Ci si riprova con quella contro il popolo del Donbass
di Simona Maria Frigerio
Con quasi due anni di ritardo rispetto al Regno Unito [che il 19 luglio 2021 dichiarava superata l’emergenza pandemica e toglieva quasi tutte le restrizioni, dal distanziamento alla limitazione del numero di persone che potevano partecipare a eventi o il ritrovarsi in luoghi al chiuso, dalla riapertura dei night-club al rientro sul posto di lavoro e alla libertà di scelta se usare la mascherina o meno (1)], anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità per bocca del suo direttore generale, Tedros Ghebreyesus, il 6 maggio 2023 ha annunciato la fine dello stato d’emergenza relativamente alla Covid-19 e ha ‘dato i numeri’: “circa 7 milioni di morti sono stati riportati dall’Oms, ma noi sappiano che la stima è pari almeno a 20 milioni di morti” (2).
Mentre la stampa mainstream rimbalzava la cifra di 20 milioni (che sa di bella tonda), noi abbiamo notato alcuni altri dati che ci permettono di ridare le giuste proporzioni alla pandemia, ormai ufficialmente accettata quale endemia (ovvero malattia che resterà costantemente presente all’interno della popolazione mondiale).
Secondo worldometers.info, al 16 maggio 2023 si registravano su 688.388.774 casi, 6.874.953 decessi (l’1% circa) che andrebbe spalmato però su oltre tre anni (se consideriamo la data del 6 maggio, 1221 giorni per l’esattezza). Questo significherebbe una media di circa 2 milioni di morti l’anno – ma sappiamo bene che la malattia denominata Covid-19 ha mietuto vittime soprattutto tra il 2020 e il 2021. In ogni caso, nel mondo ogni anno 471 milioni di persone sono colpite da patologie cardiovascolari e si registrano circa 17,6 milioni di decessi l’anno, che si stima aumenteranno “sino a 24 milioni entro il 2030” (3). Se passiamo al cancro, l’Ansa scrive (4): “Il cancro è responsabile di quasi una morte su sei nel mondo, e il numero di nuove diagnosi è in continuo aumento e destinato a passare da 14 a 21 milioni l’anno da qui al 2030”. In Italia nel 2022 si stimavano “390.700 nuovi casi, circa 14 mila in più in 2 anni” (5). In effetti, come scrivono i colleghi dell’Ansa: “La pandemia ha determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste a una vera e propria epidemia di casi di cancro”. Ma non solo, in quanto la pandemia ci ha rinchiusi (almeno a noi italiani, soprattutto se non ‘fully vaccinated’) in casa per oltre due anni, questo ha peggiorato, anche a causa degli evidenti fattori di stress, le nostre abitudini, che possono essere concause di una malattia tumorale o altre patologie invalidanti. Nello stesso articolo, infatti, rileviamo: “Il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021”.
Ma se qualcuno pensasse che al semplice cittadino – per diminuire le sue probabilità di sviluppare un cancro – spetti solamente il compito di fare più esercizio fisico, non fumare e non abbandonarsi a eccessi alimentari, si sbaglierebbe. Il nostro Ministero della Salute, che non è stato così ‘performante’ da evitarci gli oltre due anni di angoscia, chiusure, rischio di licenziamento, smart working e Dad, ‘paracetamolo e vigile attesa’, decine di milioni di dosi di Pfizer in giacenza o da ritirare e che, pur non utilizzabili, dovremo pagare, eccetera, ci dà ulteriori istruzioni su come prevenire il cancro:
“Osserva scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro per proteggerti dall’esposizione ad agenti cancerogeni noti” – su quelli non noti, tacciamo, così come sul fatto che debbono essere i datori di lavoro a fornire le adeguate protezioni.
“Accerta di non essere esposto a concentrazioni naturalmente elevate di radon presenti in casa. Fai in modo di ridurre i livelli elevati di radon” – come se il ‘buon padre di famiglia’ potesse accertarsi se nel terreno, dove sorge la sua casa o il palazzo nel quale ha alloggio e cantina, vi sia uranio (6 e 7).
La domanda che sorge spontanea è: in tutto il mondo, quante persone di quei decessi ‘stimati per Covid’ dall’OMS, oggi, sono in realtà deceduti per altre patologie, proprio a causa della mancanza di screening e cure precoci?
