Il Grande Progetto Sibari presentato dal Direttore Filippo Demma
di Lorena Martufi
In occasione della Settimana della Protezione civile, si inaugura la mostra fotografica dedicata all’alluvione di dieci anni fa nella Piana di Sibari, introdotta da un importante Seminario su quanto accadde ma, soprattutto, sulla salvaguardia del nostro patrimonio culturale per il presente e il futuro.
Chi c’era in quegli anni, se lo ricorda bene. L’incubo dell’acqua e poi del fango che sommerse un’intera città, anzi tre. L’alba del 18 gennaio 2013 fu un tragico risveglio per gli abitanti della Piana di Sibari. Un’alluvione stava provocando l’allagamento dell’area: il Crati rompeva gli argini e si riversava nei campi, coprendo interamente il parco archeologico. L’antica Sybaris, colonia degli Achei, distrutta nel 510 a.C. dai crotoniani, fu sommersa dal fiume – dai mosaici alle terme, dalla necropoli al teatro, ai cortili, ai pozzi, alle ville romane: ogni cosa fu sepolta dal fango trascinato dal Crati.
La furia della natura, provocata dalle piogge abbondanti, gli agrumeti d’intorno che formavano un argine che non consentiva il flusso delle acque, l’incuria dell’uomo che aveva puntualmente dimenticato la manutenzione delle pompe, diedero vita a un doppio incubo, la faccia della stessa medaglia.
L’acqua che scava la pietra, prima; il fango, poi, che asciugandosi si fa crosta – e minaccia la rovina del sito archeologico, patrimonio culturale eccezionale non solo per la nostra terra, ma per il mondo intero.
Scorrendo le foto della mostra che mantiene nel titolo il dramma consumato dalla tragedia, Fango / Memoria. Cronache della piena – scatti dei cittadini, donati al Museo nel corso dell’anno, in occasione del decimo anniversario della disastrosa piena che allagò gran parte della Piana di Sibari – si rivive il trauma che ha segnato per sempre la nostra memoria collettiva: nelle sirene dei Vigili del fuoco, nelle pompe idrovore in primo piano degli uomini della Protezione civile e del Consorzio di bonifica, chiamati a fare il miracolo nella lotta inesorabile contro il tempo per asciugare, risucchiare ed evitare che quell’impasto di terra micidiale diventi fango.
Nessuna inaugurazione ufficiale per aprire la mostra al pubblico, il 13 ottobre 2023, ma un Seminario voluto dal direttore Filippo Demma, ormai popolare anche fuori dalla regione per aver disinnescato certi meccanismi desueti dell’istituzione culturale, che l’hanno portata, in passato, solo alla sua decadenza. Un’iniziativa che, nelle parole dello stesso Demma, «ci rende orgogliosi perché ci mette in contatto con il corpo della Protezione civile, nazionale e regionale, fondamentale per la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale in una regione molto fragile, dal punto di vista ambientale, come la nostra».
Nella sala Ippodamea, all’interno del Museo archeologico della Sibaritide, dopo i saluti di Demma, sono seguiti quelli del dottor D’Adamo, capostaff della Protezione civile, in collegamento telefonico da Caserta, che ha posto l’accento, a nome di tutto il Consiglio di amministrazione, su alcuni errori fatti nella fase di recupero dell’area alluvionata, di certo «una battaglia che non è stata facile». Egli ha inoltre ricordato il vertice con le forze dell’ordine, anno 2019, in cui «vennero fuori delle mancanze, ancora oggetto di altri organi» e ha aggiunto: «Siamo impegnati in prima linea e vogliamo essere un punto di riferimento anche come laboratorio di promozione, di tutela e di amore per un’area del passato a cui, spesso, coloro che nel tempo si sono avvicendati non hanno voluto bene».
La parola è passata, quindi, a Sergio Sabato, dirigente del Servizio Rilievo del Danno della Protezione civile nazionale (che supporta anche la salvaguardia dei beni culturali in emergenza), il quale ha ricordato come l’evento cada nella Settimana nazionale della Protezione civile, volta a promuovere e a sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza delle attività di protezione civile, in particolare quelle rivolte alla prevenzione. L’avvocato Domenico Costarella, Direttore generale del Dipartimento Protezione civile della Calabria, ha infine ribadito l’importanza di questa giornata per il suo settore, ma anche per la cultura della Regione.
Nei video a corredo della mostra, nelle sale multimediali del Museo, scorrono in loop le interviste ai protagonisti della tragedia, tra i quali il sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso, e l’allora ministro in carica per la coesione territoriale, Fabrizio Barca. Sette minuti di blob in cui si ripercorrono le emozioni ancora vive di quelle giornate, ora patrimonio della nostra identità, rappresentata dai saluti istituzionali di Leonardo Sposato, assessore ai Lavori pubblici e Ambiente con delega alla Protezione civile di Cassano allo Ionio, che ha ricordato come quelle immagini del 2013 furono un «momento drammatico non solo per Sibari, ma per il mondo intero».
Negli interventi successivi si è sottolineata l’importanza della salvaguardia dei beni culturali in momenti di emergenza. E ancora, Sergio Sabato ha relazionato sul Servizio nazionale della Protezione civile e riguardo alla tutela dei beni culturali; seguito dall’avvocato Costarella, che ha ricordato il ruolo del volontariato nelle summenzionate.
A conclusione della prima parte del seminario, si è ascoltata la relazione di Giampiero Rizzo, Comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Cosenza sulle competenze del Corpo nella salvaguardia dei beni culturali.
Nella seconda parte dei lavori si sono succeduti la dottoressa Maria Mallemace, Segretario regionale del Ministero della Cultura, sulla gestione dei beni culturali in emergenza sismica e idrogeologica; e il direttore Filippo Demma, che è intervenuto con una relazione intitolata Prevenire è meglio che curare. L’esperienza del Parco archeologico di Sibari. Demma ha sottolineato «l’importanza dei ricordi della comunità, presenti nella mostra fotografica partecipata»; e dei reperti fotografici inseriti tra i materiali raccolti – come il fango dell’epoca, esposto nel Museo a firma di Enzo Palazzo.
Una mostra che ha un doppio registro: emotivo e culturale – nelle parole dello stesso Demma – e che serve per tenere viva l’attenzione e insieme conservare la memoria affinché ciò che è successo in passato non si ripeta, o almeno se ne limitino i danni e le conseguenze.
Nella prima parte del suo intervento, Demma ha annunciato che, a breve, ai siti archeologici di Sibari, Thurii e Copia saranno aggiunti quelli della Provincia di Crotone, che diventeranno un unico sito. Sibari e Crotone, storicamente nemiche, torneranno a essere sorelle.
È emersa altresì, dalla relazione di Demma, una mappatura dei siti che, al momento, appaiono disarticolati, dispersi in quattro nuclei, a cui si aggiunge quello del Museo Nazionale archeologico della Sibaritide: caratteristica, questa, che li rende difficili da gestire. Non va inoltre dimenticata la Strada Statale 106 che espone il Parco di Sibari ad altre criticità, oltre a quelle delle azioni criminali che permeano il territorio, e che lo rendono obiettivo sensibile anche per la ʻndrangheta.
Eppure dal 2 novembre 2020 il sito archeologico ne ha fatta di strada, tanto che si parla di una ʻDemma revolution’, il che fa sperare quasi nel miracolo per una realtà poco abituata all’eccellenza.
E se dall’elemento acqua Sibari trae la sua forza, potenzialmente le viene dallo stesso anche la minaccia di distruzione. Il logo, realizzato dall’Università Federico II, che ripensa la complessità di Sibari proprio a partire dal suo rapporto con l’acqua, diventa il simbolo che conserva l’elemento tragico ma che esprime contemporaneamente la novità della direzione attuale, tesa a ripensare anche la strategia di prevenzione del rischio idrogeologico connaturato, da sempre, al Parco archeologico.
Demma, infine, ha presentato al pubblico il Grande progetto Sibari per la prevenzione e l’emergenza, con la riduzione di rete delle pompe wellpoint, che attualmente sono attive 24 ore su 24, e la costruzione di un complesso ingegneristico di canalizzazioni esterne all’area archeologica. Oltre a questo, il Safety and Security Project, risultato di un protocollo fra Ministero della Cultura e Ministero degli Interni, avrà lo scopo di promuovere la diffusione di migliori condizioni di legalità e sicurezza in aree strategiche al fine di generare meccanismi di crescita economica. Un presidio tecnologico per realizzare un modello multidisciplinare integrato per la gestione della sicurezza dell’area e, insieme, per innalzare gli standard di legalità.
Un approccio rivoluzionario che unisce tecnologia, talento e rispetto verso se stessi, la comunità e tutto il territorio, per correre insieme dalla storia, verso il futuro.
La mostra continua:
Museo Nazionale archeologico della Sibaritide
Località Casabianca
Cassano allo Ionio (CS)
fino a giovedì 30 novembre 2023
Fango/Memoria. Cronache dalla piena
Cronistoria fotografica dell’alluvione del 2013
venerdì, 20 ottobre 2023
In copertina: L’invito all’inaugurazione della Mostra