Alla webradio del 110 Hertz Festival si discute di disagio psico-sociale
di Simona Maria Frigerio
Villa Medicea di Coltano, sabato 8 luglio. Code per Curiosi APS invita la giornalista Barbara Pavarotti, il medico psichiatra Giuseppe Galdi e, online, gli avvocati Michele Capano (presidente dell’associazione Dirittiallafollia) e Giuliano Lelli Mami, oltre ad Anna Estdahl (che coordina anche gli interventi), per dialogare sulle figure dell’amministratore di sostegno e del giudice tutelare.
Apre l’incontro Michele Capano che spiega come siano stati disattesi i fini della Legge 6 del 2004 (1) che, come specifica l’articolo 1, avrebbe dovuto avere “la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente”. La Legge tentava di superare una situazione di fatto in cui gli ‘inabili’ erano spesso privati della libertà/volontà e spogliati dei propri beni. Nel 2004, quindi, si pensò che le figure dell’amministratore di sostegno e del giudice tutelare avrebbero messo fine alle pratiche di interdizione e inabilitazione e, al contrario, avrebbero costruito percorsi ad hoc per i cosiddetti ‘beneficiari’. Purtroppo – come Capano fa presente – le succitate figure hanno finito per decidere qualsiasi cosa (fors’anche per garantire più il patrimonio che la persona, come specifica Anna Estdahl) riguardo al beneficiario: dove lo stesso deve vivere, se e quali farmaci deve assumere, quali persone può incontrare e persino la sua segregazione definitiva.
Il secondo intervento è del dottor Giuseppe Galdi, che puntualizza innanzi tutto come le persone soggette a giudice tutelare e amministratore di sostegno potrebbero essere tra i 500 e i 600mila individui (anche se non esiste un censimento ufficiale né un albo professionale degli amministratori di sostegno). Inoltre, sottolinea come non ci siano limiti alla discrezionalità del giudice tutelare e si permetta la ‘delega della cura’. Questo cosa significa? Che, sebbene esista una legge che non consente di contenere alcuno oltre i 7 giorni, il potere coercitivo di giudice e amministratore non ha limitazioni temporali e gli stessi possono imporre la somministrazione di farmaci e decidere quali.
Barbara Pavarotti racconta la sua personale esperienza, ossia il suo forzato allontanamento dal proprio compagno di vita che, assoggettato ai diktat dell’amministratore di sostegno, è stato rinchiuso in una Rsa, dove lei non ha mai avuto accesso. Non solo non può contattarlo telefonicamente ma dalla Rsa è stata allontanata (addirittura in maniera violenta) – sorte toccata anche al garante sollecitato a fare dei controlli. Pavarotti ci informa altresì che ci sarebbero pochissimi giudici tutelari rispetto al numero dei cosiddetti ‘beneficiari’ (situazione, questa, che non permette una valutazione attenta caso per caso). Per la giornalista è intrinsecamente sbagliato obbligare una persona, disabile psico-sociale e/o anziana, a lasciare la propria casa. Un/una disabile che vedrà poi i suoi beni esserle sottratti (come alcuni affetti). E la fine sarà il confino in una struttura totalizzante, senza alcuna possibilità di decidere sulla propria vita.
L’avvocato Giuliano Lelli Mami, in collegamento, e Anna Estdahl (tra gli organizzatori degli incontri della webradio), in presenza, hanno poi raccontato l’esperienza di quest’ultima – ovvero la sua battaglia per far tornare a casa la madre, rinchiusa contro la propria volontà in una Rsa dall’amministratore di sostegno. Estdahl ha poi accennato a un altro caso, seguito sempre dall’avvocato Lelli Mami: la storia di Bice, un’anziana signora che è letteralmente fuggita dalla Rsa dove era stata ricoverata contro la propria volontà, ossia dal Fontanone di Faenza – struttura per persone non autosufficienti – dove la signora si sentiva, in quanto lucida e attiva, oppressa e infelice. Grazie all’impegno dell’avvocato per l’assegnazione a un nuovo amministratore di sostegno, più aperto a un “progetto di vita diverso da quello attuato”, Bice ha ottenuto l’assegnazione (al momento temporanea) – da parte di un Ente – di un monolocale. La signora, tuttora autosufficiente, si era vista privata della libertà dopo una banale caduta: “Pensavano che io morissi dopo la caduta e mi hanno venduto tutto quello che avevo in casa, ma io sono ancora qui, peggio per loro. Io amo la vita e devo pensare alla mia libertà. Aspiro ad avere di nuovo un mio appartamento per vivere da sola” (2). In pratica, sembra che spesso (ma ovviamente non sempre) gli amministratori di sostegno vedano come unica modalità di cura delle persone con disabilità psico-sociale e/o anziane, il loro ricovero forzato – con corresponsione delle rate alle Rsa effettuata grazie alla vendita dei beni del ‘beneficiario’.
L’Associazione Spezzina Amministratori di Sostegno (ASAS), invitata a partecipare, ha inviato un proprio messaggio proponendo di dare maggiori fondi a questo settore del welfare, così come di offrire corsi di aggiornamento per gli AdS. La mancanza di un rappresentante dell’associazione non ha permesso un confronto sul nocciolo della questione: quale diritto ha chiunque (anche con le migliori intenzioni e le maggiori competenze) di assumere decisioni basilari riguardo alla vita di un altro essere umano – oltretutto privandolo del diritto alla libertà e ricoverandolo in quelle che, a tutti gli effetti, sono spesso istituzioni totalizzanti? Dove è finita l’idea sovversiva di Basaglia? Dove la voglia che si respirava negli anni 70 di creare reti che sapessero accogliere, sostenere, ascoltare e dialogare, senza giudicare, rinchiudere, ghettizzare e assoggettare?
(1) https://www.parlamento.it/parlam/leggi/04006l.htm
(2) https://www.ravennatoday.it/cronaca/anziana-bice–scappa-casa-riposo-faenza-hotel-igea.html
venerdì, 21 luglio 2023
In copertina: I relatori di Dis-ordinati_Messaggi dal futuro al 110 Hertz Festival l’8 luglio 2023 (foto di Simona M. Frigerio)