Perché l’escalation in Donbass non fa paura?
di Simona Maria Frigerio
Mi sono chiesta fin dagli anni di scuola come fosse stata possibile l’escalation che portò alla Seconda Guerra Mondiale. Dove fossero i pacifisti, dove i sindacati, i giornalisti e gli intellettuali, dove la società civile che avrebbero dovuto impedire all’Italia di entrare in guerra. Fors’anche dove fossero il Re e le opposizioni. Ma allora c’era Mussolini, c’era la dittatura, c’era la stampa asservita alle veline, c’era la persecuzione dei ‘disfattisti’, l’eliminazione fisica o l’esclusione dalla vita sociale e lavorativa degli oppositori, e la censura che controllava le… fake news! No, forse non era tanto diverso. Più muscolare ma non tanto diverso…
Anche nei tre anni di Covid abbiamo visto all’opera una serie di meccanismi – psicologici e della propaganda – efficaci nell’affermare non solamente il pensiero unico ma la necessità per tutte e tutti di conformarvisi. Il lavaggio del cervello ha funzionato così bene che, se oggi, rimproveri all’amico o al collega di aver sostenuto l’uso del green pass per mangiare un panino al bar, perfino all’aperto, o il tuo allontanamento dai banchi di scuola per oltre un anno senza nemmeno lo stipendio – quando lui con le sue tre dosi si era contagiato e aveva contagiato l’intera famiglia – fingerà codardamente di non ricordare, cambierà discorso, si auto-assolverà affermando di aver creduto alla ‘scienza’. Ha funzionato, il popolo bue si è conformato e, adesso, immerso nel Lete di dantesca memoria, può risvegliarsi mondo di ogni peccato perché immemore: la colpa senza consapevolezza può essere colpa?
Dopo la prova muscolare – di cui non è dato sapere il costo per i comuni cittadini – dell’Air Defender 23, con i suoi 10.000 militari e i suoi 250 velivoli provenienti da 25 nazioni, che hanno simulato di rispondere all’attacco contro un Paese della Nato, tenutosi dal 12 al 23 giugno in Germania; e alla vigilia del vertice Nato a Vilnius dell’11 e 12 luglio, viene da chiedersi chi possa ancora dirsi inconsapevole della bellicosità dell’Alleanza Atlantica. E se fossimo – cosa che non siamo – ‘complottisti’, ci verrebbe anche in mente come l’emergenza pandemica iniziò solo tre mesi dopo l’Evento 201, ossia la simulazione di una pandemia molto simile a quella della Covid-19 ideata dal Johns Hopkins Center for Health Security, il World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation. Ormai storia… vecchia.
Come è possibile leggere il discorso del Presidente Mattarella per il 2 Giugno senza notarne la palese contraddizione con i valori costituzionali? “Ai valori della Repubblica e della Costituzione si ispira l’azione delle Forze Armate, che contribuiscono in maniera significativa alla cornice di sicurezza della nostra comunità nazionale e alla causa della pace nel mondo”. Ovvero, l’esercito (con le sue armi) è ormai diventato – in realtà, dal lontano 1991 – strumento e garante di pace, affermazione apertamente in contraddizione con l’Articolo 11 che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Delle due, una.
Ma ormai siamo votati a sostenere l’Ucraina con ogni mezzo (difensivo, all’inizio, ormai palesemente offensivo) “fino alla vittoria finale” – una frase che riecheggia in molti discorsi di leader occidentali e che implica il fatto che si sia parte co-belligerante, riutilizzando un’espressione la cui memoria è tragica (qualcuno rammenta chi proclamò la ‘soluzione’ finale? Forse lo rammenta qualcuno di coloro che salutano con Slava Ukraïni?).
Ma adesso, d’un tratto, capisco. Nel 1938 come nel 2023, non gliene frega niente alla cosiddetta società civile italiana della guerra. Come non gliene è fregato nulla di quelle decine o centinaia di migliaia, o milioni, di esclusi dalla vita sociale e dal lavoro perché volevano esercitare il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo. Come quando il Duce urlò dal balcone di Palazzo Venezia: «Affermai cinque anni fa: spezzeremo le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia in due o dodici mesi poco importa, la guerra è appena cominciata!». Allora come oggi finché non verrà a bussare alla porta un reclutatore, non gliene fregherà niente all’italiano medio di centinaia di migliaia di morti al fronte, uccisi perché i ‘valori dell’Occidente’ prevalgano. O meno ipocritamente, come ha affermato l’ex Premier Draghi (lo stesso che assicurava l’immunità grazie al vaccino anche quando le evidenze scientifiche ormai lo contraddicevano): “Kiev deve vincere o per l’Ue sarà un colpo fatale”. Ovvio: siamo caduti nel tranello degli Stes e ci attende la deindustrializzazione. Ma state tranquilli: la contrazione dei consumi, l’impoverimento delle masse, l’azzeramento del welfare e l’assottigliamento del risparmio si attueranno per un buon fine – abbattere la CO2.
Ovviamente non avverrà di botto. L’erosione di libertà e diritti nelle società più avanzate deve essere giustificata dal terrore, sostenuta da una stampa monoblocco che impone messaggi martellanti, corroborata da un linguaggio violento, e attuata a tappe. Non si imposero i 200 metri da casa all’insorgere dell’epidemia nei primi comuni lombardi, vi si arrivò dopo settimane, così come al green pass (ormai mezzo che, da straordinario e temporaneo, sta per diventare ordinario e permanente, dopo l’annuncio di un’intesa tra la Commissione Europea e l’Oms per lo sviluppo di un certificato sanitario globale) e, poi, all’esclusione, prima dalla vita associativa e dal diritto allo sport o alla cultura, poi dal lavoro di parte della cittadinanza. Così, a gradi, alzando la posta in palio e colpendo solo segmenti di cittadinanza, un intero popolo può essere mandato al macello: magari prima quelli dell’Est Europa che, per razzismo nemmeno mal celato, consideriamo più primitivi e, quindi, più proni a «farsi ammazzare» (come avrebbe detto un Clint Eastwood d’annata) e, poi, sarà la volta dei professionisti (che, se sono militari, non crederanno davvero di poter fare solo simulazioni od operare per sempre solo per la ‘pace’?) e, quindi, dei volontari (magari ‘drogati’ di videogiochi e inconsapevoli di cosa sia andare al cesso in una trincea o trovarsi in mano un arto tranciato). E solo dopo faranno appello ai giovani – magari solo a quelli istruiti (o senza istruzione, come aggraderà al potere giustificare la chiamata). E così via.
E a me resta solo la speranza: “que le printemps m’apporte l’affreux rire de l’idiot” (1).
(1) Rielaborazione di un verso tratto da Une saison en Enfer di Arthur Rimbaud, traducibile in: che la primavera mi porti il riso atroce dell’idiota
venerdì, 30 giugno 2023
In copertina: Fino a che punto possono abbassare l’asticella del limbo? Foto di Tania Dimas da Pixabay