Invecchiare è anche una questione geografica
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
Finalmente ho iniziato a frequentare un circolo letterario a Valencia! Una delle cose a cui non posso rinunciare è la lettura. Rispetto al Circolo Letterario Pier Paolo Pasolini che coordinavo in Italia, precisamente a Prato, qui lo scambio culturale non avviene solo attraverso i libri. Mi spiego. Mi trovo in una città da quasi un milione di abitanti, dove almeno un terzo di questi è straniero. Una stratificazione sociale variegata che si riflette soprattutto in ambito culinario ma che risulta evidente anche durante gli incontri letterari. Al Circolo, coordinato dallo scrittore valenciano Paco Inclán e che si svolge all’interno della Biblioteca Pubblica di Valencia, partecipano persone di diverse nazionalità, lo scambio culturale, dunque, si amplifica attraverso l’apporto di cultura, usanze, stili di vita e implicazioni etiche differenti. Una diversità che emerge attraverso il confronto che i libri suscitano: farò qui un esempio per spiegare meglio questo crocevia culturale di cui sono felicemente testimone e partecipante.
Il primo libro che abbiamo letto è il romanzo illustrato Arrugas (Rughe) di Francisco Martínez Roca, chiamato Paco Roca. L’argomento affrontato riguarda la residenza per anziani e, parallelamente, il decorso dell’Alzheimer del protagonista. Pubblicato prima in Francia e poi in Spagna, è stato tradotto in diverse lingue, tra cui anche l’italiano. Oltre ai riconoscimenti ottenuti, ne è stato tratto un film di cui si possono vedere alcuni spezzoni su YouTube. Il tema di per sé è toccante, ma l’autore lo affronta con ironia, facendoci entrare, attraverso vignette eloquenti, dentro la residenza per anziani. Un libro che trae spunto da storie vere in un momento in cui, guardandosi allo specchio, Roca nota in maniera più evidente la somiglianza con il padre.
Secondo l’istituto di statistica nazionale spagnola (INE), il numero degli anziani è in aumento, si stima che entro 10 anni, le persone con età maggiore a 65 anni saranno circa un quarto della popolazione. Sempre meno del numero attuale di anziani in Italia, dove la quota di over 65 è tra le più alte al mondo. Senza addentrarci troppo nelle statistiche, la terza età è una fase della vita dalla quale, possibilmente, passiamo tutti. Ma cosa accade quando una persona anziana si ammala? Oltre all’ampio spettro delle malattie, in generale, viene a mancare l’autosufficienza. Questo accade anche senza dover avere chissà quale problema invalidante, basti pensare ad anziani che non possono sollevare le pesanti buste della spesa, che si muovono con difficoltà e dunque hanno problemi a provvedere all’igiene personale come hanno sempre fatto, a chi inizia a soffrire di piccole dimenticanze, chi non può guidare e via dicendo. Dunque, la necessità di una persona che se ne prenda cura – o nell’abitazione di una vita o facendo ricorso a una residenza per anziani. Una scelta che dipende dalle possibilità economiche e di gestione del tempo, ma non solo, spesso è necessario avere delle competenze specifiche.
Ecco che, appena Arrugas introduce il tema della cura degli anziani e delle residenze, le reazioni sono diverse. Da italiana, non faccio fatica a immaginare una situazione in cui i figli accompagnino il proprio genitore all’interno di una residenza, sia perché in Italia è una realtà socialmente accettata e facente parte di un servizio, sia perché ho lavorato in una residenza, nello specifico per persone affette da problemi psichiatrici. Non voglio dare un giudizio di valore rispetto al tipo di scelta che ognuno compie perché penso che a influire siano davvero tante variabili e che ognuno debba fare ciò che ritiene più adeguato secondo le esigenze proprie e di chi lo circonda.
