Chi pensa a un film d’animazione per bambini si sbaglia
di Lorena Martufi
Il nuovo film della Sony Pictures Animation è un capolavoro che unisce in un mix esplosivo fantasia e grafica oltre confini, disegnando orizzonti emozionali sconvolgenti. Lo ha intuito bene il pubblico presente in sala: adolescenti soprattutto, bambini solo due – uno è mio figlio Dennis di 10 anni, onnivoro di storie tra il punk, l’horror e il fantasy, che ringrazio perché questa volta ha portato lui me, al cinema, a scoprire un inatteso, meraviglioso, spettacolare, film. Perché crescere, si sa, è un atto di coraggio che passa, soprattutto, dagli stimoli, oggi soprattutto degli schermi, dove ancora si reinterpretano le storie più amate dei supereroi, che hanno fatto sognare diverse generazioni e ora parlano, come i grandi classici, ma nel loro linguaggio, anche alle nuove generazioni, quelle aggiornate sul futuro.
Ho da subito la percezione che la protagonista reale dell’arguta e complessa trama sia Gwen, amica speciale del protagonista, Miles Morales: adolescenti alle prese con i problemi famigliari più comuni, che rivivo personalmente come figlia, ma anche come madre, nella ribellione alle regole imposte dalla società patriarcale, tutta immersa nei codici della lotta contro i cattivi, in cui però i concetti di bene e male si confondono, restano semplicemente antagonisti in una formula che supera il conflitto generazionale tra genitori e figli e diventa universale nel metaverso dei supereroi, che abbandonano il mondo reale per crescere in quello fantastico. Qui, nel Ragnoverso capeggiato dall’originale, chiunque può essere Spiderman. Un’ambiguità che tesse colpi di scena, azioni da capogiro, inattesi capovolgimenti che tengono lo spettatore col fiato sospeso per due ore e mezza circa – la durata del film – che, però, non spaventano dato che non ci si annoia ma, al contrario, si è completamente immersi in una serie di quadri da pop-art futuristica che conquistano l’immaginazione, senza voler fare ritorno a casa, neanche per un secondo.
Un capolavoro estetico, tenuto vivo da musiche che fanno vibrare le corde dell’anima e da architetture fumettistiche, tra le migliori che il grande schermo abbia regalato al suo pubblico. Il carico emotivo è raddoppiato se si pensa che John Romita, uno dei disegnatori di spicco della Marvel, papà dei supereroi più amati, Spiderman compreso, sia scomparso poco tempo fa, il 12 giugno 2023, all’età di 93 anni. Mi chiedo che cosa ne avrebbe pensato lui, di questi Spiderman infiniti, all’infinito moltiplicati, nell’infinito mondo che richiama quello di oggi, attuale e reale, ripreso nelle varie angolazioni di pensiero, ideologie, tutte ugualmente valide, pericolosamente ammesse, al punto da non essere più riconoscibili. Lo hanno capito i tre registi di questo sequel, firmato a sei mani da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson, tutti vicini alla stessa età, che è anche la mia, quella che ha ereditato la migliore fantasia cinematografica, artistica e visiva e la vuole riproporre in chiave anche esistenziale per salvare i contenuti, oltre che la forma, di quel che resta dei due mondi opposti, che pure hanno un comune denominatore, quando il male assume la forma inconsistente della Macchia, personaggio affascinante, inquietante, eppure necessario, nella sua anti-materia, una liquidità fatta da buchi che aprono come varchi altre connessioni con universi altri. Metafora del vuoto iperconnettivo, penso, che genera paura e isolamento quando rimanda tristemente a se stessi, ma anche la possibilità delle infinite possibilità, degli infiniti esseri in divenire, lontani e vicini, non più unici ma tutti sostituibili, inafferrabili. Si passa così da una scena a un’altra, come da un universo a un altro, mantenuto in vita dalla trama lucida, seppur complessa, bellissima e avvincente, impossibile da spoilerare, nemmeno sul finale, che annuncia la sfida più difficile, la lotta che il protagonista dovrà affrontare con se stesso, e di cui sapremo solo nel 2024.
Un film che ci invita ad abbandonare categorie, etichette e pregiudizi, ad andare oltre le apparenze per capire come la verità sia molto più complessa di come sembri, soprattutto quando sconfina in un domani che deve smetterla di spaventarci, se è in grado di farci sognare ad occhi aperti – così.
venerdì, 30 giugno 2023
In copertina: Particolare della Locandina del film