Lettera aperta
di La Redazione di InTheNet
Riceviamo e pubblichiamo, senza commenti, le dichiarazioni dell’Ambasciatrice. A lei e al popolo palestinese il nostro cordoglio, la nostra solidarietà e il nostro sostegno.
Il Direttore, Simona Maria Frigerio
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Dichiarazione dell’Ambasciatrice di Palestina S.E. Abeer Odeh
18 ottobre 2023
Un senso di oppressione, impotenza e umiliazione è ciò che provo di fronte al massacro di più di 500 civili palestinesi inermi, comprese donne e bambini, uccisi a sangue freddo, oltrepassando ogni limite, mentre cercavano inutilmente riparo dalle bombe delle forze di occupazione rifugiandosi nell’Ospedale Battista di Al-Ahli Arabi, a Gaza City. Un ospedale, un rifugio appartenente alla Chiesa, che era già stato colpito da Israele e che adesso è andato completamente distrutto, insieme alle vite di chi è morto e di chi resta.
Che siano state le bombe israeliane a portare a termine una tale nefandezza è evidente: l’avevano detto, l’hanno fatto. Qualsiasi altra illazione o tentativo di manipolazione non merita risposta e deve essere semplicemente perseguito legalmente. Siamo abituati alle menzogne con cui Israele cerca di coprire i propri crimini ma non possiamo tacere di fronte ad esse. Non lo abbiamo fatto quando le forze di occupazione hanno ucciso la nostra giornalista Shireen Abu Akleh tentando poi di attribuire la responsabilità della sua morte a chi l’amava e la stimava, non lo faremo adesso. La verità è che siamo tutti testimoni di un crimine di guerra atroce, che resterà per sempre, nella Storia, una macchia indelebile sulla coscienza dell’umanità, rimasta a guardare senza fare nulla per impedire che il governo terrorista di Israele, ormai allo sbando e fuori controllo, mantenesse la sua promessa di morte.
Sembra ormai assurdo parlare di Corte Penale Internazionale a un mondo che ha stabilito il diritto internazionale per poi rinnegarlo così platealmente, sostenendo senza vergogna i crimini commessi da un governo di occupazione potente e codardo contro i civili e i bambini di Gaza. Ogni regola del diritto internazionale scompare se più di due milioni di esseri umani ingabbiati nella Striscia di Gaza possono essere posti impunemente di fronte a questo insano ricatto: sparire o morire, abbandonare per sempre la terra dei loro padri o perire sotto le bombe di chi questa terra se la vuole prendere a tutti i costi, ormai da decenni. Eppure ci appelliamo ancora una volta alle Nazioni Unite, come abbiamo sempre fatto, affinché il Consiglio di Sicurezza apra finalmente gli occhi, si spaventi per ciò che vede e prenda un’iniziativa concreta perché questa carneficina abbia fine e si restituisca significato alla parola ʻdiritto’.
Non possiamo dimenticare che Israele occupa illegalmente la Palestina dal 1967, non possiamo non capire che finché dura questa occupazione non ci saranno né pace né sicurezza. Non possiamo restare in silenzio di fronte a tanta ingiustizia e poi sorprenderci che la situazione esploda. Non dovrebbe mai esserci al mondo qualcuno che non ha nulla da perdere.
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Dichiarazione dell’Ambasciatrice di Palestina S.E. Abeer Odeh
con il sostegno degli Ambasciatori Arabi in Italia
19 ottobre 2023
Vorrei cominciare con l’esprimere un sentimento di orgoglio, rendendo onore all’eroico popolo palestinese ovunque esso si trovi ma soprattutto a Gaza, dove è sottoposto alle peggiori forme di oppressione e genocidio, come ha dimostrato il bombardamento compiuto dalle forze di occupazione dell’Ospedale Battista affiliato alla Chiesa di Gaza, che è costato la vita a più di 500 palestinesi, la maggior parte dei quali erano donne e bambini, e ad intere squadre mediche, protette dal diritto internazionale.
Le parole non bastano per descrivere cosa deve sopportare il popolo palestinese oggi e cosa ha sopportato, ogni giorno, per 75 anni. Non ci sarebbe il tempo di elencare la lunga lista di violazioni commesse da Israele, Paese occupante, contro tutti i palestinesi e contro quelli di Gaza in particolare.
È orribile che ad oggi non siamo ancora in grado di contare il numero definitivo dei nostri morti a causa della guerra feroce che sta colpendo espressamente la popolazione della Striscia di Gaza. Sino ad ora, le vittime sono più di 3.500, i feriti più di 12.000. Molti di noi sono ancora sotto le macerie, molti altri non hanno potuto essere identificati perché sono ormai ridotti in pezzi dai bombardamenti. Ognuno di loro aveva un sogno che sperava di realizzare. Ognuno di loro aveva una storia, dei ricordi, e una vita che sperava di vivere.
Ciò che sta succedendo in Palestina, da nord a sud, da est a ovest, e in particolare nella Striscia di Gaza, è una disgrazia per tutta l’umanità. Una vergogna che ha tolto la maschera a chi in teoria difende i diritti umani, il diritto internazionale, i trattati, gli accordi, e gli obiettivi su cui si basano tutte le organizzazioni delle Nazioni Unite. Tutti questi strumenti erano stati pensati anche e soprattutto per il popolo della Palestina, che invece sembra l’unico a non poterne godere e a non esserne protetto.
Anche la guerra ha le sue leggi, ma l’occupazione israeliana sembra al di sopra di queste leggi, poiché le viola quando vuole senza che nessuno glielo impedisca e senza doverne pagare le conseguenze. Stiamo di nuovo lottando per smascherare la falsa narrazione degli occupanti e far valere il nostro diritto alla nostra terra. Dopo 75 anni di occupazione brutale della nostra terra, dobbiamo ancora difendere questo nostro diritto fondamentale così come quello di avere uno Stato indipendente, mentre siamo di nuovo sottoposti ad una guerra totale, che è militare, politica e mediatica.
Per 16 anni, la Striscia è stata sotto assedio totale. I suoi residenti sono privati di tutti i beni primari, compresi l’acqua, il cibo, l’elettricità, le medicine e il carburante. Non hanno il diritto di lavorare né di muoversi, non hanno diritto a una vita decorosa.
Oggi siamo testimoni di una catastrofe umanitaria di fronte alla quale abbiamo le mani legate. Ma nonostante tutto ciò che deve sopportare ogni singolo palestinese, rimaniamo sulla nostra terra e la difendiamo come ci è possibile, rifiutando l’idea di essere deportati, perché dopo le deportazioni che abbiamo già subito non possono essercene altre. Il popolo palestinese è generoso e resistente, resuscita dalle ceneri come una fenice. Gloria eterna ai nostri eroi.
Grazie a tutti coloro che oggi hanno dimostrato come il popolo arabo sia un unico corpo, che soffre quando soffre una sua parte, e risponde unito a qualsiasi richiesta di aiuto.
Grazie a tutti gli esseri umani la cui coscienza è ancora viva e che credono nella giustezza della nostra causa.
venerdì, 20 ottobre 2023
In copertina: Gaza. Foto di Hosny Salah da Pixabay