Anche in Spagna si tratta di un’usanza diffusa e socialmente accettata; diversamente, un uomo di origine araba ci racconta come secondo la sua cultura, mettere un anziano in una casa di cura sia una mancanza di rispetto e che “la mancanza di tempo” dei figli non deve essere qualcosa di normalizzato. Sono questi ultimi, infatti, che devono prendersi cura dei genitori, in particolare le figlie femmine o nuore. Mettere un anziano in una residenza è qualcosa di cui vergognarsi e giudicato male dalla società. Anche in Cina la consuetudine maggiore è quella di vivere insieme ai propri genitori e ricorrere a una casa di cura non è un’opzione ben vista. Dello stesso parere una partecipante di origini ucraine, che sottolinea quanto sia importante per le persone anziane passare il tempo con i propri cari. Spesso gli impegni vengono anteposti alla famiglia e questo può portare ad amari pentimenti, conclude. In Brasile, le case per anziani sono abbastanza accettate, anche se non sono molti quelli che vi ricorrono. Una ragazza italiana si sofferma sull’importanza dei medicamenti e delle competenze necessarie per accudire una persona malata. La ricchezza dei punti di vista ci mette di fronte a quanto possa essere diversa la percezione di una stessa storia in base al nostro retaggio culturale e ci dà molto su cui riflettere.
A Hogewey (Olanda), per esempio, esiste una realtà molto particolare per le persone affette da ‘demenza grave’: un villaggio aperto, perfettamente integrato nella società, strutturato come se fosse un quartiere parte della città. I medici non hanno divisa, gli arredi sono costruiti in parte con vecchi mobili degli ospiti, non mancano le fotografie ed elementi che richiamino il loro stile di vita. C’è un supermercato, una piazza, ognuno alloggia in una camera singola e mangia all’orario che preferisce. Non solo tutto è strutturato per dare un’idea di quotidianità, ma tutti gli abitanti del villaggio sono coinvolti. Il ristorante e il teatro, infatti, sono aperti a tutti. Si tratta di un esempio molto all’avanguardia da cui forse dovremmo prendere spunto per costruire realtà che siano integrate tra loro, senza confinare le persone anziane in un unico spazio creando una bolla nella società.
Se ti ha incuriosito il libro Arrugas, puoi leggere qui la recensione e una piccola intervista all’autore.
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Un comic sobre la vejez como puente intercultural
Envejecer también es una cuestión geográfica
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
Por fin he empezado a asistir a un club literario en Valencia. Una de las cosas a las que no puedo renunciar es a la lectura. En comparación con el Círculo Literario Pier Paolo Pasolini que solía coordinar en Italia, concretamente en Prato, aquí el intercambio cultural no se produce sólo a través de los libros. Me explico. Estoy en una ciudad de casi un millón de habitantes, donde al menos un tercio de ellos son extranjeros. Una estratificación social variada que se refleja sobre todo en el ámbito culinario, pero que también se hace patente en los encuentros literarios. En el Círculo, coordinado por el escritor valenciano Paco Inclán y celebrado en la Biblioteca Pública de Valencia, participan personas de distintas nacionalidades, por lo que el intercambio cultural se amplifica a través de la aportación de diferentes culturas, costumbres, estilos de vida e implicaciones éticas. Una diversidad que emerge a través de la confrontación que provocan los libros. Pondré aquí un ejemplo para explicar mejor esta encrucijada cultural de la que soy feliz testigo y participante.
El primer libro que leímos fue la novela ilustrada Arrugas, de Francisco Martínez Roca, llamado Paco Roca. El tema trata de una residencia de ancianos y, paralelamente, del curso de Alzheimer del protagonista. Publicada primero en Francia y luego en España, ha sido traducida a varios idiomas, entre ellos el italiano. Además de los premios que ha obtenido, fue llevada al cine, de la que pueden verse fragmentos en YouTube. El tema en sí es conmovedor, pero el autor lo aborda con ironía, dejándonos entrar, a través de elocuentes viñetas, en la residencia de ancianos. Un libro que bebe de historias reales en un momento en el que, al mirarse al espejo, Roca advierte con mayor claridad el parecido con su padre.
Según el Instituto Nacional de Estadística (INE), el número de personas mayores va en aumento, se calcula que dentro de 10 años los mayores de 65 años serán aproximadamente una cuarta parte de la población. Una cifra aún inferior a la actual de ancianos en Italia, donde la proporción de mayores de 65 años es de las más altas del mundo. Sin entrar demasiado en estadísticas, la vejez es una fase de la vida de la que, posiblemente, todos pasemos. Pero, ¿qué ocurre cuando una persona mayor cae enferma? Además del amplio espectro de enfermedades, en general, se pierde la autosuficiencia. Esto ocurre incluso sin tener quién sabe qué problema incapacitante, basta pensar en las personas mayores que no pueden levantar pesadas bolsas de la compra, que se mueven con dificultad y, por tanto, tienen problemas con la higiene personal de toda la vida, las que empiezan a sufrir pequeños olvidos, las que no pueden conducir, etcétera. De ahí la necesidad de que una persona cuide de ellos, bien en el hogar de toda la vida, bien recurriendo a una residencia para mayores. Una elección que depende de las posibilidades económicas, de la gestión del tiempo, pero no sólo eso, a menudo se necesitan habilidades específicas.
En cuanto nuestro libro Arrugas nos introduce en el tema del cuidado de ancianos y las residencias, las reacciones son diferentes. Como italiana, no me cuesta imaginar una situación en la que los hijos acompañen a su padre o madre dentro de una residencia, tanto porque en Italia es una realidad socialmente aceptada y forma parte de un servicio, como porque he trabajado en una residencia, concretamente para personas con problemas psiquiátricos. No quiero dar un juicio de valor sobre el tipo de elección que hace cada uno porque creo que hay muchas variables y cada uno tiene que hacer lo que crea más oportuno según sus necesidades y las de los que le rodean.
Incluso en España es una costumbre extendida y socialmente aceptada. En cambio, un hombre de origen árabe nos cuenta cómo, según su cultura, ingresar a un anciano en una residencia es una falta de respeto y que la “falta de tiempo” de los hijos no debe ser algo normalizado. De hecho, son estos últimos los que deben cuidar de sus padres, especialmente las hijas o nueras. Ingresar a un anciano en una residencia es algo de lo que hay que avergonzarse y que la sociedad juzga mal. Incluso en China, la costumbre mayoritaria es vivir junto a los padres, y recurrir a una residencia no es una opción popular. De la misma opinión es una participante de origen ucraniano, que subraya lo importante que es para las personas mayores pasar tiempo con sus seres queridos. A menudo se anteponen los compromisos a la familia y esto puede llevar a amargos arrepentimientos, concluye. En Brasil, las residencias para mayores están bastante aceptadas, aunque no mucha gente las utiliza. Una italiana se detiene en la importancia de la medicación y en las habilidades necesarias para cuidar a un enfermo. La riqueza de los puntos de vista nos confronta con lo diferente que puede ser la percepción de una misma historia según nuestra herencia cultural y nos da mucho sobre lo que reflexionar.
En Hogewey (Países Bajos), por ejemplo, existe una realidad muy especial para las personas con “demencia severa”: una aldea abierta, perfectamente integrada en la sociedad, estructurada como si fuera un barrio más de la ciudad. Los médicos no llevan uniforme, el mobiliario está hecho en parte con los viejos muebles de los huéspedes, no faltan fotografías y elementos que recuerdan su estilo de vida. Hay un supermercado, una plaza, cada uno se aloja en una habitación individual y come a su hora. No sólo todo está estructurado para dar una idea de la vida cotidiana, sino que todos los habitantes del pueblo participan. De hecho, el restaurante y el teatro están abiertos a todo el mundo. Es un ejemplo muy vanguardista del que quizá deberíamos tomar ejemplo para construir realidades integradas entre sí, sin confinar a los ancianos a un único espacio creando una burbuja en la sociedad.
Si te intrigó el libro Arrugas, puedes leer aquí la reseña y una pequeña entrevista al autor.
venerdì, 12 maggio 2023
In copertina: Particolare della copertina del volume
4 thoughts on “Un fumetto sulla terza età come ponte interculturale”
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