Unipolarismo o multipolarismo: il livello di scontro si alza
di La Redazione di InTheNet (traduzioni di Simona Maria Frigerio)
Il documento finale dato alla stampa dai membri del G7 conta una quarantina di pagine e verte sui temi più diversi (1) – dalla salute al cambiamento climatico, dalla salvaguardia del lavoro alla transizione energetica, dai rapporti con l’Africa e il Sudamerica (le ex colonie o il giardino dietro casa) alla sicurezza alimentare.
Causa indiscussa di tutti i mali del mondo (a parte la CO2), la Russia, seguita nei gironi infernali di questa moderna Commedia dantesca, dalla Corea del Nord e dall’Iran, dal Venezuela, dalla Siria e dai talebani afghani. Tutto come da copione. Con gustose ciliegine, quali l’affermazione che i territori occupati militarmente dalla Russia dovrebbero essere restituiti all’Ucraina – ivi compresa la Crimea (senza nemmeno prendere atto dei referendum svoltisi in quelle regioni) – mentre Israele detiene allegramente i territori occupati dello Stato di Palestina (che mai hanno votato per unirsi a Tel Aviv) da decenni, senza problemi e con il beneplacito dei medesimi attori. Altra promessa del G7 è quella di facilitare la digitalizzazione del mondo del lavoro e il passaggio a un’economia ‘green’, “supportando gli individui con processi di apprendimento di nuove competenze, unitamente a un’appropriata protezione sociale e a politiche attive nel mercato del lavoro”. Basta constatare la contrazione generale del welfare state e il taglio, voluto dal nuovo Governo italiano (appoggiato anche dal Pd), del reddito di cittadinanza per comprendere come queste siano al più parole vuote.
Ciò che, però, hanno notato i commentatori internazionali è stata l’apertura di un nuovo fronte di ‘guerra’, forse persino più pericoloso per le sorti del mondo di quello del Donbass, visto che coinvolgerebbe la Repubblica Popolare Cinese – anche se non sempre direttamente nominata – ma che Beijing ha tradotto, recepito e per nulla gradito.
I fronti della nuova campagna, per ora solo massmediatica e diplomatica, contro la Cina sono essenzialmente tre – quattro se si tiene conto della presunta violazione dei diritti umani “in Tibet e Xinjiang, dove il lavoro forzato è una delle maggiori preoccupazioni” dei membri del G7; oltre ai crucci dei 7 per l’autonomia di Hong-Kong (che però non si estendono al Donbass, né tanto meno alla Crimea).
I medesimi ‘paladini dei diritti e delle regole’, però, nulla hanno obiettato al Presidente Macron circa il diritto di manifestare liberamente in Francia. Ricordiamo che solo nella giornata del 1° Maggio, il bilancio è stato di 504 fermi e 406 agenti feriti, mentre il Ministero dell’Interno non ha dato il numero dei feriti tra i manifestanti – in piazza per contestare la riforma delle pensioni. Numeri che se si registrassero in Iran, ad esempio, ci farebbero subito gridare allo ‘scandalo’ e denunciare la mancanza di democrazia nel Paese.
I temi che interessano i 7 ‘Grandi’ sono comunque altri. Innanzi tutto: “le politiche e pratiche non mercantili che distorcono l’economia globale”. Tali pratiche “ostili, quali il trasferimento illegale di tecnologia o la diffusione di dati” da chi sarebbero portate avanti, secondo voi? Contro le stesse i membri del G7 affermano: “Favoriremo la resilienza alla coercizione economica. Riconosciamo inoltre la necessità di proteggere certe tecnologie avanzate che potrebbero essere utilizzate per minacciare la nostra sicurezza nazionale senza limitare eccessivamente il commercio e gli investimenti”. Traduciamo: la Cina esercita, grazie al proprio potere economico, un’influenza su Paesi in via di sviluppo che non è gradita all’Occidente. Così come non è gradito che sviluppi, detenga (e con la quale, magari, faccia concorrenza ai G7) tecnologia di ultima generazione – il cui know-how deve rimanere saldamente in mano occidentale. Citiamo solo tre casi emblematici a riprova che i membri del G7 si stanno già muovendo in questo senso: la guerra tra Cina e Us riguardo a TikTok e quella ben più seria sul 5G, nonché la proibizione della vendita alla Cina di alta tecnologia – si veda la recente decisione politica olandese (2).
Il secondo tema di scontro riguarda il Mar Cinese dove il G7 si “oppone a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione” e, per questo motivo, spieghiamo ai lettori che non fossero informati, gli States stanno premendo – coinvolgendo anche Giappone e Corea del Sud, nonostante gli accordi di non proliferazione nucleare che proprio l’Occidente afferma di voler promuovere – per creare una Nato nel Pacifico (l’Aukus), che circondi e minacci con armi nucleari la RPC (3).
Il terzo fronte è Taiwan ove sappiamo che sempre gli States – aldilà di affermare, come membri del G7, di promuovere formalmente soluzioni pacifiche delle controversie nello Stretto – non più tardi di marzo di quest’anno, hanno approvano la vendita di armi a Taiwan per 620 milioni di dollari. Secondo l’Ansa: “Il Pentagono, nel dettaglio, ha spiegato che il Dipartimento di Stato americano ha approvato la potenziale vendita a Taiwan di armi e attrezzature che includono 200 missili aria-aria a medio raggio avanzato antiaereo (AMRAAM) e 100 missili AGM-88B HARM capaci di abbattere stazioni radar”(4) – sebbene le ultime dichiarazioni di Blinken (che riportiamo più avanti) siano in contraddizione con tutto quanto espresso fin qui.
