Pubblicità docet
di Simona Maria Frigerio
Diciamocelo: noi donne siamo una vera piaga, collegate cervello/vulva a una serie di funzioni corporali. Soffriamo di incontinenza urinaria fin dai vent’anni e abbiamo bisogno del pannolone che sembri un pannolino, prima, per farci un giro nel parco coi jeans attillati (pure scomodi e che ci provocano irritazioni, vaginite e candida, che abbisognano di relativi rimedi) e, dopo la pensione, per sculettare mezze nude al Carnevale di Rio.
Ogni 28 giorni per quarant’anni abbiamo bisogno di pannolini iper-performanti – interni o esterni – che ci facciano sentire finalmente libere di… andare a lavorare, fare sport, guidare l’auto, uscire con le amiche, portare a scuola e poi aiutare nei compiti i figli, cucinare cenette stuzzicanti, indossare giarrettiere e baby doll per mariti che, in quanto maschi, mai avranno problemi di contenzione urinaria, eiaculazione precoce e impotenza (o un banale mal di testa).
Nel frattempo, per sentirci davvero bene con noi stesse, non dovremo riconoscerci in donne come Tina Merlin, Rosa Luxemburg o, venendo a modelli più attuali, la giornalista Alice Schwarzer o la parlamentare della Linke Sara Wagenknecht, bensì nella nostra vulva che, come in un incubo di Tina Grey (1), si anima e inizia a cantare attraverso un assorbente rosso sangue.
Per non parlare del bisogno di lubrificanti, a ogni ora del giorno e della notte, eticamente riequilibrati dal termometro per assicurarci di essere rimaste incinte ancora prima di aver avuto un orgasmo o, al contrario, di tutte le qualità di preservativi che ci permettano di averlo senza restare incinte (ma questo solo dopo una certa ora, ossia quando le adolescenti, che dovrebbero esserne informate, starebbero già dormendo – e preti e suore anche).
Quando poi la nostra capacità di riproduzione viene finalmente meno, ecco che la nuova moda pubblicitaria è il nostro bisogno di assistenza – via pannolone, melatonina, panciapiatta, eccetera – per la cosiddetta menopausa, che assurge ad argomento della discussione a cena: perché se le mestruazioni arrivano, prima o poi dovranno pure andarsene e sia mai che le donne salutino il loro idilliaco periodo riproduttivo con una coppa di champagne e un’alzata di spalle: «Ok, stiamo avvicinandoci alla tomba, questo è il vero problema. Ma non è dalla nascita che moriamo ogni giorno?». Se un maschio deve affrontare questa verità fin dall’età della ragione (e in certi Paesi in guerra anche prima), perché non ci rallegriamo di risvegliarci, noi femmine, solo a 50 e passalo anni? Magari un po’ di auto-ironia ci farebbe un sacco di bene!
Ma non è finita qui. Le campagne provax ormai ammorbano e bombardano a ogni ora del giorno e, quindi, vai col vaccino per l’Hpv. Noi donne che abbiamo un Hpv non cancerogeno col quale conviviamo da trent’anni ringraziamo e cambiamo canale. Ma non basta perché dietro l’angolo possiamo ritrovarci una Angelina Jolie che, grazie ai suoi soldi, si è fatta togliere seno e ovaie. Preventivamente. E sia mai che a qualche politico, domani, passi per la mente che, per evitare il costo della prevenzione, non sia meglio agire in tal senso a livello globale. La nuova Gattaca non prevederebbe la discriminazione genetica (sia mai!). Basterebbe che chi è potenzialmente ‘difettosa’ si faccia togliere pezzi vari, ancora prima che si ammalino. A che serve la cornea a una (o uno) ammalata di cheratocono? Invece di iniettargli micronutrienti per salvargliela, lasciamo che il paziente diventi cieco e poi togliamo il pezzo e tentiamo un trapianto (accade: in Lombardia, ad esempio. In Toscana, invece, iniettano prima (2).
La sanità, questa sconosciuta, potrebbe diventare a breve un’enorme bolla pubblicitaria di prodotti inutili per bisogni indotti, incapace però di garantirci una normale visita ginecologica o un pap test, l’accertamento di quale tipo di Hpv ci fa compagnia (quelli cancerogeni sono pochissimi e a lenta evoluzione) o una mammo o ecografia con cadenza regolare (e non con un anno e due mesi di ritardo).
E in tutto questo bailamme, un organo non preminentemente ma, almeno, anche femminile resta fuori da qualsiasi discorso: il cervello. Se una donna non si comporta come un maschio, in politica, mostrando i bicipiti… O non è un banale gadget che viene via ‘due per uno’ con l’auto sportiva… O non si riduce a un pezzo di corpo che esiste solamente se ha «capelli belli e sani» che ci fanno «sentire forti, in grado di riuscire in tutto!» (manco fossimo la reincarnazione di Sansone)… O non si depura grazie all’acqua che ci «fa fare tanta plin plin»… O non ha nessuna voglia di rimpinzarsi di magnesio, calcio, potassio, vitamina B12 e chi più ne ha più ne metta… E non è nemmeno interessata al pro-retinolo, alla niacinamide, al coenzima Q10, ai radicali liberi e al collagene per bocca… In breve, se una femmina non è né macho né piaga né vamp, cos’è?
Noi stesse, mai?
(1) Tra le protagoniste del primo Nightmare
(2) In Lombardia, come in molte altre regioni italiane, gli interventi para e chirurgici che possono salvare la cornea, non rientrano tra quelli garantiti dal sistema sanitario regionale, mentre in Toscana (dove alcune di queste tecniche sono state sviluppate) sono normalmente praticate e garantite
venerdì, 25 agosto 2023
In copertina: Hua Hin, donna in attesa (di La Redazione di InTheNet, vietata la riproduzione)