…non è una scusa valida per non affrontare il dissesto idrogeologico
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Gli italiani dovrebbero ormai aver capito che la Scienza con la S maiuscola non ha certezze. Come scriveva Karl Popper in Logica della scoperta scientifica: “come criterio di demarcazione, non si deve prendere la verificabilità, ma la falsificabilità di un sistema. In altre parole: da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di esser scelto, in senso positivo, una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza”.
Purtroppo gli ultimi anni di battage propagandistico ‘contro la disinformazione’ sulla Covid-19 come sul cambiamento climatico (con pendant greenwashing) non hanno reso un buon servizio proprio ai fondamenti sui quali si fonda la Scienza: ossia il dubbio e la capacità critica, la continua messa in discussione delle teorie, la confutazione delle stesse quando siano provate false (o semplicemente superate), il dialogo tra posizioni e discipline diverse, il piacere di sempre nuove scoperte (anche e soprattutto se inaspettate e impreviste).
Oggi gli italiani dovrebbero partire da tre domande per rimettere in dubbio quanto viene propinato da politica e media. Dopo che per anni è stato imposto per legge il mantra “Tachipirina e vigile attesa” anche con due successivi giudizi del Consiglio di Stato, come può il virologo Giorgio Palù (presidente dell’Aifa) affermare a Porta a Porta: “Non servivano certo Tachipirina e vigile attesa”? Due, i vaccini acquistati dall’Europa si sono mostrati immunizzanti e, quindi, hanno fermato il contagio? Tre, perché la maggioranza degli italiani ha preteso di discriminare una minoranza attraverso le politiche coercitive e vessatorie del green pass, arrivando ad accettare che una parte della popolazione perdesse persino il diritto al lavoro (previsto dalla Costituzione) e alla sussistenza – anche quando era ormai chiaro che il vaccino non garantiva di non essere contagiosi o contagiati?
Dal mantra della vigile attesa a quello del cambiamento climatico
Il secondo mantra di questa Europa ‘green’ è il cosiddetto cambiamento climatico – da non confondersi con le problematiche legate all’inquinamento atmosferico, che ha causato la morte precoce, solo nel 2020, di almeno 238 mila persone nell’Unione Europea a causa del PM2,5.
Che vi siano continui cambiamenti nel clima è un dato di fatto affermato da qualsiasi scienziato e comprovato dall’esperienza. La diatriba non sta nel fatto in sé, bensì nella causa che lo determina. Questo è il primo problema che dobbiamo chiedere sia chiarito dalla Scienza (quella di Popper, però, e non quella figlia dei compromessi e dei desiderata della politica o smerciata come slogan da ragazzini che imbrattano i musei). Il secondo problema è perché, se vi è in atto un cambiamento climatico che incide sul precedente dissesto idrogeologico, la politica non faccia niente qui in Italia per ovviare al problema, ma si sperperino i fondi in guerre e digitalizzazioni che non servono certamente né a finanziare la sanità o la scuola, né tanto meno a evitare che il prossimo autunno si registri l’ennesima sciagura ambientale.
L’elenco delle alluvioni nel nostro Paese è infinito. Basta sfogliare Wikipedia (1) per rendersi conto che, sebbene vi siano periodi in cui gli eventi si succedono con maggiore frequenza, è certo che quasi ogni regione ne patisce e Liguria, Piemonte, Lombardia ma anche Veneto e Toscana paiono essere state particolarmente colpite.
Un interessante documento dell’Ispra, datato 2022 (2), presenta oltre a un corposo .pdf, un prospetto riassuntivo (3) tanto chiaro quanto allarmante che ci informa come, nel 2021, in Italia risultavano 1.303.666 abitanti a rischio frane e 6.818.375 a rischio alluvioni; 84.441 industrie e servizi a rischio frane e 642.979 a rischio alluvioni; 565.548 edifici a rischio frane e 1.549.759 a rischio alluvioni. E aggiungiamo, dato che il nostro Paese sopravvive anche grazie al turismo (spesso culturale) che i beni culturali a rischio frane sono 12.533 e quelli a rischio alluvioni 33.887. Ma non solo. Continuando a leggere scopriamo che: “Su una superficie nazionale di 302.068 Km2 il 18,4% è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (55.609 Km2). 841 Km di litorali sono in erosione (17,9% delle coste basse italiane)”.
Ricapitolando: il quadro delineato tra erosione costiera, alluvioni e frane dovrebbe raggelare i polsi dei nostri politici – i quali avrebbero dovuto imporre all’Europa che una parte consistente del PNRR fosse destinata proprio a ovviare a tale devastante situazione. Soprattutto tenendo in considerazione le cifre reali in gioco e che il cittadino potrebbe non conoscere. Il 29 novembre 2022 IlSole24Ore (4) titolava: “Dissesto idrogeologico, progetti a rilento e 8 miliardi dirottati altrove. Manca un piano, PNRR marginale” e nell’occhiello aggiungeva: “Nel Recovery solo 2,5 miliardi sostitutivi dei vecchi fondi nazionali, ora dispersi. Ai comuni 6 miliardi per progetti «eterogenei»: c’è pure l’illuminazione pubblica”. Ma torniamo ancora più indietro.
