Chi affama chi?
di/traduzioni di Simona Maria Frigerio
Giovedì 27 e venerdì 28 luglio, a San Pietroburgo, si è tenuto il secondo summit che riunisce Paesi africani e Federazione Russa intorno a un tavolo improntato al dialogo e agli scambi non solamente economici, bensì culturali, umanitari e geo-strategici – e che ha coinvolto, oltre a Capi di Stato, imprenditori, accademici e personalità di primo piano.
Il 24 luglio il Presidente Putin aveva pubblicato un articolo (1) che conteneva le premesse agli incontri. Ve ne riportiamo alcuni brani prima di analizzare, nel prossimo numero di InTheNet, gli esiti della due giorni.
Putin ha innanzi tutto ricordato che l’Urss, prima, e la Russia, poi, hanno alle spalle una storia di sostegno alle battaglie per l’indipendenza dei Paesi africani e alla “creazione di basi sostenibili per le loro economie nazionali. Entro la metà degli anni 80, con la partecipazione dei nostri specialisti, oltre 330 grandi infrastrutture e stabilimenti industriali erano già stati costruiti in Africa, come centrali elettriche, sistemi di irrigazione, aziende industriali e agricole, che stanno tuttora operando con successo”. E inoltre, “decine di migliaia di dottori africani, tecnici specializzati, ingegneri, funzionari e insegnanti hanno ricevuto la loro educazione in Russia”.
La Russia avrebbe “sempre aderito strettamente al principio «soluzioni africane ai problemi dell’Africa»”, dimostrandosi “solidale con gli africani nelle loro lotte per l’autodeterminazione, la giustizia e i loro diritti legittimi”. Putin ha anche rivendicato di non aver “mai cercato di imporre ai partner le proprie idee circa le strutture interne, le forme e i metodi di management, gli obiettivi di sviluppo e i modi per raggiungerli. Rimane immutato il nostro rispetto per la sovranità degli Stati africani, le loro tradizioni e i loro valori, il loro desiderio di determinare indipendentemente il loro destino e di costruire liberamente le relazioni con i loro partner”.
Di fronte a queste considerazioni ci vengono in mente due aneddoti sui metodi dell’Occidente che rivendica il proprio ‘mondo basato sulle regole’.
In queste settimane le reti in chiaro hanno ripescato una serie televisiva (che, peraltro, è durata solo due Stagioni), Criminal Minds Beyond Borders, nella quale si glorifica la pratica degli States, attraverso l’Fbi, di recarsi in qualsiasi Paese straniero a investigare e a ‘salvare’ le decine di milioni di compatrioti che, ogni anno (come recita l’intro alla serie), attraversano le frontiere dei ‘sicuri Stati Uniti’ (per lavoro, turismo e altro), e finiscono invischiati in rapimenti, omicidi, estorsioni, stupri, violenze e quanto di ‘meglio’ l’essere umano riesca a inventarsi. Interessante l’episodio che racconta di un ex assassino bianco del Sudafrica dell’Apartheid, fuggito negli States (dove si è rifatto una vita), a cui è rapito il figlio. Non ci dilungheremo sulla trama ma, alla fine, per salvare il ragazzo e chiarire il perché sia stato rapito deve ovviamente intervenire l’Fbi (i sudafricani, da soli, non ce l’avrebbero mai fatta!) – ma non solo. Sarà l’Fbi a scoprire il passato criminale dell’uomo e, sebbene per i 14 omicidi compiuti non sia punibile (grazie alla Truth and Reconciliation Commission che aprì un dialogo tra vittime e carnefici per assicurare al Sudafrica una effettiva riconciliazione, senza ‘accanirsi’ con un tribunale dei ‘vincitori’), l’Fbi troverà le prove per accusarlo di un quindicesimo delitto. Curiosamente, quest’ultimo sarà una False Flag, ossia un omicidio addebitato agli avversari per scatenare una feroce reazione delle forze dell’ordine (una tecnica che può anche comportare un attentato terroristico, una bomba in una filiale bancaria o su un treno, forse già nota anche agli statunitensi e ai nostri servizi segreti). Sarà quindi l’Fbi a consegnare il criminale nelle mani della legge che, questa volta – grazie allo sceriffo mondiale – potrà fare il suo corso secondo il diktat biblico occhio per occhio, dente per dente. Mai la tv spazzatura ci aveva subissati di tante serie dogmatiche e manichee come negli ultimi anni.
Il secondo aneddoto ce lo fornice il vicepremier e Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha affermato (in risposta alle dichiarazioni del Presidente russo): «La via proposta da Putin, cioè “vi mandiamo noi il grano gratis” non è la via giusta. Poi se non si torna all’accordo i prezzi dei cereali aumenteranno». La prima domanda è: chi è il nostro Ministro per imporre ai Paesi africani e al leader russo – a capo di Stati sovrani – cosa fare? Secondo, perché non chiediamo agli agricoltori, ad esempio, dell’Europa dell’Est cosa pensano dei ribassi forzosi del prezzo dei cereali? E terzo, guardiamo (attingendo all’articolo di Putin, che è confermato anche dai dati forniti dalle organizzazioni internazionali) alle cifre reali del famoso Accordo del Mar Nero per capire quanto sia effettivamente arrivato sulle tavole degli africani e quanto sulle nostre, del prodotto di tale compromesso – mai rispettato per quanto concerneva le forniture di cereali e fertilizzanti russi.
