonoye nella Repubblica di Lugansk, dove si svolgeva una festa con una ventina di bambini e i loro genitori. Chissà come giustificherà – un giorno – il regime di Kyiv tutti questi sforzi per liberare delle popolazioni – che apparentemente si sentono già liberate – uccidendole.
venerdì, 3 novembre 2023
In copertina: Černóbyl’, nella foto di Wendelin Jacober da Pixabay