Interessante, vista l’escalation di violenza tra kosovari e serbi di fine maggio – a riprova del fallimento della diplomazia europea e statunitense o, peggio, dubitando che si voglia creare un nuovo Donbass utilizzando i kosovari in funzione anti-serba (5) – che i membri del G7 si congratulino per il processo “di normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia”. Di fronte a ciò ci chiediamo se la diplomazia europea è ormai incapace di leggere i segnali che provengono dal mondo reale oppure a dichiarazione d’intenti seguono azioni uguali e contrarie. Come si possono dichiarare legittime, elezioni come quelle comunali svoltesi a Zvečan, dove si sono recati a votare in 1.500 su 45mila aventi diritto? (6).
La risposta cinese
Mao Ning, la portavoce del Ministro degli Esteri cinese, ha risposto ufficialmente, sebbene indirettamente (7), ad alcune delle accuse mosse dai Paesi del G7 contro la Repubblica Popolare Cinese: “Il G7 non ha il diritto di dettare agli altri Paesi le regole sul controllo delle armi. La Cina rifiuta il dito puntato dal G7”. Ha poi aggiunto che i membri del G7 “minano il disarmo nucleare internazionale e il regime di non proliferazione nucleare, fingono di essere innocenti e attaccano e calunniano la politica nucleare degli altri Paesi. Questo porterà solo a far crescere l’antagonismo e il livello del confronto e a creare ostacoli al processo di disarmo nucleare internazionale”. Mao Ning ha infine affermato: “Gli Stati Uniti possiedono l’arsenale nucleare più grande e avanzato al mondo, ma insistono ostinatamente in una politica di uso per primi delle armi nucleari” mentre “tre Paesi del G7 possiedono armi nucleari, e gli altri quattro o hanno accordi di ‘condivisione nucleare’ o si trovano sotto ‘l’ombrello nucleare’”.
Sulle sanzioni unilaterali il Ministro degli Esteri cinesi ha tenuta a precisare che le stesse: “unitamente alle azioni di ‘disaccoppiamento’ e interruzione della supply chain industriale fanno degli Us il vero ricattatore che politicizza e usa come armi le relazioni economiche e commerciali”. E ha rincarato asserendo: “La comunità internazionale né ora né in futuro accetterà le regole occidentali dominate dai G7 che mirano a dividere il mondo in base a ideologie e valori”.
Infine, in risposta alle affermazioni del Presidente Biden, fatte dopo la pubblicazione del documento del G7, che i rapporti tra States e Cina sarebbero migliorati a breve, Mao Ning ha dichiarato: “La Cina e gli Stati Uniti mantengono le necessarie comunicazioni. Comunque, gli Us dicono ora di voler parlare con la Cina mentre cercano di reprimere il Paese in ogni modo possibile e impongono sanzioni contro i nostri funzionari, istituzioni e aziende: vi è alcuna sincerità e ha alcun significato questo genere di comunicazione? La Cina si oppone fermamente alle sanzioni unilaterali illegali e ha ben chiarito la sua rigida posizione al riguardo. Gli Us dovrebbero immediatamente togliere le sanzioni e agire concretamente per rimuovere ogni ostacolo al fine di creare un’atmosfera favorevole e le condizioni necessarie per il dialogo e la comunicazione”.
Per completezza di informazione riportiamo anche gli ultimi due ‘passi’ (finora) del ‘minuetto’ tra Cina e Us. Dopo l’incontro tra il Presidente Xi Jinping e il Segretario di Stato Anthony Blinken, del 19 giugno, quest’ultimo avrebbe affermato che: “Gli Stati Uniti non sostengono l’indipendenza di Taiwan né intendono entrare in conflitto con la Cina” (fonte Sputnik). A distanza di 48 ore, nuova giravolta con il Presidente Joe Biden che definisce il Presidente Xi Jinping un “dittatore” e la RPC che risponde ufficialmente come tale affermazione sia assurda e una provocazione proprio quando entrambe le parti si stavano sforzando di ridurre le frizioni (fonte Reuters). Vi informeremo sui prossimi passi.
(1) Il Comunicato del G7 tenutosi a Hiroshima, del 20 maggio 2023:
(2) La guerra hi-tech: https://www.hdblog.it/tecnologia/speciali/n567441/migliori-notizie-tech-settimana-1023-hdrewind/
(3) Cos’è l’AUKUS: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/09/16/nasce-la-nato-del-pacifico-che-fa-infuriare-cina-e-francia_101421e8-2608-47dd-8fdc-299098d3c4af.html
(4) Le armi che gli Us si impegnano a vendere a Taiwan: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/03/02/taiwan-usa-via-libera-vendita-darmi-per-620-mln-dollari_b49a02bd-268a-4e96-b0de-5346ecc801d9.html
(5) Si legga questo interessante approfondimento a riguardo: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-crisi_serbiakosovo_genesi_di_un_disastro_annunciato/5871_49832/
(6) Gli scontri tra serbi e KFOR: https://notizie.virgilio.it/scontri-in-kosovo-feriti-11-militari-italiani-del-ix-reggimento-alpini-in-totale-coinvolti-41-soldati-1570216
(7) Foreign Ministry Spokesperson Mao Ning’s Regular Press Conference on May 22, 2023: https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/xwfw_665399/s2510_665401/202305/t20230522_11081498.html
venerdì, 23 giugno 2023
In copertina: Foto di Tumisu da Pixabay (gratis da usare sotto la Licenza per i contenuti)