Nuova tappa nel Vietnam più autentico
di Francesco Angiolini
Dalla città di Ha Long mi sposto a Ninh Binh, città un po’ più a sud di Hanoi, ancora nel nord del paese.
Ninh Binh mi fa bene all’anima, subito, dai primi momenti in città. Sceso dal pullman verso le 5 del pomeriggio, mi ritrovo a percorrere la strada adiacente alla stazione ferroviaria e nel mentre sono sommerso dai saluti di bambini/e e ragazzi/e probabilmente appena usciti da scuola. Le immagini di questi bimbi che mi sorpassano in bicicletta e mi gridano «Hello» sventolando la mano e sorridendo anche con gli occhi, oltre che con le labbra, mi riempie il cuore di gioia curando tutto d’un colpo l’amarezza che mi portavo dietro dall’atmosfera un po’ controversa di Ha Long.
Nel tragitto verso l’ostello mi viene incontro un senso di pace, con sorrisi e saluti da parte di bambini e adulti tanto che mi chiedo se sono effettivamente in una città abbastanza grande qual è Ninh Binh – o se sono capitato in un villaggio.
Dopo aver sbagliato ostello a causa delle difficoltà che ancora ho a utilizzare le mappe offline – quando termino il credito internet giornaliero – e mentre mi sto dirigendo verso quello corretto, con gli zaini che mi pesano sulle spalle, dopo quasi un’ora di camminata vengo invitato… a un matrimonio. Come? Ebbene sì, anche questo è il Vietnam! La strada che ho di fronte è completamente occupata da un tendone, all’interno del quale sono obbligato a passare, in mezzo ai tavoli dei convitati. Mentre cerco di evitare di fare danni con i miei ingombranti zaini sono invitato, a più riprese, a sedermi per assaggiare non ben definiti alcolici e pietanze varie. Essendo parecchio stanco e desiderando giungere in ostello per rilassarmi, arraffo al volo uno spiedino di carne e, ringraziando e augurando felici festeggiamenti, saluto questi ‘strambi’ convitati – un po’ alticci.
Parliamo ora un po’ di Ninh Binh. La città – per quanto si sente dire – non offre nulla di particolare, ma è utilizzata come appoggio per visitare i paesaggi circostanti. È definita la ‘Ha Long Bay di terra’ grazie alle sue montagnole che si stagliano, numerose e imponenti, non sull’acqua ma sulla terraferma. Le zone da visitare sono quelle di Tam Cốc e di Tràng An, dove il paesaggio è pressoché simile, ovvero disseminato di formazioni calcaree a strapiombo sul fiume navigabile, sul quale si può fare anche un piacevole giro in barca manovrata – solitamente con i piedi – da un abitante locale. Allontanandosi un po’ di più, verso nord, si trova Van Long, una riserva naturale paludosa dove vivono diverse specie animali. Un po’ più lontano ancora, sempre a nord di Ninh Binh, è possibile visitare il parco nazionale Cuc Phuong, che ospita diverse specie, compresi alcuni primati come i tenerissimi langur – in via di estinzione.
Nel mio secondo giorno in città visito il mercato, che sorge a lato dello stadio di calcio. Qui ritrovo un po’ di vita vera vietnamita: si vendono la carne (in maniera ben poco igienica), vestiti, frutti vari, tra cui il mangostano, il rambutan e il jackfruit (simile al durian thailandese), granchi e pesci vivi che boccheggiano. Grazie a un gentile signore che mi fa entrare riesco anche a visitare, gratuitamente, l’interno dello stadio cittadino dove giocava le partite casalinghe (prima di fallire a causa di una brutta storia di match fixing, 1) il Ninh Binh FC, ex squadra militante nella serie A vietnamita.
Poco dopo mi capita un incontro particolare con una donna sui 30-35 anni che, vedendomi passeggiare, scende dalla bicicletta e, rispondendo al mio saluto, inizia a intavolare un discorso chiedendomi da dove vengo e quanto starò in Vietnam, fino ad arrivare a domandarmi – in un inglese un po’ improvvisato – se sono single e se abbia voglia di conoscerla meglio.
