Esce il nuovo racconto di Ilaria Rossi
di Simona Maria Frigerio
Premessa. Ovviamente qui non siamo di fronte a Невский проспект, La Prospettiva Nevskij di Gogol’. Sebbene le prime pagine del racconto (per le quali Lia Bronzi nella prefazione utilizza il termine desunto dalle arti figurative, iperrealista), siano in realtà eccessivamente descrittive su un volume di 35 pagine, è indubbio che mirano (come nel succitato capolavoro di Gogol’) a restituire al lettore un particolare quartiere – in questo caso di Roma, in due momenti storici precisi: post secondo lockdown (2021) e durante la Seconda guerra mondiale, nell’infausto 1944.
Sempre Lia Bronzi scrive di un libro dal “linguaggio elegante, preciso nella grammatica e nella sintassi”. Purtroppo spiace notare che, al contrario, ci troviamo di fronte a una scrittura spesso artificiosa o che attinge a meccanismi della comunicazione non propriamente letterari e che annovera anche alcuni errori grammaticali.
Facciamo solo qualche esempio. “L’illustre presidente della repubblica” (l’aggettivo è superfluo); “da buon giurista, le vicissitudini storiche le conosce ugualmente molto bene” (a parte il francesismo, non capiamo perché un laureato in giurisprudenza debba essere uno storico); “un’illustre finanziere” (pagina 27, ovviamente un refuso); “ne sfumarono il peso” (pagina 29, ulteriore refuso o utilizzo di un tempo verbale inesatto); “un eco” (pag. 34, errore grammaticale o refuso); “Nipotina mia” (pagina 41, fa molto Cappuccetto Rosso); “socchiudeva il verde di Rossella O’Hara in Via col Vento” (forse una metonimia eccessivamente poetica che alla fine, altrettanto pindaricamente, siamo riusciti a far risalire al colore degli occhi per gli occhi); “i lockdown e le chiusure mi hanno ‘fatto salire’ una forte tristezza” (pag. 41, intendeva provocato? O una profonda tristezza mi ha assalito a causa…?); “La ragazza sgrana gli occhi addentatosi un labbro” (pag. 42, refuso o errore); “Sì, quando i nostri occhi si incontrarono il cuore mi mitragliò il petto” (pag. 43, un eccesso di pathos, come il successivo, a pag. 47: “non tornò un uomo, ma un lupo” che stride con il linguaggio da comunicato stampa, ad esempio, nell’affermazione della nipote a pagina 49: “nel duemilasedici, l’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, le Ferrovie dello Stato ed il Comune di Firenze posero al binario 1 della stazione Campo di Marte una targa in memoria del ricordo del triste transito”: a parte la ripetizione ‘in memoria del ricordo’, manca solo il nome dello sponsor); a volte le spiegazioni eccedono (come quella su Fonzie), altre latitano (tutti sanno chi è Zuckerberg o un Highlander?); le varie aggettivazioni all’inglese non aiutano: “stringente nodo” (pag. 49), “pesante evento” (stessa pagina) o il succitato “triste transito” (pag. 50). Non continuiamo per non ammorbare il nostro lettore.
Per il resto, sebbene l’idea di mettere a confronto la mancanza di libertà dei lockdown con quella dell’occupazione nazista sia interessante, manca la sostanza e, soprattutto, la forma risulta farraginosa. Forse assimilabili psicologicamente i due momenti storici, i distinguo dovrebbero essere più evidenti: la diciassettenne che chatta su WhatsApp con il padre “illustre finanziere” e la madre “che sforna pane, pizza e dolci a go go”, in “cento metri quadri”, con un ragazzino che sale sui tetti a controllare che non arrivino i nazisti a rastrellare gli uomini, mentre la guerra infuria da cinque anni, i coprifuochi significano bombe e distruzione e la fame morde (ci permettiamo anche noi una nota poetica) forse non stanno vivendo proprio la medesima situazione.
Ma è la forma quella che lascia più perplessi. Concentriamoci sulla caratterizzazione della diciassettenne che ascolta il nonno così affascinata dal suo racconto da guardare il cellulare in continuazione mentre parlano, e che interrompe la discussione per andare dalle amiche. Ovviamente ha già la patente ma è ecologista (Greta impazza aldilà della palese incongruenza), e non poteva non essere vegetariana. Corregge la nonna ‘rinco’ quanto quella del Green Burger dello spot, che dice “Wociap” (ulteriore stereotipo); ha paura di salire in metropolitana per la folla (sappiamo che per l’Oms la Covid-19 per gli under 29 era un’influenza) ma è talmente bene informata che insegna al nonno a essere parco con i tg per non andare in ansia: “Gli psicologi propongono di seguire queste trasmissioni non più di due volte al giorno”. E per finire figuriamoci se non indossa jeans skinny (forse nemmeno più di moda), beve bubble tea, cita ogni tre per due la sua psicoterapeuta (gliela pagherà il papà ‘assente’?) e regala perle di saggezza del tipo: “Come mi ripete la dottoressa, nelle relazioni d’amicizia io preferisco la qualità alla quantità” (ciò che ripete qualsiasi madre a una figlia bruttina o musona); oppure: “Sai nonno, la psicoterapeuta mi ha riferito che quando si vivono traumi come il tuo può avvenire un’amnesia…”; e ancora: “Il sentirmi libera parte dal tranquillizzare la mia parte giudicante, dal dare spazio alla mia creatività e sto provvedendo a essere me stessa senza farmi condizionare dal dovere essere sempre ‘perfetta’ per tutti” (puro manuale di psicologia clinica?). Altrove fa la business woman pensando di aprire un profilo social e fare soldi su TikTok mentre studia; e bazzica troppo i docufilm stile mitizzazione del nazismo esoterico: “Chissà se i tedeschi scelsero la stazione di Campo di Marte per il parallelismo mitologico col dio guerriero Marte, il quale è associato ai fenomeni atmosferici come il fulmine, simbolo dell’alfabeto runico raddoppiato, tanto caro a Hitler”. Sempre la diciassettenne sentenzia – senza nemmeno sapere cosa sia l’Aллея Aнгелов (Viale degli Angeli) a Donetsk – “ogni tanto spunta un lucido folle che vuole ricreare l’impero!!!”. Peccato che il Wolfsangel, ad esempio, come figure ‘mitiche’ quali Stepan Bandera, siano simboli ed eroi della Azov e dell’Ucraina odierna. In pratica, un cumulo di ovvietà, stereotipi e incongruenze in un personaggio con la “capigliatura miele di castagno; occhi da cameramen” (al plurale, sic!).
Ma tutto è bene quel che finisce bene. Dopo questo dialogo alquanto farraginoso tra la diciassettenne e il nonno, la prima finalmente non ha più le vertigini (da attrazione per il vuoto come sintomo d’ansia?: non è dato sapere), e il libro si chiude con due inserti posticci. Una bella frase di Piero Calamandrei (di cui si cita dove, come e quando la pronunciò) e poi, senza soluzione di continuità, si passa alle signore anziane dal parrucchiere e ai pusher.
Mala tempora currunt (sed peiora parantur).
Prospettiva Quadraro. Qual è la libertà?
di Italia Rossi
Edizioni Setteponti, 2023
Copertina di Zerocalcare
pagine 60
Euro 12,00
venerdì, 18 agosto 2023
In copertina: La copertina del libro (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa)