Anatomia del potere
di Myriam Martufi
“La forma del potere è sempre la stessa: è la forma di un albero. Dalle radici fino alla cima, un tronco centrale che si ramifica e ramifica all’infinito, aprendosi in dita sempre più sottili, protese in avanti”.
di Myriam Martufi
Che cosa succederebbe se, all’improvviso, lo stereotipo binario che distingue tra uomini cacciatori e donne prede venisse ribaltato? E quali sarebbero le conseguenze se da questo turning point non fosse più possibile tornare indietro?
È quello che si è chiesta la scrittrice londinese Naomi Alderman, nel suo romanzo The power (pubblicato nel 2016 e tradotto in italiano con il titolo Ragazze elettriche), da cui è tratta l’omonima serie tv, formata da 9 episodi, uscita quest’anno sulla piattaforma Amazon Prime Video.
La storia rientra nella definizione di ‘ucronìa’, ossia un genere letterario che, rispondendo alla domanda what if (cosa sarebbe successo se…?), è da sempre generatore di mondi e universi paralleli, attraverso l’esplorazione dei corsi alternativi della storia. E nella versione del mondo immaginato da Alderman, c’è un evento imprevisto che contribuisce a sovvertire l’ordinario, segnando un prima e un dopo. Viene scoperto infatti un nuovo organo femminile, al livello della clavicola, in grado di produrre scosse elettriche, che si sarebbe sviluppato per rispondere al bisogno delle donne di proteggersi. E le prime a rendersi conto dell’esistenza di tale capacità sono le ragazze più giovani, che non solo possono scagliare fulmini direttamente dalle loro mani, ma anche ‘contagiare’ le più adulte, attivando il loro potere. Il ribaltamento dei ruoli è immediato, e gli uomini, per la prima volta, diventano effettivamente il genere da proteggere.
Il corpo femminile si trasforma così da luogo di sofferenza a potenziale arma, che è tanto più diffusa nei Paesi del mondo maggiormente repressivi. Così, il liberarsi delle donne dalla soccombenza genetica alla forza maschile permette loro di ribellarsi ai propri carcerieri, e riappropriarsi finalmente della possibilità di esprimere la rabbia causata da secoli di soprusi.
Ma questo innesco esplosivo non è affatto privo di ombre. Se inizialmente l’energia è utilizzata come mezzo di rivendicazione dei diritti fondamentali a lungo negati, man mano che la storia va avanti diventa uno strumento di oppressione e spietata vendetta, trasformando così le vittime in carnefici.
The power non è certamente una serie da guardare seduti comodi sul divano, e questo indipendentemente se si è uomini o donne. I primi, perché vedranno realizzarsi ai loro danni ingiustizie che da secoli subiscono le donne nella realtà. Queste ultime, perché capiranno di non essere esenti dalla possibilità di fare del male. Eppure, lungi dall’essere la versione distopica di una guerra tra i sessi, è in realtà un esemplare trattato sul potere e sui meccanismi attraverso cui questo si dipana e corrompe ogni cosa, nell’ossessione – da parte di chi lo detiene – di accrescerlo e mantenerlo il più a lungo possibile. Costi quel che costi.
Le protagoniste della storia, infatti, finiscono per trasformarsi nel contraltare maschile che le aveva da sempre schiacciate, utilizzando il loro potere per perpetuare gli schemi patriarcali di sopraffazione. Quello che manca è l’attenzione alla fragilità e ai sentimenti, che rimangono sfocati in secondo piano – resi invisibili dalla violenza che prevale. Non è la storia della nascita di super eroine, quanto più un’apocalisse, intesa come lo svelamento e la genesi di mostri incontrollabili, che ci fanno paura perché sfuggono a qualsiasi logica conosciuta finora e sono ansiosi (anzi, ansiose) di prendere il controllo sul mondo. Così, sopravvive l’idea di un potere verticistico, che si conquista attraverso la soppressione dell’altro, chiunque esso sia. Ma se il corpo delle donne non diventa una casa, ma resta un’armatura, il risultato sarà sempre la guerra. A dimostrazione del fatto, che per cambiare davvero non è sufficiente sostituire tutti i giocatori, ma è necessario sradicare il tavolo e modificare le regole del gioco.
“La mostruosità femminile fa paura perché può davvero mettere fine al mondo, o almeno a quello in cui viviamo. Questo mondo non è l’unico possibile, né tantomeno il migliore, anzi, più tempo trascorro con i mostri, più penso che la sua distruzione sia in ritardo”. (1)
(1) Jude Ellison Sady Doyle, Il mostruoso femminile, Città di Castello, edizioni TLON, aprile 2021
venerdì, 26 maggio 2023
In copertina: La Locandina della serie