2.300 in diretta Rai 1
di Francesca Camponero
Sono andate esaurite in 30 minuti le iscrizioni per partecipare alla lezione che Roberto Bolle ha tenuto in piazza Duomo a Milano domenica 10 settembre, trasmessa in diretta da Rai 1 dalle 9.40 (e qui ci domandiamo se, con tutto ciò che sta accadendo nel mondo, la televisione pubblica – finanziata con le nostre tasse – non dovrebbe trasmettere dirette dal Donbass o da New Delhi?).
«Sarò alla sbarra con 2.300 allievi»: aveva annunciato l’étoile dei due mondi, e così è stato. Un evento straordinario in collaborazione con Assodanza che ha portato sulla piazza più importate e famosa del capoluogo lombardo ballerini di ogni dove, con ogni tipo di preparazione e di ogni età. Tutti rigorosamente in bianco per essere accanto a lui, vederlo da vicino e, magari, riuscire anche a toccarlo e farsi un selfie insieme.
Il ballo collettivo di OnDance è stata per chi era lì un’esperienza unica, da sognare la notte, da portare nel cuore per la vita. “La danza non è solo un allenamento quotidiano, ma una maestra di vita, insegna che a piccoli passi si può raggiungere il proprio obiettivo”, ha proclamato Bolle – entusiasta del proprio successo – che ha trovato conferma ancora una volta.
Un successo che solo i fenomeni mediatici come lui riescono a ottenere come avevo scritto nel mio libro uscito nel 2019 (Il fenomeno mediatico Roberto Bolle, l’ultimo dio della danza – ed. GEDI). E lui, oramai al top – al pari di Vasco Rossi e della coppia Fedez-Ferragni – è nell’Olimpo, non solo per la sua carriera di danzatore, ma perché da subito ha saputo vedere lontano. Ha calcato perfettamente la wave dei tempi odierni, comprendendo l’importanza dei social, e ha saputo sfruttare al massimo la sua immagine per comunicare con tutti e diventare pop, ovvero alla portata di tutti.
Lo ha fatto per la danza? Forse è così, e non vogliamo mettere in dubbio questa sua buona intenzione. Ma una domanda sorge spontanea: coloro che da tutte queste operazioni mediatiche ne ricavano notorietà e frutti non sono soprattutto lui e il suo intero entourage, più che la danza? Un entourage che pare non si preoccupi neanche più di osservare le regole rigide – nonché basilari – della danza e che ci pare appropriato ricordare anche per i non addetti ai lavori.
In primis: la pavimentazione per una lezione di danza classica ha bisogno di una superficie adatta dato che, diversamente, come disse l’étoile dell’Opera di Parigi Dorothée Gilbert: «Quando si danza su un pavimento troppo duro, il giorno dopo si ha l’impressione di aver ricevuto delle botte su tutto il corpo». Infatti, durante l’esecuzione degli esercizi, il continuo contatto con il pavimento non interessa solamente il piede, ma anche caviglie, ginocchia, schiena, collo: ogni parte del corpo lavora in sinergia ed è perciò sollecitata. Ne consegue che le formelle quadrate di marmo di Candoglia, che formano la pavimentazione di piazza Duomo, non si possono definire un ‘pavimento adatto alla danza’. Anzi, potremmo affermare, senza ombra di dubbio, che si tratta del peggiore per fare esercizi di danza. Eppure nessuno si è preoccupato della salute dei partecipanti.
Maestre di danza di 200 scuole di 17 regioni d’Italia, che solitamente trovano da ridire su tutto e su tutti, hanno portato decine di loro allieve a prendere parte alle straordinarie lezioni di Bolle non tenendo conto di quei dogmi di cui imbottiscono la testa di genitori e figli: ovvero di quanto sia importante la giusta pavimentazione, unita ovviamente all’insegnamento di una corretta tecnica.
E qui veniamo al secondo punto. Chi è titolato all’insegnamento di una ‘corretta tecnica’? Secondo ogni maestra che si rispetti può insegnare la disciplina della danza, tanto classica quanto moderna, chi è in possesso di un diploma specifico. Proprio come un insegnante di musica classica, l’insegnante di danza deve essere in possesso di un attestato che confermi il suo percorso didattico. Per saper fare il proprio mestiere, l’insegnante non deve conoscere solo la danza, come materia, ma possedere altresì un bagaglio di conoscenze che comprendono pedagogia, serietà e ascolto – nozioni che fanno parte di un percorso di apprendimento, indispensabile per diventare insegnanti.
Può essere sufficiente essere un ballerino bravo e famoso per essere automaticamente un insegnante?
Peraltro, senza il possesso del diploma in questione, come accade per qualsiasi altro titolo di studio, è ‘pericoloso’ praticare, sia per gli insegnanti che per gli studenti, in quanto ci si espone da un punto di vista legale. Si pensi che in alcuni Paesi europei il rischio è talmente alto che se un insegnante non qualificato si fa male sul posto di lavoro, il suo status non gli consentirà di beneficiare dell’assicurazione sanitaria. Inoltre, un insegnante che non sia in possesso di diploma mette in ‘pericolo’ anche i suoi studenti, che possono rifarsi contro di lui (o lei) in caso di incidente sul lavoro.
Si è a conoscenza dei diplomi scaligeri, come danzatori, di Roberto Bolle, Nicoletta Manni e Martina Arduino, ma non è noto che i tre abbiano mai preso parte al Corso di diploma accademico di I livello in danza classica a indirizzo tecnico-didattico, dell’Accademia della Scala – che, come quello dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma, offre competenze di alto livello nella didattica di questa disciplina. Un percorso triennale, al termine del quale si ottiene un Diploma accademico di I Livello riconosciuto dal MUR. Un corso che richiede l’impegno annuale di 1500 ore. Anche volendo come avrebbero fatto i ballerini menzionati ad effettuarlo quando, dopo gli otto anni di studio, sono entrati direttamente a far parte di un Corpo di ballo?
Va detto che nessun maestro né allievo – ci risulta – ha preso in esame né tantomeno contestato tutto ciò, iscrivendosi alle varie lezioni. Evidentemente a OnDance si può tutto perché la sola presenza di Roberto Bolle per quattro giorni (dal 7 al 10 settembre) ha offuscato gli occhi e le menti, riuscendo a conquistare non solo Milano, ma tutt’Italia – visto che la ‘maratona’ è stata amplificata dalla tv e dalla piattaforma video più amata dai ragazzi: TikTok.
Nessuno pare più avere dubbi su trasmissioni come Amici di Maria de Filippi, anzi! Al grande show di OnDance ha partecipato anche il vincitore dell’ultima edizione del programma tv, Mattia Zenzola. Accanto a Bolle, anche Lorella Cuccarini e Alessandra Celentano – le quali, assieme alle scaligere Virna Toppi, Martina Arduino e Antonella Albano, hanno intrattenuto il pubblico con le Dance Talk-le sfumature della danza. Forse Alessandra Celentano ha dimenticato quando su Il giornale della danza, il 17 Aprile 2020, dichiarava: “La danza, e non solo la danza classica, non è per tutti! Tutti possono praticarla, ma quando si parla di danza ad alti livelli, purtroppo o per fortuna, è così”.
Oggi, tre anni dopo, vorremmo chiederle se la danza ‘non è per tutti’, come considera la danza promossa da OnDance, dal momento che la possono praticare tutti?
venerdì, 15 settembre 2023
In copertina: Una foto di piazza Duomo con gli ‘allievi’ di OnDance (gentilmente fornita dall’autrice del pezzo)