Le nuove migrazioni analizzate da Michelangelo Severgnini
di Simona Maria Frigerio
In queste settimane i media ci bombardano di immagini di imbarcazioni che arrivano a Lampedusa – senza nemmeno bisogno dell’assistenza delle navi delle OnG. Migliaia di giovani africani sbarcano sulle nostre coste: attratti o illusi? Tra chi pretende di chiudere le frontiere, un’Europa che finge interesse ma mostra distacco e un’Italia come sempre impedita da sterili diatribe di parte, la vera domanda è un’altra: che fine fanno le migliaia di migranti che, non avendo diritto all’asilo e/o allo status di rifugiato, si ritrovano con un foglio di via obbligatorio?
Secondo i dati ufficiali della Commissione Europea (1), nel 2022 (teniamo conto che era scoppiata la guerra in Donbass e, quindi, tutte le domande dei migranti ucraini sono rientrate nella protezione internazionale), “sono state presentate nell’UE 962.200 domande di richiesta asilo”. Sempre nello stesso anno, tra domande di prima istanza e ricorsi, i Paesi “dell’UE hanno concesso protezione a circa 384.200 richiedenti asilo”. E ancora, alla “fine del mese di dicembre 2022 erano in sospeso 877.800 domande di asilo” – dato che i tempi di valutazione superano spesso i sei mesi. Inoltre (e questo fa ancora più specie quando si pensi che lo stato di diritto dovrebbe essere uguale in tutti i Paesi europei sulla base delle leggi internazionali), vi sono “differenze nei tassi di riconoscimento che si riscontrano tra gli Stati membri. Nel 2022, ad esempio, il tasso di riconoscimento in primo grado per i cittadini afghani variava dal 27% della Germania al 100% del Portogallo”. Sempre nel 2022, “a 420.100 cittadini di Paesi terzi è stato ingiunto di lasciare l’UE” ma “sono stati rimpatriati in un Paese extra UE 77.500 cittadini di Paesi terzi. Ciò corrisponde al 18,5% di tutte le decisioni di rimpatrio emesse nel corso dell’anno”. In Italia, nel corso del 2022 sono giunti – attraverso le rotte del Mediterraneo – 105.131 migranti irregolari mentre gli ordini di espulsione sono stati 28.000 a fronte di 2.900 rimpatri eseguiti.
A questo punto le decisioni da prendere sarebbero molteplici dato che occorrerebbe una autentica politica dell’accoglienza – comprensiva di mezzi finanziari volti all’insegnamento della lingua, alla redistribuzione dei migranti nei vari Paesi dell’Unione in base a un sano dialogo domanda/offerta di lavoro e a eventuali ricongiungimenti con familiari o con amici – e il riconoscimento del diritto di migrare per motivi economici a livello di Nazioni Unite. Ma qual è la situazione reale, soprattutto relativamente agli sbarchi provenienti dalla Tunisia? Abbiamo contattato Michelangelo Severgnini, autore de L’Urlo, per capire meglio come servano a poco sia la retorica buonista di sinistra sia la presunta inefficienza della destra per bloccare quest’ultima ondata migratoria.
Qual è la differenza principale tra le migrazioni dalla Libia e le attuali dalla Tunisia?
Michelangelo Severgnini: «La differenza è sostanziale soprattutto nelle modalità. Chi ha cambiato le regole del gioco è l’Algeria. Se avesse continuato a sigillare le proprie frontiere, come negli ultimi anni, l’unico modo per raggiungere la Tunisia sarebbe stato passare dalla Libia. Sia chiaro che anche chi precedentemente partiva dalla Tunisia era transitato dalla Libia e si univa, magari, ai tunisini che partivano a loro volta dal proprio Paese. Negli ultimi tempi, però, è cambiato il modo di agire dell’Algeria – per cui adesso dall’Africa Sub-Sahariana si può raggiungere la Tunisia senza più passare dalla Libia. Questo fa sì che il flusso migratorio che si radunava in Niger – Paese che sta attraversando un momento storico particolare – invece di recarsi in Libia, opta per la rotta terrestre Algeria-Tunisia. Inoltre, il confine sud della Libia – a contatto con il Niger – è stato nel frattempo sigillato dall’esercito nazionale libico di Ḥaftar. Questo non perché l’Europa gli abbia dato dei fondi per chiudere la frontiera, bensì per motivi militari – ossia in quanto si pensa che ci sia una guerra alle porte. Riassumendo, l’unica via per raggiungere le coste del Mediterraneo è, al momento, il passaggio Algeria-Tunisia con la complicità del Governo algerino».
