…prima di affrontare quella Proibita Beijing
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Per chi voglia eleggere il viaggio a sistema di vita il consiglio è sempre quello di affrontare le grandi mete a piccoli passi. Perché visitare Angkor Wat se prima non ci si è aggirati nei complessi templari Khmer thailandesi al confine con la Cambogia, come il magnifico Phanom Run? E come raccapezzarsi a Pompei se non si è fatta mente locale ad Ercolano? Imparare a riconoscere stilemi architettonici e strutture urbane aiuta a migliorare la nostra comprensione e ad apprezzare maggiormente ciò con cui veniamo in contatto, anche senza bisogno di guide tanto esperte quanto petulanti e persino regalando a noi stessi il lusso del vagabondaggio senza meta.
Ecco perché, due settimane prima di proporvi alcuni spunti sulla Città Proibita par excellence, a Beijing, vi proponiamo di seguirci nella zona centrale del Vietnam, dove sorge la Cittadella di Huế – capitale sotto la dinastia Nguyen, dal 1802 al 1945, lambita dal fiume dei Profumi e scrigno pregiato nel quale scoprirete alcune perle che non potranno che infilarsi nella successiva collana cinese.
Edificata tra il 1804 e il 1833, la Cittadella Imperiale di Huế, patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1993, è circondata (come quella di Beijing) da una cinta muraria – lunga circa 10 km e, a sua volta, protetta da un canale largo fino a 30 metri. All’interno, troverete la residenza dell’Imperatore, protetta da un secondo muro perimetrale lungo circa 2,5 chilometri, oltre a vari templi e palazzi, in gran parte distrutti durante la guerra statunitense in Vietnam (solamente un pugno di edifici si sono salvati dai bombardamenti dell’artiglieria pesante a Stelle e Strisce e l’intero complesso è in ristrutturazione fin dai primi anni 90 del Novecento).
L’ingresso principale è costituito dal Cancello Ngo Mon, dalla cui terrazza (denominata Ngu Phung, ossia Il Belvedere delle Cinque Fenici) si affacciava l’Imperatore durante le celebrazioni ufficiali. Qui, come a Beijing, per entrare e uscire dalla fortezza/palazzo l’Imperatore passava solo dal portone centrale – ovviamente giallo, dato che anche in Vietnam questo era il colore che lo contraddistingueva (com’era d’uso in Cina e, tuttora, in Thailandia per il re).
Palazzo Can Chanh
Similmente a Beijing, anche a Huế spicca il rosso fiammeggiante, delle lanterne ma anche delle gallerie, in legno, riccamente decorate con finiture dorate che appartenevano al Palazzo Can Chanh e che si aprono sui giardini magnificamente fioriti già dal mese di febbraio. La paesaggistica è in effetti la vera protagonista dell’intero complesso, con il succedersi di specchi d’acqua sui quali si affacciano deliziosi padiglioni e gli intimi Giardini Co Ha, ai quali si accede attraverso portoni caratterizzati dalla sgargiante bicromia di giallo e rosso.
Il complesso templare di Thai To Mieu si caratterizza per nove urne di bronzo dedicate ad altrettanti imperatori Nguyen. Quella centrale, la più grande, è per Gia Long, il fondatore della Dinastia.
Per accedere alla Città Proibita Purpurea, dove risiedeva la famiglia imperiale, una città nella città (come a Beijing) consigliamo di utilizzare la Porta della manifesta benevolenza (Cửa Hiển Nhơn), in cui si fondono elementi orientali con un gusto rococò decisamente francese.
Godetevi la visita prendendovi un’intera giornata per apprezzare anche la quiete dei giardini, bervi un caffè vietnamita (distillato e con l’aggiunta di latte condensato) e per lasciarvi cullare dalle atmosfere. A sera, Huế vi riaccoglierà con la sua miriade di ristorantini e quella fusion tra cucina francese e sapori laotiani e vietnamiti che la rendono unica nel panorama culinario indocinese e che trasformano ogni località nella capitale di piatti sempre diversi. In zona, si consiglia il Ca Ri Ga, ossia il pollo con latte di cocco, citronella e zenzero, molto più delicato e aromatico del tipico pollo al curry orientale.
venerdì, 25 agosto 2023 (il 15 settembre ci trasferiremo a Beijing)
In copertina e nel pezzo: Foto di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè (vietata la riproduzione)