Allo Scompiglio debutta la nuova creazione di Alessio Trevisani
di Simona Maria Frigerio
Questa avrebbe dovuto essere la recensione alla coreografia site-specific, I giardinieri della vita, ideata da Freies Tanz Ensemble presso la Tenuta dello Scompiglio di Vorno – una tra le pochissime realtà artisticamente effervescenti dentro e fuori le Mura lucchesi.
Usiamo il condizionale perché, a causa del maltempo, abbiamo potuto assistere solo a un coagulo di frammenti della performance originale, che si sarebbe dovuta svolgere a tappe in mezzo alla natura lussureggiante della Tenuta. Abbiamo usato il termine ‘coagulo’ in quanto questa è stata la sensazione che abbiamo provato: di fronte a noi, nella raccolta Cappella, un grumo di significati e significanti hanno preso forma in un ambiente già di per sé suggestivo e carico di storia.
Partiamo dagli oggetti di/in ‘scena’. La melagrana. Con i suoi rimandi al mito classico di Persefone e, poi, di Proserpina che traduce l’alternarsi delle stagioni e l’apparente morte di piante e fiori (che accompagna l’inverno) nell’accettazione della ciclicità della vita; ma anche simbolo biblico, presente tra le piante della Terra Promessa. Il bozzolo. Involucro dal quale si libera la farfalla terminato il suo ciclo da pupa in crisalide fino all’essere compiuto, che nasce e muore in una manciata di ore (a meno che non sia una monarca Matusalemme…); ma altresì il sacco amniotico, protettivo e liquido, dal quale siamo strappati per essere immersi nella luce di un mondo freddo, respingente e ostile – come nel piccolo gioiello di Bill Viola, Silent Life (1). Purtroppo per completare il quadro, che parrebbe radicato fortemente nella matrice cristiana, mancano altri oggetti-simbolo con i quali avrebbero interagito i performer se il tempo (atmosferico) lo avesse permesso.
Come ci ha spiegato il coreografo Alessio Trevisani, al termine della performance, saremmo dovuto partire nella nostra moderna/eterna ‘quest’, da tre alberi della Tenuta e, quindi, da rimandi alla dottrina animistica dello Shinto, per la quale le piante, così come i fiumi o le montagne, possiedono un’anima: ecco spiegato il dialogo di Yuko Matsuyama, vibrante e melodioso, che però, nella Cappella, pare un monologo in quanto si perde il suo senso più intimo e profondo mancando l’albero – al quale si sarebbe rivolta la performer. E ancora, Trevisani ci racconta delle ceste, realizzate dagli Intrecciati – gruppo di cestai e cestaie – che dovrebbero anche fungere da collegamento tra mondo naturale e umano, con molteplici rimandi – non ultimo la raccolta dei frutti della terra e la trasformazione degli stessi in nutrimento.
Una ricerca, quindi, che partendo dall’Oriente e passando dalla vigna (elemento cristologico codificato: “Io sono la vite vera”) giungerebbe a destinazione nella Cappella: un fluire di credi e rituali che tentano di spiegare l’inspiegabile.
Altro elemento di questa complessa performance interdisciplinare, il canto (a cappella) del soprano Rachel Fenlon, dotata sia di presenza scenica sia, soprattutto, di una vocalità limpida. Da plauso per la chiarezza nella sillabazione come per la coloratura, Fenlon ha saputo ricreare atmosfere complesse ed emozionare performer e pubblico, legando con la voce alcuni passaggi che (l’Ensemble essendo stato costretto a proporre in frammenti) mancavano dell’unitarietà dell’impianto drammaturgico sottostante. Intorno a lei anche i danzatori o, meglio, i performer, che hanno saputo ricreare un’atmosfera di raccoglimento grazie a un uso della voce e della respirazione intrinsecamente melodico e sagacemente ritmico.
E infine i corpi. Giada Palmisano, Yuri Fortini, Yuko Matsuyama, Matteo Magnabosco, Alessio Trevisani e Artur Gaspar. Fugaci lampi in un flusso di vita, inestinguibile, che scorre in un eterno ritorno. Forse anche per la compressione della spazio abbiamo apprezzato soprattutto il lavoro in sottrazione di Matsuyama, Trevisani, Fortini e Magnabosco. Less is more. Basta un corpo steso a terra, immobile, a braccia tese, per ricostruire, attraverso la croce, un universo di senso. E, come ci ha confermato Trevisani, è proprio delle sue intenzioni lavorare sulla ‘stillness’: l’immobilità non è impotenza, è potenza in nuce, è idea di potenzialità. L’azione, il gesto, il movimento nella danza prende e dà senso solo nel momento in cui diventa lettera o frase di un pensiero e una emozione inespressi ma esprimibili attraverso quell’azione, quel gesto, quel semplice accenno di movimento.
Una performance che vorremmo rivedere articolarsi in tutta la sua complessità poetica ed estetica, in quella Tenuta dello Scompiglio che ormai da oltre un decennio anima il ‘fuori le Mura’ di Lucca, non solamente grazie a residenze come questa di Freies Tanz Ensemble, che permettono ad artisti internazionali di ritrovarsi in un luogo accogliente dove sentirsi liberi di creare (come ci racconta Yuko Matsuyama al termine della performance) ma anche in intrecciare saperi ed esperienze (quali la tradizione dei cestai locali con la ricerca insieme internazionale e site-specific di Trevisani).
La prossima proposta dello Scompiglio sarà Leggere il teatro, un laboratorio diretto da Jean-Paul Denizon, che è previsto nella Tenuta dall’11 al 18 luglio, indirizzato ad attori, registi, autori, pedagoghi e aperto a chiunque voglia “apprendere come si legge il teatro”. Esercizio inutile? Tutt’altro. In un mondo sempre più complesso e in una realtà stratificata e multisfaccettata, il teatro – specchio del mondo – può essere strumento per leggere il reale così come disvelamento, del nostro io più autentico, a noi stessi. Non è solo una questione che riguarda i professionisti della scena imparare, ad esempio, come scarnificare un personaggio per denudarne un’essenza da indossare come una seconda pelle, bensì degli stessi spettatori chiamati ad assistere, compartecipare e giudicare: senza un alfabeto e una storia comune come potremmo mai intenderci?
(1) https://www.inthenet.eu/2022/05/06/bill-viola-the-seventies/
La performance ha avuto luogo:
Tenuta Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno (Capannori, Lucca)
domenica 4 giugno 2023, ore 17.30
Alessio Trevisani – Freies Tanz Ensemble (Berlino/Lipsia) presentano:
I giardinieri della vita
il fluire dell’essere e l’impermanenza della nascita e della morte
idea e coreografia Alessio Trevisani
danza e movimenti di e con Giada Palmisano, Yuri Fortini, Yuko Matsuyama, Matteo Magnabosco, Alessio Trevisani e Artur Gaspar
voce e musica Rachel Fenlon (soprano)
realizzazione ceste a cura di Intrecciati – gruppo di cestai e cestaie
Sono aperte le iscrizioni al Laboratorio Leggere il teatro:
dirige Jean-Paul Denizon
per informazioni:
Associazione Culturale Dello Scompiglio
info.ac@delloscompiglio.org
tel. 0583971475 | 0583971125
venerdì, 16 giugno 2023
In copertina: Freies Tanz Ensemble, I giardinieri della vita; nel pezzo: Leggere il teatro, laboratorio diretto da Jean-Paul Denizon (entrambe le foto sono state gentilmente fornite dall’Ufficio stampa dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio)