Il Chiapas nuovamente sull’orlo di una guerra civile
di La Redazione di InTheNet (traduzione di Simona Maria Frigerio)
Cartelli, multinazionali, potere politico: il Chiapas continua a essere un crogiolo di violenza e mancanza di dialogo nonostante Andrés Manuel López Obrador sia probabilmente il primo Presidente a ricoprire tale carica senza brogli o pressioni statunitensi e abbia la caratura per cambiare la situazione – soprattutto nel nuovo contesto geopolitico latinoamericano, dove si torna a parlare di Mercosur e si affacciano le opportunità dei Brics.
In un clima pesante, le comunità zapatiste hanno pubblicato un documento che denuncia tali violenze e indetto due settimane di mobilitazione pacifica – dal 27 maggio al 10 giugno.
Pubblichiamo per intero la Dichiarazione nazionale e internazionale di fronte all’aggressione contro la comunità Moisés Gandhi – tradotta in italiano (il più letteralmente possibile) e in lingua originale perché, come scrivono gli stessi zapatisti, si tocan a un@, nos tocan a tod@s.
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Giugno 2023
Ai popoli del Messico e del mondo.
Alle persone, comunità e paesi che difendono la Vita.
A coloro che sentono l’urgenza di rispondere a un Sudest messicano che chiama.
Oggi, in questo momento, il Messico è al limite, a quel limite che pare sempre lontano finché un proiettile che arriva ‘dall’alto’ fa esplodere la rabbia del Messico ‘dal basso’. Il compagno zapatista Jorge López Santíz si trova tra la vita e la morte a causa di un attacco paramilitare dell’Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo [ORCAO, vedasi (1)], la stessa che attacca e molesta le comunità zapatiste. Il Chiapas è vicino alla guerra civile con i paramilitari e i sicari dei diversi Cartelli che si contendono la terra con i gruppi di autodifesa, con la complicità attiva o passiva dei governi di Rutilio Escandón Cadenas (2) e Andrés Manuel López Obrador.
L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), che ha mantenuto la pace e ha portato avanti il proprio progetto di autonomia nei propri territori, e che ha fatto in modo di evitare lo scontro violento con i paramilitari e le altre forze dello Stato messicano, è osteggiato, aggredito e provocato costantemente. Dalla fine del XX secolo, fino a ora, l’EZLN ha optato per la lotta politica civile e pacifica, nonostante le sue comunità siano attaccate con armi da fuoco, le sue coltivazioni incendiate e il suo bestiame avvelenato. Nonostante abbia scelto di non trasformare i frutti del proprio lavoro in guerra, bensì in ospedali, scuole e governi autonomi dei quali hanno beneficiato zapatisti e non, i governi – da Carlos Salinas (3) fino a López Obrador – hanno tentato di isolarli, delegittimarli e sterminarli. Oggi, a pochi mesi dalla ricorrenza dei 40 anni di lotta dell’EZLN, l’attacco paramilitare dell’ORCAO ha causato che la vita di un uomo sia sospesa a un filo, lo stesso al quale è sospesa la rivolta del Messico ‘dal basso’, che non sopporta oltre la compressione della propria dignità né la guerra contro le sue comunità e territori.
L’attacco dell’ORCAO non è un conflitto tra comunità, come lo spiegherebbe Carlos Salinas e come sicuramente pretenderà di farlo López Obrador. L’attacco è responsabilità diretta del Governo del Chiapas e del Governo Federale. Il primo perché ha permesso la crescita di gruppi criminali che hanno portato il Chiapas da una relativa tranquillità a essere il focus della violenza. Il secondo perché mantiene il silenzio e si dimostra passivo di fronte alla situazione evidente del Sudest. Perché l’ORCAO attacca le comunità zapatiste? Perché può farlo. Perché lo permette il Governo di Rutilio Escandón? Perché nel Chiapas che ‘conta’, governare significa ‘bagnarsi’ del sangue indigeno. Perché rimane silenzioso López Obrador? Perché il Governatore del Chiapas è il cognato del suo ‘caro’ Cancelliere degli Interni, Adán Augusto López; perché, come i suoi predecessori, non sopporta che un gruppo ribelle sia il referente della speranza e della dignità, perché necessita giustificare una azione militare per ‘ripulire’ il Sudest e, infine, imporre i suoi megaprogetti.
Inoltre, intendiamo questo attacco come il risultato delle politiche sociali del Governo attuate per dividere e corrompere, distruggendo il tessuto sociale delle comunità e dei villaggi del nostro Paese e, in particolare, del Chiapas. Vediamo con preoccupazione che i programmi come Sembrando Vida (4) – che si caratterizza per partire, praticamente, dal medesimo presupposto della Segreteria dell’Agricoltura Federale – e altri simili, favoriscono il confronto tra comunità storicamente spogliate delle proprie terre e dei propri diritti, in quanto utilizzati come meccanismi di controllo politico e moneta di scambio affinché organizzazioni come l’ORCAO abbiano accesso ai benefici che tali programmi garantiscono, a prezzo della sottrazione delle terre recuperate e autonome zapatiste. Per noi è chiaro che non si tratta di conflitti tra villaggi; bensì di un’azione contro i ribelli che mira a distruggerli, distruggere l’EZLN e tutte le comunità e i villaggi che continuano la lotta per una vita dignitosa.