Algeria e Tunisia sarebbero impossibilitate a bloccare questi flussi migratori o vi sono motivazioni politiche per tale immobilità?
M. S.: «Non si può oggettivamente chiedere alla Tunisia di bloccare le partenze. Se vogliamo parlare del Memorandum che sottoscrisse Meloni a Tunisi (2), a luglio di quest’anno, ricordiamoci che il Presidente tunisino Saied ha detto chiaramente che loro non spenderanno un euro di quei soldi per fermare i migranti, dato che hanno altre esigenze più urgenti (3 e 4). Si smaschera, quindi, la natura di quegli accordi che non erano intesi a fermare i migranti ma a tenere il Paese nordafricano legato alle economie occidentali. La Tunisia, altrimenti, si rivolgerebbe ai Brics. Questa la vera ragione del viaggio di Meloni e von Der Leyen di luglio».
In Tunisia i migranti non sono trattenuti dalle milizie, come accadeva in Libia con quelle di Tripoli?
M. S.: «No: i giovani non sono rinchiusi in centri di detenzione, non finiscono in schiavitù né, apparentemente, si verificano casi di tortura a scopo di estorsione. Il flusso scorre velocemente ed è legato a un nuovo fenomeno, ossia quello dell’adescamento sui social. Non che prima non avvenisse e, infatti, il lavoro preparatorio a L’Urlo (5) – iniziato cinque anni fa – senza i social non sarebbe stato possibile. Ma adesso vi sono alcune differenze. Sono anni che seguo i gruppi social legati alla migrazione ma devo ammettere che, in questi mesi, il fenomeno è esploso. Esistono centinaia di gruppi Facebook in chiaro che mettono in comunicazione la domanda con l’offerta. In pratica, esistono delle bacheche di annunci dove i trafficanti propongono il loro pacchetto viaggio e i migranti lo acquistano – se interessati e se possono permetterselo. Peraltro i pacchetti coprono l’intero tragitto: dal Paese di origine del migrante fino a Lampedusa. Poi ci sono gruppi di WhatsApp dove i trafficanti lasciano un numero di WhatsApp e, intorno a quel numero, si creano dei gruppi in cui il trafficante diventa quasi un tutor del migrante. Se è vero che in Libia la stragrande maggioranza dei migranti era bloccata nel Paese (6) e anche chi aveva la fortuna di raggiungere l’Europa ci metteva almeno due anni – e a volte tre o quattro – nel caso di questi flussi dalla Tunisia il tempo che intercorre dalla partenza da un Paese generalmente Sub-Sahariano allo sbarco a Lampedusa è di poche settimane».
Mi pare che un’altra differenza sostanziale sia che le barche che partono dalla Tunisia non necessitano dell’intervento delle navi delle Ong per sbarcare i migranti a Lampedusa.
M. S.: «In effetti i barchini che salpano dalla Tunisia sono in grado di raggiungere Lampedusa e, quindi, le Ong in questo momento non hanno alcun ruolo nella gestione del flusso migratorio (6). Questa nuova onda anomala si può interpretare in due modi. Come un’onda imprevedibile sia da parte delle Ong sia da parte del Governo Meloni – dato che questa tratta fino a qualche mese fa non esisteva; oppure ci diamo un’altra spiegazione. Ovvero che l’Unione Europea ha bisogno di queste decine di migliaia di ragazzini da impiegare come manodopera sottocosto. Per questo motivo l’Europa non ferma l’attività di adescamento sui social. Al contrario, si lascia che queste pagine proliferino. Noterei anche che quel tratto di Algeria attraversato dai trafficanti per raggiungere, dal Niger, la Tunisia si trova nella zona dove si trovano i pozzi di estrazione del gas in gestione dell’Eni. Mi pare impossibile che i servizi segreti non si accorgano di questo transito. Ecco perché penso che vi sia una volontà di politica anche europea a che tale traffico continui e penso anche che Meloni possa agire solo fino a un certo punto, dato che per rimanere al potere ha bisogno del sostegno di almeno una parte dell’Europa, che comprende von der Leyen».
I migranti che non rientrano nella categoria dei rifugiati, dato che non è riconosciuto – a livello internazionale – il diritto alla migrazione per motivi economici, dove finiscono?