2,5 miliardi sono pochi o tanti? Il 7 novembre 2019 Greenreport scriveva (5) : “Per mettere in ragionevole sicurezza il Paese occorrono investimenti stimati in circa 40 miliardi di euro, ma il problema non è solo quello di trovare i soldi; anche quando le risorse ci sono non vengono spese, come testimonia la relazione sul Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (2016-2018)” (6), elaborata dalla Corte dei conti”. Adesso avete la risposta: sono briciole.
Certo se i fondi del PNRR devono servire (come denunciato dai genitori del Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma) per attivare “laboratori per diventare curatori di play-list” (7) invece che migliorare gli edifici scolastici, azzerare le famose classi pollaio (ricordate le promesse del primo anno di pandemia e i fondi spesi per i banchi con le rotelle?), investire su efficienza energetica, ATA e personale scolastico, cosa ci si può attendere sul fronte del dissesto idrogeologico?
Mancano oltre 30 miliardi solo per le assunzioni nel settore sanitario (8) e 10 di più per salvare le nostre case da frane, alluvioni ed erosione dei litorali.
Le cause non sono le soluzioni
Nel 2019, come scriveva l’Ansa (9), un nutrito gruppo di scienziati italiani aveva firmato un Appello rivolto al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio e ai presidenti delle Camere. Tra i firmatari: “Franco Prodi, docente di Fisica dell’Atmosfera, Renato Ricci (già presidente delle Società di Fisica italiana ed europea) e il fisico Antonino Zichichi. I 145 scienziati italiani aderiscono ad un documento sottoscritto da 500 ricercatori di tutto il mondo dal titolo ‘Non c’è una emergenza climatica’ (10). «Il riscaldamento globale antropico – scrivono i firmatari – è una congettura non dimostrata e dedotta solo da alcuni modelli teorici climatici»”.
Dato che si spera che gli italiani non ricadano nella manichea divisione no-vax / pro-vax (che non è servita a nulla tranne che a fomentare odii e a rendere impossibile un dialogo costruttivo tra medici, ricercatori, Paesi, politici e comuni cittadini), la questione che dobbiamo affrontare tutti insieme, oggi, è come trovare i fondi e i tecnici per approntare ciò che occorre a evitare l’ennesimo stato d’emergenza. Non conta che i politici si scarichino la coscienza additando la possibile causa senza interrogarsi su come avrebbero dovuto agire preventivamente. Se la leader dei Dem (si dirà ancora così o hanno cambiato ‘vezzeggiativo’, ultimamente?), Elly Schlein, aveva la delega alla ‘transizione ecologica’ e al ‘patto per il clima’ e non esattamente al dissesto idrogeologico, in Emilia-Romagna, il Presidente Bonaccini da otto anni era, al contrario, precisamente commissario straordinario per il dissesto idrogeologico (vedasi il Fatto Quotidiano). Entrambi avrebbero dovuto pensare, come il resto dei politici al Governo, a come prevenire invece di chiedere, ancora una volta, alla popolazione italiana di curare (mettendo mano al portafoglio e dando in beneficenza ciò che Stato e regione avrebbero dovuto spendere attingendo a fondi ad hoc). Non a caso l’UCDL, Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà (citando Open), denuncia come la Corte dei Conti avrebbe rilevato “la mancata realizzazione da parte dell’Amministrazione regionale, in un arco di tempo durato oltre un decennio, dell’opera di sistemazione idrogeologica per l’importo di circa 55 milioni, oltretutto finanziato interamente dallo Stato, che ha determinato la restituzione di detta somma al bilancio del ministero” ). Se vi è in atto un cambiamento climatico, dovuto per il 95% al sole e per il 5% all’uomo (o fosse anche il contrario: sarà una libera Scienza a deciderlo), chi ha il compito politico di occuparsene deve pensare al presente e a come porre riparo – in tempo – agli eventuali eventi avversi. Non serve legiferare caricando di tasse sulla circolazione i proprietari dei veicoli più vecchi, comminare multe ai fumatori alle fermate dei mezzi pubblici o imporre batterie al litio senza tenere in considerazione come si ricaricano (ossia con energia elettrica da fonti rinnovabili o da carbone e nucleare?) quando andrebbe, innanzi tutto, ripensata un’edilizia selvaggia, fatta non solamente di abusi ma anche di scelte precise della nostra economia predatoria, che ha permesso perfino la cementificazione dei letti dei fiumi.
Fermare la guerra è green
Anidride carbonica sì, anidride carbonica no. Che abbiano ragione gli scienziati che imputano al suo aumento il cambiamento climatico o quelli che allargano lo spettro delle opzioni (secondo il professor Zichichi la causa sarebbe il “motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole”), leggiamo quanto scrive Greenpeace (riferendosi alla guerra in Donbass, ma il ragionamento vale per tutti i 59 conflitti in corso nel 2023): “Le esplosioni… rilasciano nell’atmosfera un cocktail di composti chimici. Il principale, l’anidride carbonica, non è tossico, ma contribuisce al cambiamento climatico” (11).