Tornando all’articolo di Putin si legge: “Nel 2022, la Russia ha esportato 11,5 milioni di tonnellate di grano verso l’Africa, e quasi altri 10 milioni di tonnellate nel primo semestre del 2023 – nonostante le sanzioni imposte sulle nostre esportazioni, che hanno gravemente ostacolato la fornitura di prodotti alimentari russi ai Paesi in via di sviluppo, complicando la logistica, gli accordi assicurativi e i pagamenti bancari”.
L’Accordo sul grano (o del Mar Nero) è stato firmato allo scopo di scongiurare la fame nei Paesi più poveri ma (giudicate voi stessi): “in quasi un anno, su un totale di 32,8 milioni di tonnellate di rifornimenti esportati dall’Ucraina grazie a tale ‘accordo’, oltre il 70% delle esportazioni sono finite nei Paesi a reddito medio-alto e alto, inclusa l’Unione Europea, mentre Paesi come l’Etiopia, il Sudan e la Somalia, così come lo Yemen e l’Afghanistan, hanno ricevuto meno del 3% dei viveri, il che significa meno di un milione di tonnellate”.
E qui possiamo farla finita con la propaganda mass mediatica della ‘Russia che affama l’Africa’, ma anche porci una nuova domanda, vedendo quali sono i Paesi citati dal Presidente Putin: in quanti di questi – oggi tra i più poveri al mondo – sono intervenuti gli States e/o la Nato (o Paesi satelliti che hanno agito per conto dell’Occidente) a portare pace, speranza e benessere?
Ma passiamo a un altro fatto, ossia alla non applicazione di quella parte di Accordo del Mar Nero che prevedeva “l’esenzione dalle sanzioni del grano e dei fertilizzanti russi”. Si è addirittura arrivati (e la dichiarazione di Tajani conferma l’accusa di Putin): a erigere barriere contro il tentativo russo di “fornire fertilizzanti minerali a titolo gratuito ai Paesi più poveri”. Ma quantifichiamo fino a che punto si è spinta la ferocia europea contro l’Africa: “Di 262.000 tonnellate di beni bloccati nei porti europei, solo due carichi sono stati consegnati – uno di 20.000 tonnellate al Malawi e uno di 34.000 tonnellate al Kenya. Il resto è trattenuto spregiudicatamente dagli europei. E questa, di cui stiamo parlando, era un’iniziativa puramente umanitaria, che avrebbe dovuto essere esente da ogni tipo di sanzioni”.
Ma sappiamo bene come l’Unione Europea si sia sempre comportata con l’Africa. Ad esempio, riguardo al vaccino dell’Astrazeneca, si è pensato bene di regalare a Paesi in cui l’età media non raggiunge i 20 anni, un prodotto che in Europa si era compreso che poteva causare gravi effetti avversi proprio ai giovani (2) e la popolazione rifiutava di farselo inoculare.
Passando a un altro argomento, Putin ha poi sottolineato che è nel comune interesse di tutti favorire la “cooperazione umanitaria, culturale, sportiva e nei mass media”, e ha concluso: “siamo sicuri che un nuovo ordine mondiale multipolare, i cui contorni sono già visibili, sarà più giusto e democratico. E non c’è dubbio che l’Africa, insieme all’Asia, al Medio Oriente e all’America Latina, avranno il loro meritato posto e si libereranno finalmente dall’amara eredità del colonialismo e neo-colonialismo, rifiutando le sue moderne pratiche. Voglio assicurare che il nostro Paese è in grado di sostituire il grano ucraino sia su basi commerciali sia gratuitamente, soprattutto grazie a un altro raccolto record che si prospetta anche quest’anno”.
Nel prossimo numero, l’11 agosto, riporteremo la traduzione della Dichiarazione congiunta di Russia e Africa sui prossimi tre anni di partnership per comprendere quali tra le istanze poste da Putin siano state accolte e se la Russia sia oggi un Paese isolato o se sia davvero possibile un nuovo ordine mondiale multipolare.
Stay tuned!
(1) Russia and Africa: Joining Efforts for Peace, Progress and a Successful Future di Vladimir Putin, versione integrale in inglese: http://en.kremlin.ru/events/president/news/71719
(2) L’articolo del collega Roberto Rinaldi su Articolo 21:
venerdì, 4 agosto 2023
In copertina: Il Presidente russo Vladimir Putin, da: http://en.kremlin.ru/events/president/news/71826/photos