M. S.: «Ecco la vera follia: queste persone diventano schiavi. Servono all’agricoltura nel sud Italia in modo da abbattere i costi di raccolta e permettere ai cittadini del Nord Europa di acquistare frutta e verdura a prezzi accettabili. La stragrande maggioranza di coloro che stanno sbarcando in questi mesi – e io lo verifico dalle chat e da ciò che raccontano – non è coperta dalla protezione internazionale e, quindi, secondo le leggi vigenti dovrebbe essere rimpatriata. L’anno scorso dei 105.000 migranti arrivati in Italia, ne sono stati rimpatriati meno di 3.000. I numeri, quest’anno, saranno simili o, probabilmente, saranno persino di più quelli che, non avendo diritto alla protezione internazionale, saranno considerati eligibili per il rimpatrio. Dato che questo non avverrà (7), vi sarà una marea di giovani senza documenti che resterà in Italia, a disposizione del miglior offerente».
Dietro le migrazioni dalla Libia e dalla Tunisia si muovono le medesime organizzazioni criminali africane?
M. S.: «Le milizie di Tripoli sono un po’ tagliate fuori, al momento, dato che Haftar (8) ha sigillato la frontiera meridionale della Libia e trafficanti e migranti non riescono più a raggiungere la Tripolitania (9). Non a caso il Ministro degli Interni del cosiddetto Governo di Tripoli, che si chiama Imad Trabelsi (10), sta costruendo una barriera tra la Tunisia e la Libia: lui afferma per non far entrare i migranti ma, in realtà, per non farli uscire! Sappiamo che i migranti che sono in Tripolitania, se potessero, passerebbero la frontiera e andrebbero in Tunisia a imbarcarsi. Ma se la Tripolitania resta senza migranti, la sua economia si ferma. Ne consegue che, per le milizie di Tripoli, è un momento difficile. Per quanto concerne le bande criminali che agiscono in Niger e nei vari Paesi d’origine dei migranti, le stesse stanno ottenendo dei grossi guadagni. Teniamo conto che non si tratta di normali cittadini che arrotondano un magro guadagno, nel fine settimana, facendo passare la frontiera a qualche ragazzino. Al contrario, parliamo di veri gruppi paramilitari che, negli ultimi anni, sono stati anche ‘coltivati’ da noi europei perché mettevano in crisi lo stato di diritto di Paesi come il Niger o il Mali. Quando parliamo di Jihad, di terrorismo, chiediamoci chi sono questi terroristi. Ricordiamoci che quando un Paese occidentale va in Africa a combattere i cosiddetti terroristi, in realtà va a occupare militarmente un Paese straniero per poi controllarlo. Questo è ciò che denunciano gli stessi africani (11 e 12). Detto questo, un motivo di questa impennata migratoria – che ha generato guadagni per centinaia di milioni di euro in pochi mesi – potrebbe essere che questi gruppi armati stiano facendo cassa in vista di un conflitto in Niger – dove la giunta militare è evidentemente sulla barricata opposta rispetto a questi stessi gruppi. Sebbene Macron abbia promesso di ritirare le truppe francesi, secondo me siamo di fronte a un temporeggiamento dato che non credo che la Francia possa permettersi di lasciare l’Africa».
Un consiglio alla politica su come risolvere la situazione?
M. S.: «Il Governo italiano potrebbe fare molte cose. Innanzitutto bisognerebbe collaborare con i governi africani per smantellare le reti criminali e se non agiamo è perché queste reti, probabilmente, tutelano altri nostri interessi. Inoltre, si potrebbe oscurare tutto questo florilegio di gruppi presenti su Facebook e su altri social. Abbiamo visto come laddove ci sia bisogno di colpire anche un singolo cittadino che pubblichi le proprie idee sui social, se queste non sono conformi al pensiero unico, lo stesso è immediatamente bloccato e i suoi messaggi sono cancellati (13 e 14). Eppure ci sono centinaia e centinaia di trafficanti che stanno gestendo la tratta sui social – in chiaro – e nessuno viene fermato. Normalmente in Africa è il migrante che crea il trafficante, in quanto genera la domanda e la figura del trafficante emerge di conseguenza. Oggi è vero il contrario: è il trafficante a creare il migrante perché nessuno di questi ragazzini – spesso poco più che adolescenti – avrebbe bisogno di migrare, anzi: molto spesso scappano senza il consenso dei genitori per avventurarsi in questo viaggio. Pesa anche una forma di emulazione: questi ragazzi sono occidentalizzati, seguono i social, hanno il mito dell’Europa. Appena sbarcano si fanno i selfie davanti ai monumenti e li pubblicano. Tutto ciò è evidentemente diverso dalla migrazione di coloro che fuggono dalle guerre: questa è una follia che produrrà, da un lato, un aumento delle bande criminali e, dall’altro, una popolazione di ragazzini che non avranno nessuna tutela e nessun diritto».
