Esce la nuova edizione del libro di Francesca Camponero
di Simona Maria Frigerio
Francesca Camponero è giornalista e critico di danza – collaborando a volte anche con InTheNet – oltre a essere stata lei stessa una danzatrice (nel corpo di ballo della Scala di Milano e del Carlo Felice di Genova). È stato, quindi, con piacere che la nostra Redazione ha presentato la nuova edizione del suo I capolavori di Shakespeare a passo di danza venerdì 4 agosto, nell’ambito di Orizzonti Verticali Festival.
Volendo sempre essere corretti con i nostri lettori abbiamo fatto questa premessa, ma ciò non toglie che il libro meriti di essere segnalato all’attenzione del nostro pubblico – e non vogliamo privarci di tale diritto solo perché conosciamo l’autrice.
Il volume ha due pregi: essere preciso a livello storico ma scorrevole dal punto di vista linguistico. In questo modo è adatto anche a chi la danza non la frequenti ma magari ne sia incuriosito, a coloro che amano andare a teatro o a vedere un balletto ma manchino di basi e vogliano arricchire il proprio bagaglio culturale, ai curiosi, agli esegeti e anche agli studenti che debbano preparare un esame sulla materia.
Nella prefazione è la stessa Camponero a rivelare la sua visione sulla danza, quando scrive: “Danzare è un modo di fare poesia attraverso il corpo che bisogna conoscere a fondo, per metterlo in connessione con le proprie emozioni più intime e lasciarlo esprimere libero attraverso movimenti diretti dalla mente”. Ciò significa che occorre esercizio, dedizione e tempo per affinare e padroneggiare ogni parte di questo corpo che, come uno strumento, dovrà poi tradurre in ‘musica per gli occhi’ sia concetti o narrazioni sia emozioni. Solo avendo ben presente la lucida definizione di Camponero della danza si potrà capire come si sia mossa nel costruire questo veloce volume pregno di sostanza.
Ogni capitolo analizza una tragedia, una commedia o un masque di Shakespeare. All’inizio l’autrice dà alcuni riferimenti puntuali sulla scrittura del testo originale – le fonti a cui attinse il Bardo, ad esempio, ma anche sul contenuto e sulle letture che si sono succedute a livello di critica o regia.
Poi (e questa è la novità dell’edizione appena pubblicata) si ha un rimando al mondo cinematografico e a come Zeffirelli o Welles (e altri) abbiano tradotto in celluloide i racconti pensati e scritti per la scena, in blank verse, da Shakespeare. Qui il collegamento con la danza avviene attraverso un’analisi della lettura registica della medesima opera.
E infine si ha un excursus storico delle varie messe in scena della stessa tragedia o commedia con un attento, ma mai noioso, esame dell’approccio coreografico, registico, musicale e delle varie interpretazioni dei danzatori.
Tra i molti, abbiamo particolarmente apprezzato il capitolo dedicato a La bisbetica domata (di cui abbiamo visto qualche anno fa una pessima rilettura teatrale firmata da Andrea Chiodi – decisamente non in grado di cogliere le sfumature caratteriali dei due protagonisti che, al contrario, sono state sviscerate bene nel libro e ottimamente anche sulla scena da Jean-Christophe Maillot, direttore dei Ballets de Monte Carlo, in cui Caterina non è ‘domata’ bensì, come scrive Camponero parlando di quel balletto del 2014 per il Большой театр (Bol’šoj), trova in Petruccio un uomo con il medesimo “modo di essere irruento e trasgressivo”.
Molto precise le disamine di Romeo e Giulietta e Sogno di una notte di mezza estate, è però Otello che ci ha ancora una volta fatto soffermare più a lungo sia per l’interessante inserto dedicato al film di Orson Welles (di cui Camponero analizza anche le scelte estetiche di ripresa e montaggio) sia, soprattutto, perché notiamo come la lettura di quest’opera, a livello coreutico, ci ponga di fronte a importanti questioni anche etiche. Dopo l’analisi di The Moor’s Pavane firmata da José Limón nel lontano 1949, che già dimostrava come oltre 70 anni fa la danza sapesse stilizzare e condensare temi e tempi con sagaci intuizioni stilistiche e restituzioni in cui contenuto e forma riuscivano a combinarsi magicamente; sono due riletture attuali che ci hanno fatto particolarmente riflettere. La prima, di Michela Lucenti (che abbiamo altrove molto apprezzato) la quale, nel suo Killing Desdemona, prodotto da Balletto Civile, riduce tutte le figure maschili a “stereotipi maschili fin troppo espliciti: tutti «vogliono esercitare il loro potere su Desdemona e sul suo corpo. Vogliono possedere ma nessuno sa amare. Ed è così che la falena muore: stroncata da un ensemble di maschi alfa che le recidono le ali»”. Sinceramente ci pare molto più profonda e vicina alle intenzioni del Bardo, al contrario, la lettura di Tuccio Guicciardini e Patrizia De Bari (che erano anche gli ospiti della presentazione a OV Festival) che, nel loro Studio Otello, hanno compreso l’importanza dell’invidia e del gioco di potere che si cela nelle trame di Iago a scapito di Otello, prima ancora che di Desdemona (più che altro vittima per caso).
Il volume contiene moltissime altre curiosità, approfondimenti, analisi garbate e lucide. Ma è al lettore che vogliamo lasciare il piacere di scoprirlo, leggendolo.
I capolavori di Shakespeare a passo di danza
di Francesca Camponero
pagine 104
Il Mio Libro, ©2023
Euro 14,50
venerdì, 8 settembre 2023
In copertina: Foto di Николай Оберемченко da Pixabay