Avendo ovviamente declinato, seppur ringraziando, l’invito mi dirigo verso un luogo che ancora non so quanto sia spettacolare. Si tratta dell’antica Hoa Lư. Infatti, a pochi chilometri da Ninh Binh, è ancora visitabile quella che fu la capitale del Vietnam intorno al X secolo. Sebbene in parte ricostruita, la città mi lascia a bocca aperta in quanto di una bellezza inaudita. Mi inoltro in un paio di vie disseminate di locali e ristorantini e addobbate con lanterne quando, scorgendo il fiume, vedo il sole riflesso sull’intero corso d’acqua. Non avevo più guardato l’ora: ma la sorte mi ha portato qui proprio per il tramonto! Mi sposto sul ponte che collega la cittadina a un isolotto e rimango incantato a gustarmi il calare del sole. Attraversando il ponte scopro anche due pagode che, all’imbrunire, si accendono e si colorano di una tinta dorata che, riflessa sull’acqua, assomiglia a un gioiello luccicante. Mi perdo volutamente per un paio d’ore, salendo in cima a una montagnola dove trovo un piccolo tempio: mi accompagnano una musica molto dolce, le lanterne e una sensazione di pace e tranquillità. Sembra veramente di trovarsi in un mondo fatato.
Il regalo più grande, Ninh Binh me lo offre la mattina – decisamente più tendente al mezzodì che all’alba – quando mi risveglio pensando di essere solo in stanza, e scopro al contrario di aver disturbato con la mia sveglia (per buona parte della mattinata) una ragazza italiana di nome Alice. Mi racconta di essere in viaggio da sei mesi e di aver vissuto – non visitato – l’Asia praticamente in senso contrario di come farò io. Sentendola raccontare un po’ di esperienze capisco subito che ha la mia stessa passione per le altre culture e per il viaggio: anche lei è un po’ ‘Crazy Tripper’.
Dopo un po’ di chiacchiere, mi accompagna a provare una zuppa in un locale tipico nel quale, da solo, non sarei mai entrato – perché ho ancora dei ‘passi mentali’ da fare per quanto riguarda il cibo. Decidiamo di condividere le giornate che abbiamo a disposizione per visitare le bellezze attorno a Ninh Binh. Il primo giorno andiamo, un po’ da matti, a Tam Cốc a piedi – per un totale di 25 km circa tra andata e ritorno. Evitando la classica attività turistica, che consiste nel farsi portare da una barca lungo il fiume, riusciamo comunque a godere di viste stupende: mi mostra come far volare un drone e scopriamo altri luoghi un po’ meno inflazionati, come le Buffalo Caves. Ritorniamo in città al buio, con la strada illuminata dalle torce dei telefonini, tra villaggi e natura.
Il secondo giorno insieme è quello che mi ha regalato più emozioni fino ad ora. Mi convince ad affittare un motorino che guiderà chiaramente lei, in quanto io sono negato (non avendo mai provato la guida di un mezzo a motore a due ruote). E le sono grato perché, se fosse stato per me, eravamo ancora per strada in bicicletta. Affittato il mezzo e fatto rifornimento ci dirigiamo verso il parco nazionale Cuc Phuong. I 50 chilometri che ci separano dal parco ci regalano qualche inconveniente al motore risolto, per fortuna, per il meglio ma, soprattutto, panorami mozzafiato. All’interno del parco ci immergiamo in una vera e propria foresta pluviale e, per me, essendo la prima è stupendo fissare queste piante di dimensioni enormi e respirare a pieni polmoni l’odore buono della natura. Il trekking che decidiamo di percorrere è di 7 km ed è sicuramente meno rilassante in quanto è un continuo saliscendi di gradini – che mi riportano alla mente i ricordi di quando gareggiai ai campionati italiani di corsa in montagna, anni e anni fa, immerso in un’umidità incredibile. Il mio corpo non è abituato a questo clima e si deve adattare. Ciò non toglie che l’esperienza sia stata strepitosa e si sia conclusa con ulteriore regalo, ovvero il mio primo avvistamento di una scimmia in natura. Ritorniamo con il vento addosso e la felicità nel cuore, attraversando villaggi e natura, fermandoci a mangiare nel primo posto che ci ispira e assaggiando cibi che non sappiamo esattamente cosa siano.
Nei giorni successivi, prima di spostarmi a Huế, nel centro del Vietnam, ho ancora tempo di tornare a Hoa Lư. Così si conclude questa bellissima settimana: grazie Ninh Binh!
(1) Partite truccate
venerdì, 20 ottobre 2023
In copertina e nel pezzo: Foto di Francesco Angiolini (tutti i diritti riservati)