Firmiamo tale dichiarazione per convocarci e convocare coloro che credono nel rispetto della parola (data) e della dignità, e che vogliono impedire l’attuale massacro; per convocare coloro che trattano con l’attuale Governo affinché aprano il proprio cuore di fronte alle ingiustizie di questo Paese, aldilà delle affinità e visioni politiche; affinché sia possibile incontrarci nella necessità di agire con il proposito comune di fermare tali atrocità.
Firmiamo questa dichiarazione perché sentiamo l’urgenza di fermare la violenza paramilitare in Chiapas, in quanto non farlo significa lasciare che il Messico si impantani sempre più in questa guerra interminabile che lo sta facendo a pezzi. Chiediamo giustizia per Jorge López Santíz. Chiediamo lo scioglimento dell’ORCAO. Chiediamo che si investighi approfonditamente sul Governo di Rutilio Escandón. Chiediamo che, col silenzio, López Obrador smetta di essere complice della violenza in Chiapas.
Raccogliendo le esigenze presentate al Congresso Nazionale Indigeno domandiamo che:
1. Sia garantita la salute del compagno Jorge e che gli si fornisca tutta l’attenzione necessaria e per il tempo necessario.
2. Si fermi l’attacco armato contro la comunità Moisés Gandhi e sia rispettato il territorio autonomo.
3. Siano puniti gli autori materiali e i mandanti di detti attacchi paramilitari.
4. Siano smantellati i gruppi armati attraverso i quali si mantiene e si intensifica la guerra contro le comunità zapatiste.
Inoltre, esigiamo la liberazione immediata di Manuel Gómez, base di appoggio dell’EZLN, la cui ingiusta incarcerazione non abbiamo dimenticato.
Con il CNI (5), avvertiamo che la guerra che è stata dichiarata ai popoli indigeni, guardiani della Madre Terra, ci obbliga ad agire in maniera organizzata per fermare la violenza crescente e per ristabilire la nostra connessione e cura della Vita. Chiediamo a tutti di manifestare in strada, presso le ambasciate e i consolati, i centri scolastici e i luoghi di lavoro, nelle reti sociali; ovunque sia possibile, contro la violenza militare, paramilitare e il crimine organizzato e in difesa della Vita.
Fermiamo la guerra contro i villaggi zapatisti.
Pronunciamiento nacional e internacional ante la agresión a la comunidad Moisés Gandhi
Junio de 2023
A los pueblos de México y el mundo.
A las personas, colectividades y pueblos que defienden la Vida.
A quienes sienten la urgencia de actuar ante un sureste mexicano en llamas.
Éste día, en éste momento, México está al límite, a ese límite que parece siempre lejano hasta que una bala que llega de arriba detona la rabia del México de abajo. El compañero zapatista Jorge López Santíz está en el filo entre la vida y la muerte por un ataque paramilitar de la Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (ORCAO), la misma que ha estado atacando y hostigando a las comunidades zapatistas. Chiapas está al filo de la guerra civil con paramilitares y sicarios de los diversos cárteles que se disputan la plaza y grupos de autodefensas, con la complicidad activa o pasiva de los gobiernos de Rutilio Escandón Cadenas y Andrés Manuel López Obrador.
El Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN), que ha mantenido la paz y ha desarrollado su proyecto autonómico en sus territorios y que ha tratado de evitar el choque violento con paramilitares y otras fuerzas del Estado mexicano, es hostigado, agredido y provocado constantemente. Desde el final del siglo XX, y hasta ahora, el EZLN ha optado por la lucha política por caminos civiles y pacíficos, a pesar de que sus comunidades son atacadas a balazos, sus cultivos incendiados y su ganado envenenado. A pesar de que en lugar de invertir su trabajo en la guerra, lo han hecho en levantar hospitales, escuelas y gobiernos autónomos que han beneficiado a zapatistas y no-zapatistas, los gobiernos desde Carlos Salinas hasta López Obrador han tratado de aislarlos, deslegitimarlos y exterminarlos. Hoy, a unos meses de que la lucha del EZLN cumpla 40 años, el ataque paramilitar de la ORCAO ha hecho que la vida de un hombre penda de un hilo, del mismo que pende la erupción del México que abajo no aguanta más la presión sobre su dignidad ni la guerra contra sus comunidades y territorios.