Come ai tempi della Covid vediamo i media e la politica buttare fumo negli occhi dei cittadini (non solamente italiani), i quali finiscono per guardare il dito invece della Luna. Mentre l’Unione Europea parla di cambiamento climatico e lo fa derivare dalle scelte dei cittadini (colpevolizzandoli, soprattutto se così ‘pezzenti’ da non potersi permettere auto e caldaie più performanti, così come fece con la Covid, scaricando su chi non si vaccinava – rinchiuso in casa – la colpa del dilagare di un virus portato in giro con il passaporto verde o scaricando su tutti noi – rinchiusi in casa – la scelta di non investire in una sanità migliore); dall’altra, non solamente foraggia economicamente e militarmente una guerra sempre più inquinante, ma sceglie di riaprire le miniere a carbone, di considerare il nucleare ‘green’, di utilizzare il gas di scisto e persino di permettere l’uso delle gasiere per il suo trasporto e, ciliegina sulla torta, regala missili a uranio impoverito e carri armati – quando un solo T-80 “emette più di 10 kg di CO2 per km (per confronto, un SUV Mercedes 3000 turbodiesel, un’auto particolarmente poco ‘verde’, 160 grammi per km), e questo senza contare le esplosioni, gli incendi, il carburante per missili e così via” (12).
L’effetto farfalla per cui “infinitesime variazioni nelle condizioni iniziali producono variazioni grandi e crescenti nel comportamento successivo dei suddetti sistemi” è continuamente citato, e a sproposito, ma a questo punto per ovviare alle problematiche di alluvioni, erosioni e frane, invece di dare la multa a un fumatore, non dovremmo smettere di spendere le nostre tasse per le armi – investendoli, al contrario, per il dissesto idrogeologico? Invece di perseguire e bandire le voci ‘fuori dal coro’ – additandole come ‘disinformazione’ – non sarebbe più fruttuoso, soprattutto a livello di ricerca, tentare la via del dialogo tra scienziati e teorie? O forse dovremmo credere che il cambiamento climatico oltre a esentare la politica da investimenti nel dissesto idrogeologico, permetterà alla stessa di farci accettare un periodo di recessione e azzeramento dei diritti civili e sociali causato da scelte bellicose e che non tengono in conto che se anche, da domani, spegnessimo ogni elettrodomestico e mandassimo dallo sfasciacarrozze ogni mezzo di trasporto privato, non servirebbe a nulla perché oltre 7/8 del mondo continuerebbero a tenere la carne in frigorifero (se lo posseggono) e a usare la propria vettura se hanno potuto, finalmente, sostituire il mulo?
(1) Un elenco delle alluvioni in Italia: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alluvioni_e_inondazioni_in_Italia
(2) Il Rapporto completo: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/dissesto-idrogeologico-in-italia-pericolosita-e-indicatori-di-rischio-edizione-2021
(3) Il riepilogo della situazione italiana a livello di dissesto idrogeologico: https://www.isprambiente.gov.it/files2022/eventi/dissesto-idrogeologico/infografica_rapporto_dissesto_2021.pdf
(4) L’articolo de IlSole24Ore.com: https://www.ilsole24ore.com/art/dissesto-idrogeologico-progetti-rilento-e-8-miliardi-dirottati-altrove-manca-piano-pnrr-marginale-AEWIroKC
(5) L’articolo di GreenReport.it: https://greenreport.it/news/acqua/dissesto-idrogeologico-anche-quando-i-soldi-per-ridurre-il-rischio-ci-sono-non-vengono-spesi/
(6) Le conclusioni della Corte dei Conti: https://www.corteconti.it/Download?id=1588e2fb-c42f-48a2-93cd-ef9dc49ddcfa
(7) Lettera aperta dei genitori del Liceo Albertelli: https://www.tecnicadellascuola.it/il-no-del-liceo-albertelli-al-pnrr-non-guarda-affatto-alle-urgenze-reali-non-e-una-battaglia-contro-le-tecnologie/amp
(8) L’articolo sul Referendum contro la guerra: https://www.inthenet.eu/2023/05/12/piu-diritti-meno-armi/
(9) L’appello degli scienziati italiani a non confondere inquinamento e cambiamento climatico: https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2019/09/30/climaappello-145-scienziatiuomo-non-e-il-solo-responsabile_ae18589f-5959-4354-93b0-4bd946251854.html
(10) L’articolo sulla posizione degli scienziati che non identificano la CO2 come causa principale del cambiamento climatico: https://europa.today.it/ambiente/emergenza-climatica-scienziati.html
(11) L’articolo di GreenPeace.org: https://www.greenpeace.org/italy/storia/17023/la-mappa-dei-danni-ambientali-causati-dalla-guerra-in-ucraina/
(12) L’articolo de IlTascabile.com: https://www.iltascabile.com/scienze/ucraina-guerra-disastro-ambientale/
venerdì, 26 maggio 2023
In copertina: Foto di Hermann Traub. Nel pezzo: Foto di Stuart Hampton (entrambe da Pixabay. Gratis da usare sotto la Licenza per i contenuti)