25 anni splendidamente portati
di Simona Maria Frigerio
A La Città del Teatro di Cascina (in provincia di Pisa), si riaccendono i riflettori sul capolavoro omerico, reinterpretato dal Teatro del Carretto (1). Un felice ritorno di una tragedia che, sulla scena, acquista persino maggior vigore.
Facciamo un passo indietro. L’Ilidade del Teatro del Carretto nasceva 25 anni fa. Oggi, il nuovo allestimento presentato a La Città del Teatro, restituisce la medesima forza esplosiva e la sconsolante presa d’atto della futilità della guerra, che contraddistingueva anche lo spettacolo del 1988.
Fermo restando che non va in scena l’intero poema omerico, il Teatro del Carretto sceglie un momento preciso nel quale collocare l’azione teatrale (si concentra, più o meno, sull’ira funesta del pelíde Achille, dalla sottrazione dalla schiava Briseide alla morte di Ettore pianta da Ecuba – unica donna in scena e unica voce agita da un attore dell’intera tragedia) e lo fa per trasmettere, con una molteplicità di mezzi teatrali, un messaggio tanto chiaro quanto potente: la guerra è atroce, inutile massacro, e gli uomini, quando combattono, si trasformano in belve, mentre gli dei si trastullano, giocando con l’umana sofferenza.
Miscelando con cura e precisione la pantomima, la voce off, il teatro di figura, suoni stridenti di cicale e di risa infantili – enfatizzate e surreali – su un palcoscenico dove non si vuole ricreare una verosimile Troia, ma al contrario si denuncia esplicitamente l’uso del macchinario e si mostra il dietro le quinte – compresa l’attrezzeria – il Teatro del Carretto riesce a suggestionare il pubblico e a portarlo dentro il campo di battaglia, a fargli sentire il sapore del sangue e l’odore della polvere, a trasportarlo in riva al mare con il vento che accarezza le vele, a inorridirlo di fronte alla pugna per conquistare il corpo dell’avversario o del compagno – e assicurarsi le sue armi.
Geniale la rappresentazione degli dei – a metà strada tra arpie, bambini e figure mitologiche orientali. Il loro cicaleccio continuo e grottesco, la loro fissità indifferente, quell’innocenza infantile che degenera – come accade, nella realtà, nel sadico tagliare la coda a una lucertola – nel crudele compiacimento per la morte e la sconfitta dell’eroe di turno (non più di una marionetta nelle mani degli stessi dei) ha presa e rimanda iconograficamente a un Pantheon che travalica confini geografici, epoche e rituali.
Efficace il confronto tra il toro e il leone, immagine forte che ben rappresenta la bestializzazione alla quale si può giungere in battaglia.
Bella la scelta di lasciare a una donna, a una madre, e alla sua voce, il compito del commiato finale, di riportare al senso un’umanità – che sembra essersi persa per sempre.
Mancano però le parti più liriche, quelle che umanizzerebbero Achille, rendendo giustizia al suo amore verso Patróclo e spiegandone psicologicamente l’ira, in breve non si cita il sogno del Libro XXIII: “Ch’io t’abbracci, chè stretti almen per poco/Gustiam la trista voluttà del pianto”. Ma vista la forza del messaggio e la coerenza della messinscena, quasi non se ne sente la mancanza.
(1) Oggi, mentre scriviamo, il Teatro del Carretto non esiste più. Ma la sua eredità è stata raccolta dal MAT (Movimenti Artistici Trasversali), che ha sede sempre a Lucca e finalmente ha aperto uno spazio di teatro e arti contemporanee nella città murata
Lo spettacolo è andato in scena:
La Città del Teatro
via Toscoromagnola, 656 – Cascina (Pisa)
Teatro Del Carretto presenta:
Iliade
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
foto di scena Guido Mencari
venerdì, 15 settembre 2023 (la recensione riguarda lo spettacolo andato in scena domenica 13 ottobre 2013, in originale in Anche i critici nel loro piccolo…)
In copertina: una tra le fotografie utilizzate nel 2013 per pubblicizzare lo spettacolo