Ma anche di quei 7 milioni, quanti sono morti semplicemente perché non si è voluto curare il malato Covid con eparina e aspirina [quando, già nel giugno 2020, l’Ospedale Sacco presentava il protocollo Viecca: antiaggreganti e antinfiammatori per curare trombosi da Covid (8)]? Troppo tardiva la risposta di questi giorni di Giorgio Palù (Presidente di Aifa), a Porta a Porta, che solo a un certo punto i medici: «capirono che si soffocava per tromboembolia». Ma non solo, perché ha aggiunto che: «bisognava usare gli antinfiammatori che sono stati un aiuto importantissimo. Non serviva (sic!) certo la Tachipirina e la vigile attesa». Chi si ricorda le sentenze del Consiglio di Stato sempre a sfavore dei medici che si battevano per cure domiciliari precoci? Ancora, quanti sono morti a causa di altre patologie ma, avendo anche la Covid-19, sono rientrati nelle statistiche dei decessi per tale patologia, dato che gli ospedali italiani dal 12 agosto 2021 e con effetto retroattivo avevano avuto un incremento tariffario per ciascun episodio di ricovero con durata di degenza superiore a un giorno a causa della Covid: “3.713 euro per un paziente ricoverato in area medica e 9.697 euro se ricoverato terapia intensiva”, come scriveva Milena Gabanelli e riportavano i colleghi di StartMag (9)? E infine quanti sono deceduti perché non si sono volute utilizzare prontamente le terapie con i monoclonali, che la politica ha rifiutato (10) e la medicina lasciato scadere nei frigoriferi (11)?
La Russia non è solamente un bancomat energetico
Lo Sputnik V contro la Covid-19 è stato il primo prodotto farmaceutico, a livello mondiale, a essere sviluppato. Basato su una piattaforma con vettore virale (un adenovirus umano) già studiata in precedenza (con un vettore diverso per ognuna delle due dosi di somministrazione in modo da aumentare la risposta immunitaria), è stato “approvato in 71 Paesi con una popolazione di 4 miliardi di persone”. I vettori utilizzati erano quelli che causano il comune raffreddore e che “hanno afflitto l’umanità per millenni” (12). In pratica, niente tecnologie a mRNA o spike.
Migliore o peggiore rispetto ai vari Pfizer o AstraZeneca che, in ogni caso, non hanno bloccato il contagio? Forse non lo sapremo mai. Ma la Russia nel 2020 dimostrava di poter essere molto più di un fornitore di energia a basso costo per l’Europa. La ‘guerra’ dei vaccini è stata forse il prodromo di ciò che sta accadendo ora, con l’Operazione Speciale in Donbass. Il Presidente Putin dichiarava, nel suo discorso del 21 febbraio scorso di fronte all’Assemblea Federale (13), riguardo al periodo successivo alla disgregazione dell’URSS: “«La nostra economia nazionale si orientò prevalentemente verso l’Occidente e, per la maggior parte, divenne fonte di materie prime». E più oltre: «Le tecnologie provenivano dall’Occidente, così come fonti di finanziamento a buon mercato e mercati lucrativi», di conseguenza i capitali russi presero a fluire verso l’Occidente: «Sfortunatamente, invece di espandere la produzione e acquistare impianti e tecnologia per creare nuovi posti di lavoro in Russia», gli imprenditori (o gli oligarchi, come preferite chiamarli) hanno speso i lori soldi «in case all’estero, yacht e proprietà lussuose»”.
Nonostante l’Europa abbia sempre considerato la Federazione Russa solo come un fornitore di energia a basso prezzo – certa di egemonizzare il Paese con le proprie tecnologie e gli allettanti ‘ozi’ -, lo Sputnik V, prima, e la resilienza dell’economia russa, ora, dovrebbero farci comprendere che qualche calcolo i nostri politici, lo devono aver sbagliato. In un certo senso le sanzioni stanno facendo ‘bene’ alla Russia perché lo Stato e anche gli industriali, oggi, sono in qualche modo ‘costretti’ a investire in ricerca, tecnologia e sviluppo sapendo di trovare all’interno del Paese (oltre che nei Brics, nei Brics+ e nelle economie emergenti – dall’Africa al Sudamerica) mercati finalmente pronti a diversificare i propri acquisti.
Il Donbass, vetrina per il business delle armi
Anche a livello di armamenti la Russia sta dimostrando di poter far fronte alla NATO e alle armi più potenti del suo (e del nostro) arsenale. Sputnik International informa che un missile ipersonico russo Kinzhal ha distrutto, il 15 maggio, il sistema di difesa Patriot statunitense a Kiev (per gli statunitensi è stato solo danneggiato). Il che significa che una parte delle tasse versate dai cittadini Us – e che gli stessi forse avrebbero preferito fossero utilizzate per la salute, la salvaguardia dell’ambiente o l’assistenza sociale, l’educazione e i trasporti – sono state, in ogni caso, polverizzate. Tenete conto che il costo totale della batteria Patriot è di oltre 1 miliardo di dollari (400 milioni per il sistema e circa 700 per i missili). L’Italia e la Francia a gennaio di quest’anno si impegnavano con Kiev per l’invio del sistema di difesa europeo SAMP-T, e gli italiani dovrebbero sapere che tale sistema ha un valore di circa 2 miliardi di Euro, mentre ogni missile lanciato dal SAMP-T, ossia ogni Aster 30, costa ‘solo’ 2 milioni di Euro.
E siccome la guerra è anche una vetrina per il business delle armi, gli inglesi – che continuano a inviarne a Kiev per ‘difendersi’ contro inermi cittadini del Donbass (per noi, tuttora ucraini) – dovrebbero tenere in conto che ogni missile Storm Shadow è costato al Regno Unito, nel 2011, 790mila sterline e attualmente il prezzo è di 2,5 milioni di sterline. ‘Regali’ al Presidente Zelensky del Premier Rishi Sunak, lo stesso che di fronte alle richieste di aumenti di infermiere e infermieri (anche a causa dell’inflazione galoppante) ha risposto che non erano “sostenibili”. Se non è certo il numero di missili forniti in queste settimane dal suo Paese all’Ucraina, certo è che gli stessi dovranno essere ricomprati e il conto, qualcuno dovrà pagarlo.
Tornando al business delle armi e alla vetrina attualmente addobbata in Donbass, aggiungiamo che gli Storm Shadow non possono essere caricati su qualsiasi velivolo e, di conseguenza, prima o poi l’Occidente dovrà fornire a Kiev anche Eurofighter Typhoon, Rafale, Mirage 2000 e Tornado se vorrà che il massacro continui (a nostre spese. Un Tornado costa 30 milioni di Euro mentre un Eurofighter arriva ai 100 milioni di euro). Del resto il tour europeo del Presidente Zelensky è stato fruttuoso e Germania, UK e Francia hanno promesso massicci invii di armi anche a lungo raggio, con le quali Kiev promette di riannettere l’intero Donbass e persino la Crimea. Mentre la NATO promuove alleanze bilaterali con la discesa in campo di uomini e mezzi polacchi, inglesi e delle Repubbliche baltiche accanto agli ucraini (così da entrare a tutti gli effetti in guerra sebbene Kiev non faccia ufficialmente parte dell’Alleanza Atlantica). L’Europa (più ancora degli States) è ormai convinta o si è autoconvinta che potrà sconfiggere la Russia e risollevare le sorti della propria economia appropriandosi delle fonti energetiche russe, mentre il Presidente Putin non userebbe mai le armi nucleari ma si arrenderebbe a noi – per non si sa quale ragione.
E così sebbene la Repubblica titolasse: “Le armi italiane salvano vite” (dichiarazione del Presidente ucraino, Zelensky, in visita nel nostro Paese), la verità era che la situazione nella Repubblica Popolare di Lugansk, a metà maggio, si stava facendo nuovamente seria con civili feriti anche gravemente – compresi alcuni bambini. Questo proprio a causa degli Storm Shadow britannici, che hanno un lungo raggio e con i quali gli ucraini hanno colpito zone residenziali. La situazione, dopo mesi di relativa quiete, si è fatta talmente seria che il Ministro dell’Istruzione della Repubblica Popolare di Lugansk ha deciso di chiudere le scuole della città per un periodo, optando per l’insegnamento a distanza.
Nel frattempo, sempre a metà maggio, il sistema di difesa aereo russo intercettava ben 7 missili da crociera a lungo raggio Storm Shadow. Missili che gli inglesi affermavano non sarebbero stati utilizzati contro la Russia, dimenticando forse che in Donbass si è tenuto un referendum per aderire alla Federazione Russa e che, sebbene non riconosciuto dall’Occidente, lo stesso dovrebbe renderci perlomeno consapevoli della frattura esistente tra russofoni e non, all’interno dell’Ucraina.
Ma non solo. Quando Kiev usa i missili contro la popolazione civile del Donbass (come sta facendo), dimostra di non sapere discernere tra guerra e terrorismo, tra difesa e pulizia etnica.
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E con tanta polvere che ci viene gettata negli occhi, ormai da anni, ci siamo quasi dimenticati del massacro di Artyomovsk, dove il Presidente Zelensky (in tour) ha sacrificato la vita (secondo varie fonti) di 55 mila ucraini, mentre sarebbero rimasti feriti o sarebbero dispersi altri 120 mila tra soldati e mercenari. Lascia basiti che la risposta dell’Occidente non sia stata: negoziamo la pace e accettiamo un mondo multipolare, bensì forniamo all’Ucraina F-16 con i quali continuare la guerra. E a proposito è interessante quanto scrive AnalisiDifesa.it (14): “In base alle disponibilità rese note potrebbero essere quindi 100/110 gli F-16 cedibili entro un paio d’anni da almeno quattro nazioni della NATO all’Ucraina anche se probabilmente non tutti in condizioni di volare”. Chi stiamo prendendo in giro? Pensiamo che la guerra potrà proseguire per anni o che la Russia accetterà di vedersi accerchiata da basi NATO?
Così come ci siamo forse già dimenticati – a causa di quel rumore di fondo provocato da quei media che rilanciano veline senza mai verificare un fatto – dei proiettili a uranio impoverito regalati dagli UK? Nella notte tra il 14 e il 15 maggio, a Khmelnytsky, un attacco di droni russo ha colpito un deposito di armi ucraino. Per alcuni giorni si è temuto che vi fossero contenute proprio tali forniture britanniche. Per fortuna così non è stato ma quei proiettili, oggi o domani, esploderanno o saranno lanciati. Noi così green, stiamo rendendo questa guerra e il suolo europeo sempre più sporchi.
(1) Come sono cambiate le regole in UK riguardo all’epidemia il 21 luglio 2021: https://www.healthwatchnewham.co.uk/advice-and-information/2021-07-21/covid-19-what-rules-have-changed-19th-july-2021
(2) L’annuncio dell’OMS: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2023/05/05/loms-e-finita-lemergenza-covid_d084b154-7e76-4b7b-856a-7dbba8a398fe.html#:~:text=
(3) Le stime sui decessi da malattie cardiovascolari: Benjamin et al Circulation 2019
(4) Le ultime statistiche sui tumori nel mondo: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2017/02/03/tumori-oms-causano-una-morte-su-6-nel-mondo-casi-aumentano_684faa35-a35a-4b5a-bed5-39aa942de11b.html#:~:text=
(5) L’Ansa sui nuovi casi di tumore in Italia: https://www.iss.it/-/tumori-nel-2022-in-italia-stimati-390.700-nuovi-casi-circa-14-mila-in-più-in-2-anni
(6) Le istruzioni del Ministero della Sanità per prevenire il cancro: https://www.salute.gov.it/portale/prevenzione/dettaglioNotiziePrevenzione.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=5790
(7) Cos’è il radon: https://www.epicentro.iss.it/radon/. Interessante leggere quelli che dovrebbero essere gli interventi di cui dovremmo farci carico per ridurre la concentrazione del radon nella nostra abitazione: “depressurizzare il suolo, realizzando sotto o accanto la superficie dell’edificio un pozzetto per la raccolta del radon, collegato a un ventilatore. In questo modo, si crea una depressione che raccoglie il gas e lo espelle nell’aria esterna all’edificio”; oppure: “pressurizzare l’edificio: aumentando la pressione interna, si può contrastare la risalita del radon dal suolo”; o ancora (il più fattibile sempreché si sia rilevata presenza di tale gas, ma non è dato sapere come): “migliorare la ventilazione dell’edificio”
(8) Il Protocollo Viecca: https://www.google.com/search?q=protocollo+viecca&oq=protocollo+viecca&aqs=chrome..69i57.8672j1j7&sourceid=chrome&ie=UTF-8#bsht=CgVic2hocBIECAQwAQ
(9) La denuncia sui ricoveri in area Covid: https://www.startmag.it/sanita/giro-di-soldi-negli-ospedali-sui-morti-covid-linchiesta-della-rai/
(10) L’inchiesta de Il fatto Quotidiano: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/07/monoclonali-indagine-della-corte-dei-conti-aifa-rifiuto-i-farmaci-gratis-poi-li-compro-dopo-un-anno-il-fascicolo-sullo-scoop-del-fatto/6346288/
(11) L’articolo de Il fatto Quotidiano: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/23/i-monoclonali-rischiano-di-marcire-nei-frigo-in-sette-mesi-usate-solo-12mila-dosi-su-80mila-la-lombardia-ne-smaltisce-5200-in-romania/6365681/
(12) Sullo Sputnik V: https://sputnikvaccine.com/about-vaccine/
(13) Per l’analisi dell’intero discorso: https://www.inthenet.eu/2023/03/03/putin-di-fronte-allassemblea-federale/
(14) L’intero articolo:
venerdì, 2 giugno 2023
In copertina: Foto di Ajay kumar Singh da Pixabay. Nel pezzo: Foto di Clker Free Vector Images da Pixabay (entrambe gratis da usare sotto la Licenza per i contenuti)