Per Diarkos Editore esce il nuovo saggio di Alessio Atzeni
di Simona Maria Frigerio
Un libro curioso, interessante ma intrinsecamente spaccato a metà, quello di Atzeni – con una prima parte molto curata dedicata a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, e una seconda meno precisa – sia a livello editoriale sia nei contenuti.
Suddivideremo quindi anche la recensione a metà, con questa parte dedicata alle prime 174 pagine e la seconda, pubblicata su https://www.persinsala.it/web/segreti-nascosti-nelle-arte-2982.html, che principia con il capitolo intitolato La lingua delle stelle.
Un neo del libro nella sua interezza va però precisato a monte. Ovvero la mancanza di foto a colori di grandi dimensioni dei quadri esaminati. Vero è che si possono cercare su internet le immagini per ingrandirle e analizzare i particolari messi in luce da Atzeni (come lo stesso autore suggerisce) ma un libro, cartaceo, ha il limite e il fascino della pagina: si legge in treno come in autobus, sulla spiaggia o sul divano di casa propria e non sempre, quindi, si può avere con sé – contemporaneamente – un monitor e un collegamento a internet per accedere alle opere esaminate. Inoltre, è una questione di feeling: sfogliare le pagine è un’antica abitudine che va preservata e che consente una continuità di pensiero ed emotiva che si spezza se si passa dal libro a un altro medium (a meno che, ovviamente, non si decida di studiare questo saggio con un piglio storico-artistico).
Ma passiamo a Caravaggio, protagonista di quasi metà del libro e che ritorna anche nella seconda metà. Dopo alcune considerazioni (non comprovate ma credibili) sulle vere origini familiari del Caravaggio e sulla poca attendibilità dei suoi primi biografi, ossia Baglione e Bellori (i cui scritti, però, sono stati riutilizzati dagli storiografi senza forse la dovuta attenzione critica), si passa a un esame alquanto affascinante delle opere maggiori del Maestro ma non dal punto di vista dello storico dell’arte quanto dell’esegeta della massoneria – ovviamente non di quella ufficiale, che è nata nel 1717 e per di più a Londra, quanto di quei mitici riti, simboli e credenze legati alle corporazioni muratorie o gilde medioevali dalle quali si fa discendere la moderna associazione iniziatica ed esoterica di matrice anglosassone.
Sebbene tale interpretazione non sia supportata da prove storiche (come ammette lo stesso Atzeni), sono molto affascinanti alcuni elementi sottolineati nella sua analisi. Ad esempio, dal fatto che la Buona ventura fosse effigiata sulle 100.000 Lire, discende la domanda dell’autore sul perché si sia scelta proprio quell’opera di Caravaggio che, in realtà, mette in scena un furto. Da qui parte una disamina curiosa delle affinità linguistiche tra soldi e sangue e così ci si perde in una dissertazione acuta e ironica che ci mostra quale sia la realtà dietro al velo dell’apparenza, o meglio come la nostra società capitalistica equipari sottilmente l’elemento base della vita (nel sangue si nasce e senza sangue si muore) con il dio denaro, ormai vero elemento sacrale per essere riconosciuti e stimati in questa stessa società.
Interessante anche l’esame degli oggetti che si trasformano in significanti con un portato altro rispetto all’apparenza. E se il pesce è un rimando cristologico ben noto anche ai profani, e la squadra e il compasso sono da sempre simboli massonici, nel saggio si scoprono altre sottigliezze, come la differenza di significato tra ariete e montone o tra ramarro e lucertola, perché una collana sia spezzata, l’importanza della posizione di un corpo rispetto alla luce o a quella che potremmo definire ‘inquadratura’ della tela, cosa celino i ricami su una veste o la scelta del colore di un panneggio. E così via.
Risulta infine gustosa la narrazione del contesto storico nel quale si muoveva Merisi. La violenza (dei singoli ma anche del potere costituito) che serpeggiava nell’epoca caravaggesca e che non era solo una caratteristica del temperamento del pittore; le genealogie, che raccontano di matrimoni combinati, figli illegittimi e amicizie vicine a una fratellanza che potrebbe anche essere confessionale (o proto-massonica); e ancora, il gusto di eminenti prelati per personaggi mitologici e scene sensuali o guardi allusivi (si veda I musici o Ragazzo morso da un ramarro) in quanto, in un’epoca in cui l’immagine era veicolata solamente dalla pittura e dalla scultura, non vi erano altre possibilità per accendere l’erotismo (anche nella stanza degli sposi – quasi sempre per dovere).
La prima parte del libro scorre via, incuriosendo e invogliando a osservare con un occhio nuovo opere che, magari, si è studiato svogliatamente all’università o si sono viste in musei percorsi velocemente. Un atteggiamento, quello dell’osservazione curiosa, da ogni angolo e punto di vista, che ricordo anche come insegnamento del mio professore di Storia dell’arte, Antonello Negri.
Certo, mancano le prove storiche per sostenere gran parte delle teorie proposte. Ma non è detto che gli storici dell’arte siano sempre così precisi come vogliono farci credere nei loro libri. Pensiamo ad esempio al grande Roberto Longhi e alla sua interpretazione della vita (più che delle opere) di Giorgio Morandi. Il pittore dalla vita appartata, delle piccole cose e che riusciva a vedere in modo “umano e non umanistico”. O, come scriveva sempre Longhi per il Catalogo della mostra alla Galleria Il Fiore, nel 1945: “Mi parve d’intendere che Morandi si mettesse in difesa dovunque vedeva pungere anche un sospetto di eloquenza, di turgidezza, di agitazione, di retorica della violenza fisica, della forza, del titanico, …”. In realtà, Morandi fu fascista – come dimostra il suo intervento sulla rivista L’Assalto: “Ebbi molta fede nel Fascismo fin dai primi decenni, fede che non mi venne mai meno, neppure nei giorni più grigi e tempestosi” – oltre che ben introdotto nell’ambiente artistico ma anche politico fascista, per cui ebbe la cattedra di incisione all’Accademia di Belle arti di Bologna nel 1930 (e, come ha scritto Carlo Emilio Gadda in Eros e Priapo, chi più di Mussolini fu cattivo esempio di “retorica della violenza fisica, della forza, del titanico”?
Ma adesso passiamo alla seconda parte del saggio di Atzeni, su https://www.persinsala.it/web/segreti-nascosti-nelle-arte-2982.html, dove troverete alcune notizie sulla sua trattazione di Leonardo da Vinci, Botticelli e Michelangelo Buonarroti.
venerdì, 1° settembre 2023
In copertina: Particolare della copertina del saggio di Alessio Atzeni, I segreti nascosti nelle opere d’arte