I Mapuche in lotta contro il Presidente ‘rivoluzionario’
di La Redazione di InTheNet (traduzioni di Simona Maria Frigerio)
Già dallo scorso anno sono aumentati i motivi di tensione in Araucanía, regione ricca di risorse forestali e ambientali, situata 700 km a sud di Santiago del Chile e territorio che, storicamente, appartiene ai Mapuche – quasi un milione e 800mila persone su un totale di 18 milioni di cileni. La comunità indigena più numerosa tra le dieci native – riconosciute dalla Legge indigena – è famosa per aver resistito per tre secoli all’invasione spagnola e di continuare la lotta, ancora oggi, sotto forme diverse.
Ma facciamo un passo indietro. In Cile, come in Argentina, la cosiddetta ‘pacificazione’ – avvenuta nel corso dell’Ottocento tra Mapuche (o Wallmapu in lingua mapudungun) ed esercito spagnolo e che è costata migliaia di morti – è terminata con l’espropriazione da parte dello Stato cileno delle terre dei nativi (circa un milione e mezzo di ettari), trasferite poi ai coloni europei emigrati, nel frattempo, nel Paese; mentre le comunità autoctone erano confinate forzosamente in riserve oppure dovevano ‘convertirsi’ al cosiddetto ‘progresso’ di matrice occidentale, trasferendosi a Santiago (oggi megalopoli che accoglie un terzo degli abitanti totali del Paese).
Negli ultimi 150 anni le grandi imprese del legname e dell’agricoltura hanno continuato ad arricchirsi, a spese del popolo Mapuche – il quale, però, ha acquisito nel frattempo strumenti culturali e politici per ribellarsi allo status quo. La crescita della consapevolezza dei propri diritti e retaggio culturale è diventata evidente – anche per il resto del mondo – nel corso delle imponenti manifestazioni tenutesi nell’autunno del 2019, in Cile, contro il Governo in carica e le sue politiche di destra. In quel momento storico le proteste studentesche, che vedevano tra i leader, emergere la figura di Gabriel Boric (oggi Presidente del Paese), si unirono alle rivendicazioni delle popolazioni native e la bandiera dei Mapuche divenne un simbolo unificante di ‘un altro mondo possibile’. La ‘periferia’ di Samir Amin – come nel resto dell’America Latina sempre più identificabile con le comunità native – prendeva il sopravvento nella lotta di classe ma, soprattutto, avanzava l’ipotesi di un modello di sviluppo diametralmente opposto a quello capitalistico.
Purtroppo Gabriel Boric, un po’ come il suo omologo Zelensky – salito al potere per risolvere pacificamente la situazione in Donbass – pur avendo promesso, nel corso della campagna elettorale per le presidenziali, il riconoscimento delle terre dei nativi e una soluzione alle varie problematiche in essere, “durante la sua prima visita come capo di Stato a La Araucanía, si è spinto a definire «attacchi terroristici» gli incendi appiccati contro alcuni edifici della regione, tra cui anche delle chiese, e ha addirittura paragonato le azioni dei Mapuche a quelle dei nazisti nel 1930” [da L’Indipendente, (1)].
Sempre L’Indipendente ricorda come il rinnovo dello stato di emergenza a “La Araucanía e nella vicina regione del Biobío”, voluto da Boric, è in contrasto con quanto l’ex leader studentesco affermava prima di essere eletto, ossia che: «uno stato di eccezione non può diventare la normalità». “Invece, il 17 maggio scorso, non solo Boric ha emanato lo stato d’emergenza ma ha persino ripristinato la militarizzazione della regione, avviata per la prima volta dall’ex Presidente conservatore Sebastián Piñera, che il nuovo leader di sinistra aveva revocato al momento del suo insediamento a marzo” 2022 (1).
Riguardo alla necessità di opporsi dello Stato cileno a una presunta modalità violenta dei Mapuche, lo scorso 19 giugno Prensa Latina informava che è stato presentato il libro Operación Huracán, che denuncia come, nel settembre del 2017, un corpo di polizia abbia “effettuato un’operazione che ha portato all’arresto di otto membri della comunità” Mapuche “presumibilmente coinvolti in un’associazione terroristica illegale nel centro-sud del Paese. Tuttavia, pochi mesi dopo, la procura ha scoperto che i poliziotti hanno falsificato prove, intercettato illegalmente telefoni e impiantato fraudolentemente decine di chat room che incolpavano i leader delle popolazioni indigene degli attentati più gravi nell’area”. In pratica, come già avvenuto per altri conflitti a base etnica, si è utilizzata un’operazione false flag per permettere la repressione del movimento e per indirizzare i sentimenti dell’opinione pubblica.
A febbraio di quest’anno ha preso una posizione molto netta anche la Agrupación Nacional de Empleados/as Fiscales de Chile (2) contro la “violenza razzista e criminale” [t.d.g., (3)] perpetrata a carico delle comunità Mapuche. L’ANEF denuncia in particolare le violenze nelle “comunas de Curacautín, Ercilla, Victoria, Collipulli y Traiguén”, tutte situate in Araucanía. In Curacautín, si sarebbero compiute azioni in violazione dei diritti umani “che ricordano fatti accaduti in piena dittatura militare, laddove gruppi di civili, armati, compartecipavano allo sterminio perpetrato dalle forze militari golpiste”(3). L’ANEF denuncia altresì la connivenza dei “carabinieri, che non si sono posti a difesa dell’integrità fisica dei” membri delle comunità indigene. L’escalation della violenza, sempre secondo questo documento, è connessa a “un’attitudine razzista” che apparterrebbe anche alle “autorità di Governo e comunali, che non cercano una soluzione pacifica, politica e condivisa”(3) alle problematiche connesse con le comunità native. E infine l’ANEF richiama l’attenzione su strumenti internazionali come la Convenio 169 della OIT, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene (4) sottoscritta anche dal Cile.
Dopo poco più di un anno dall’insediamento di Boric, spiace constatare come le politiche di sinistra, anche in Cile, assomiglino sempre più a quelle di destra, mentre le promesse elettorali grazie alle quali si è riusciti a ottenere la propria carica siano l’ultima preoccupazione per gli ex leader dei movimenti di protesta.
(1) L’articolo di Michele Manfrin per L’Indipendente: https://www.lindipendente.online/2022/11/15/cile-nuovo-governo-stessa-storia-i-mapuche-ancora-in-lotta/
(2) Cos’è l’ANEF: https://anef.cl/
(3) Documento dell’ANEF
(4) La Convenio 169
Per chi volesse approfondire, consigliamo El Mundo Indígena 2023: Chile https://www.iwgia.org/es/chile/5080-mi-2023-chile.html
venerdì, 22 settembre 2023
In copertina: Cile, Ande, foto di Marco Torrazzina da Pixabay