(1) Statistiche ufficiali europee: https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/promoting-our-european-way-life/statistics-migration-europe_it
(2) Il Memorandum d’intesa tra UE e Tunisia: https://www.rainews.it/articoli/2023/07/memorandum-dintesa-tra-unione-europea-e-tunisia-la-premier-meloni-von-der-leyen-rutte-a-tunisi-accordo–a83340a9-1720-443a-bf92-d3e8e5d8e2db.html
(3) Il problema dei fondi non elargiti, stabiliti dal Memorandum: https://www.repubblica.it/politica/2023/09/19/news/tunisia_ue_saied_accordo_migranti-414982664/
(4) “La Tunisia non può in nessun caso fungere da guardia di frontiera per altri Paesi”. Lo ha affermato il ministro dell’Interno tunisino Kamel Feki. Fonte https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/tunisia-migranti-frontiera_70696090-202302k.shtml
(5) Il trailer di L’Urlo di Michelangelo Severgnini e la situazione dei migranti in Libia:
6) Una precedente intervista a Michelangelo Severgnini sulle specificità della questione libica: https://www.inthenet.eu/2022/12/09/intervista-a-michelangelo-severgnini/
(7) Ricordiamo che non è possibile effettuare il rimpatrio nel Paese d’origine del migrante senza un accordo bilaterale: https://www.repubblica.it/cronaca/2023/09/21/news/emergenza_migranti_stretta_governo_meloni-415212175/
(8) Il generale Khalifa Haftar è il comandante dell’Esercito nazionale libico e risponde al Parlamento di Tobruk che, come spiega Severgnini, «non è stato eletto in quella zona, ma era stato votato da tutti i libici»
(9) Come spiega Severgnini in un’altra intervista: «La catena di trasmissione che porta i ragazzi subsahariani in Tripolitania a scopo di estorsione è soltanto una parte del business. Il maggior introito, per le milizie, proviene dal saccheggio del petrolio libico e questo è anche il motivo per cui continuiamo a sostenerle: non per fermare i migranti, bensì perché le milizie saccheggiano fino al 40% del petrolio libico, immettendolo illegalmente sul mercato internazionale. Ormai è provato quali sono i quattro Paesi beneficiari di tale traffico: Malta, l’Italia, la Grecia e la Turchia. Come funziona da un punto di vista militare e politico la situazione in Libia e perché? Le milizie difendono militarmente la Tripolitania e, quindi, il Governo di Tripoli che, però, è illegittimo in quanto non ha mai ricevuto la fiducia del Parlamento libico». Il Governo di Tripoli è anche quello che sfrutta i migranti come lavoratori-schiavi, per anni, prima di permettere loro di imbarcarsi alla volta dell’Europa
(10) Leggiamo da https://www.ilriformista.it/lincontro-segreto-di-tripoli-tra-governo-italiano-e-lestofanti-libici-338554/: Gli esperti Onu hanno relazionato sulle attività pregresse dell’attuale ministro degli Interni di Tripoli: aveva imposto “un tariffario per i transiti sul suo territorio dai quali lucrava 3600 dollari per ogni autocisterna di prodotti petroliferi contrabbandati attraverso i posti di blocco sotto il suo controllo nel nord-ovest della Libia”, si legge nel documento
(11) News dal Niger: https://www.france24.com/fr/afrique/20230826-niger-20-000-partisans-du-coup-d-%C3%A9tat-rassembl%C3%A9s-%C3%A0-niamey-apr%C3%A8s-un-ultimatum-%C3%A0-la-france
(12) La Francia e l’uranio nigerino: https://www.inthenet.eu/2023/08/11/tanto-va-la-francia-al-lardo/
(13) Si veda come opera NewsGuard:
(14) Il Digital Service Act voluto dalla Commissione Europea per controllare i social e impedire truffe e fake news: https://www.inthenet.eu/2023/09/22/la-censura-come-forma-di-liberta/
venerdì, 6 ottobre 2023
In copertina: Un murale di Berlino (foto della redazione).
Nel pezzo: Esempio di scambio sui social dal canale Telegram L’Urlo di Michelangelo Severgnini (per gentile concessione)