El ataque de la ORCAO no es un conflicto entre comunidades, como lo caracterizaría Carlos Salinas y como seguramente pretenderá hacerlo López Obrador. El ataque es responsabilidad directa del Gobierno de Chiapas y del Gobierno Federal. El primero por solapar el crecimiento de grupos criminales que han hecho que Chiapas pasara de una relativa tranquilidad a ser un foco rojo de violencia. El segundo por guardar silencio y pasividad ante la evidente situación del sureste. ¿Por qué ataca la ORCAO a las comunidades zapatistas? Porque pueden. ¿Por qué lo permite el gobierno de Rutilio Escandón? Porque en el Chiapas de arriba, gobernar significa bañarse con sangre indígena ¿Por qué guarda silencio López Obrador? Porque el gobernador de Chiapas es cuñado de su muy querido secretario de gobernación, Adán Augusto López, porque como sus antecesores, no soporta que un grupo rebelde sea el referente de esperanza y dignidad, porque necesita justificar una acción militar para “limpiar” el sureste y por fin poder imponer sus megaproyectos.
Asimismo, entendemos este ataque como el resultado de las políticas sociales del gobierno actual por dividir y corromper destruyendo el tejido social de las comunidades y pueblos en nuestro país y, en particular, en Chiapas. Vemos con preocupación que programas cómo “Sembrado Vida”-, que se caracteriza por tener prácticamente el mismo presupuesto que la Secretaría de Agricultura Federal- y otros similares, propician la confrontación entre comunidades históricamente despojadas de sus tierras y sus derechos, ya que son utilizados como mecanismos de control político y moneda de cambio para que organizaciones como la ORCAO accedan a supuestos beneficios que estos programas brindan, a costa del robo de las tierras recuperadas autónomas zapatistas. Para nosotr@s es claro que no se trata de conflictos entre pueblos; se trata de una acción de contrainsurgencia que busca destruirles, destruir al EZLN y a todas las comunidades y pueblos que siguen luchando por una vida con dignidad.
Quienes firmamos esta carta lo hacemos para convocarnos y convocar a quienes creen que la dignidad y la palabra deben levantarse para detener la masacre que se presiente; para convocar a quienes comulgan con el gobierno actual a que abran su corazón a las injusticias que inundan el presente de este país, más allá de sus afinidades o simpatías políticas; para que podamos encontrarnos en la necesidad de actuar con el propósito común de detener esta atrocidad.
Firmamos ésta carta porque vemos la urgencia para que se ponga un alto a la violencia paramilitar en Chiapas, porque el no hacerlo significa dejar que México se sumerja aún más en ésta guerra interminable que lo está despedazando. Exigimos justicia para Jorge López Santíz. Exigimos la disolución absoluta de la ORCAO. Exigimos que se investigue a profundidad al gobierno de Rutilio Escandón. Exigimos que el silencio de López Obrador deje de ser cómplice de la violencia en Chiapas.
Recogiendo las exigencias presentadas por el Congreso Nacional Indígena demandamos:
1. Que se garantice la salud del compañero Jorge y que se le brinde toda la atención necesaria y por el tiempo que se requiera.
2. Que se detenga el ataque armado contra la comunidad Moisés Gandhi y sea respetado su territorio autónomo.
3. Que sean castigados los autores materiales e intelectuales de estos ataques paramilitares.
4. Que sean desmantelados los grupos armados mediante los cuales se mantiene activa y creciente la guerra contra las comunidades zapatistas.
También, exigimos la libertad inmediata de Manuel Gómez, base de apoyo del EZLN, de cuyo injusto encarcelamiento no nos olvidamos.
Con el CNI, advertimos que la guerra que han declarado a los pueblos originarios, guardianes de la Madre Tierra, nos obliga a actuar organizadamente para detener la violencia que crece y para restablecer nuestra conexión y cuidado de La Vida. Nos llamamos a manifestarnos en las calles, embajadas y consulados, centros de estudio y lugares de trabajo, en las redes sociales; en todas partes que nos sea posible e imprescindible, en contra de la violencia militar, paramilitar y del crimen organizado y en defensa de la Vida.
Alto a la guerra contra los pueblos zapatistas.
Si tocan a un@, nos tocan a tod@s
(1) Cos’è l’ORCAO, gruppo paramilitare fondato nel 1988 e, all’inizio, che rivendicava “prezzi più elevati per il caffè e soluzioni all’arretratezza del settore agrario”: https://desinformemonos.org/la-larga-historia-de-violencia-paramilitar-e-impunidad-de-la-orcao/
(2) Rutilio Escandón Cadenas, Governatore del Chiapas dall’8 dicembre 2018
(3) Carlos Salinas de Gortari, Presidente del Messico dal 1º dicembre 1988 al 1º dicembre 1994
(4) Il Programma Sembrando Vida dovrebbe promuovere l’autosufficienza alimentare: https://www.gob.mx/bienestar/acciones-y-programas/programa-sembrando-vida
(5) CNI, ossia Congresso Nazionale Indigeno
(6) Per molti temi ivi affrontati vi rimandiamo a:
venerdì, 9 giugno 2023
In copertina (particolare) e nel pezzo: Foto di Fabio Bertazzo, durante le manifestazioni a Città del Messico del 31 maggio, gentilmente fornite da un membro della Comunità zapatista