Si ricomincia dalla fine
di Simona Maria Frigerio
Nel 2020 assistemmo a una replica della performance in tre atti On The Corner, che si chiudeva con il video omonimo il quale – dal suo debutto nel 2019 – si era, nel frattempo, caricato di significati profondamente altri.
I segni che, nel 2019, potevano rimandare alla dissoluzione del corpo, del proprio corpo, una ‘casa’ nella quale la nostra essenza o intelligenza non riesce più a vivere in quanto si è consunto quel rapporto mente/corpo che rendeva possibile la nostra esistenza nel mondo; nel 2020 si caricavano della profonda (in)sofferenza verso l’abitazione, intesa più letteralmente come ‘quattro mura’ nelle quali le (per nulla efficaci) misure coercitive imposte dal Governo per contenere la pandemia ci avevano richiusi come in una Vergine di Norimberga. Costretti noi, esseri senzienti di sangue e carne, ma anche i nostri desideri, i sogni, le aspirazioni, la possibilità di movimento e dialogo con l’altro da sé, di interazione e di godere della bellezza. Vivevamo nel “segno di un’umanità” – come scrivevo allora – che avrebbe potuto trovare pace e un senso “solamente nell’accettazione del proprio e del comune limite, ossia nel riconciliarsi con la morte come elemento che dà autentica forza e significato all’atto presente” (1).
A distanza di tre anni, ecco nuovamente quel video caricarsi di istanze altre grazie alla sua complessità e fascino – rimasti intatti.
Oggi ripartiamo proprio dal Metato del Pastore e quell’esigenza tutta personale di liberarsi di un corpo che non ci appartiene oltre (ma anche di consuetudini, ritmi e stili di vita che ci soffocano, di bisogni indotti e status che non ci rappresentano). E quell’istanza individuale si trasforma in una ricerca collettiva di strade nuove, di nuovi orizzonti.
I due atti successivi della performance – o dello stationendrama – possono infatti interpretarsi in modi differenti a seconda della sensibilità ma anche del momento psicologico che il partecipante sta vivendo. Cecilia Bertoni è l’officiante laico di questo rito, che tesse e taglia i fili dell’esistenza – insieme Cloto e Atropo – affiancata da Angelica D’Agliano, che esegue quasi un epicedio mentre accompagna i nostri pensieri verso la cremazione. Perché se il secondo atto si svolge a tavola, tra gli elementi cristologici del pane e del vino, la sua conclusione rimanda più da vicino ai riti orientali, al costume vietnamita di abbigliarsi di bianco e bruciare i messaggi per i cari defunti. Ma cosa bruciamo noi? I nostri ricordi o le nostre catene
Rigorosamente bianco è, infine, il letto/sudario che accoglie il terzo atto della rappresentazione e il corpo di Cecilia Bertoni/il nostro corpo con tutti quei pensieri che, come re-citava Roy Batty in una tra le scene culto dell’immaginario cinematografico collettivo, “will be lost in time, like tears in rain. / Time to die” (2).
Ma, come dicevamo a inizio pezzo, anche altre interpretazioni possono leggere Rubedo perché la morte come cambiamento e il lutto come separazione sono parte intrinsecamente legata a diversi stadi della nostra esistenza. I figli e i genitori subiscono il lutto della separazione quando i primi raggiungono l’età adulta, così come si può vivere la fine di una passione – non solamente fisica ma anche intellettuale o politica; e l’addio può scivolare sulle nostre labbra abbandonando il luogo in cui siamo nati o abbiamo vissuto, l’amico con il quale non si ha più nulla da condividere, la professione che ci ha assorbiti per anni – lasciandoci, alla fine, vuoti e stanchi in una landa desolata perché non sappiamo più che farcene di un’esistenza che, vissuta coi tempi e gli spazi imposti dal capitale, torna a noi per essere assaporata 24 ore al giorno. Persino della vita, a volte, si è talmente stanchi da volersene andare a passo felpato – soprattutto quando non riconosciamo più il mondo che ci circonda e l’ultimo affetto ci ha abbandonati. E ancora, a volte perdiamo la nostra vena creativa, altre l’occasione che, però, ci spaventa perché avrebbe rivoluzionato la nostra esistenza – quel tranquillo tran-tran che rischia di accompagnarci fino a quell’ultimo respiro che resterà soffocato.
Quale magia ‘alchemica’ potrà trasformarci da bruco in crisalide e poi in farfalla? “Il riso uccide la paura, e senza la paura non ci può essere la fede. Senza paura del demonio non c’è bisogno del timore di Dio”, ammoniva Jorge da Burgos ne Il nome della rosa. Ma “Il cambiamento non è mai doloroso. Solo la resistenza al cambiamento lo è” (3) e se impariamo ad accettarlo – nel nostro microcosmo quotidiano come nel macrocosmo di vita e morte (e, forse, eterno ritorno) – la paura cessa perché altrimenti “viviamo nella paura, ed è così che non viviamo” (3).
Alla Tenuta dello Scompiglio, un pomeriggio di settembre…
Lo spettacolo continua:
Associazione Culturale Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno (LU)
da venerdì 22 a domenica 24 settembre e da venerdì 29 settembre a domenica 1° ottobre 2023, ore 17.00
(spazi esterni e interni della Tenuta Dello Scompiglio)
Rubedo
performance itinerante
ideazione Cecilia Bertoni
in collaborazione con Carl G. Beukman, Claire Guerrier e Fernando Marques Penteado
regia Cecilia Bertoni
musica, suoni e rumori Carl G. Beukman
con
dal vivo Cecilia Bertoni, Fernando Marques Penteado, Angelica D’Agliano e Siria Tasselli
asinari Deniel Balestra, Andrea Michelucci e Daniele Biagioni
e con Totò & Nina
nei video Cecilia Bertoni, Carl G. Beukman, Claire Guerrier e Fernando Marques Penteado
bardamenti di Totò & Nina Cecilia Bertoni
video
riprese On the corner Simone Alderighi, Nadia Baldi, Cecilia Bertoni e Alice Mollica
riprese ed effetti visivi Rubedo Nadia Baldi
editing Nadia Baldi e Cecilia Bertoni
realizzazione costume Rubedo Lucia Castellana
direzione tecnica e allestimento Paolo Morelli
assistente Giulia Bonito
produzione Michela Giovannelli
ufficio stampa Angelica D’Agliano
(1) https://www.inthenet.eu/2020/09/25/on-the-corner-alla-tenuta-dello-scompiglio/
(2) Blade Runner
(3) Insegnamenti attribuiti a Siddharta Gautama
venerdì, 22 settembre 2023
In copertina: Fernando Marques Penteado, courtesy Associazione culturale dello Scompiglio (particolare)