Alla domanda, risponde il professor Paolo Bellavite
di Simona Maria Frigerio
Qualche giorno fa l’Agenzia stampa ADN Kronos scriveva: “Stoccata ai no-vax di Enrico Mentana dopo le ultime notizie circa l’arrivo, entro il 2030, di vaccini a mRna contro cancro, infarto e altre malattie rare” (1). Dando per certa l’immissione sul mercato nel giro di soli 7 anni di un vaccino contro le due principali cause di morte in Italia, ossia il cancro (al singolare, e qui ci è sorto il primo dubbio) e l’infarto, il collega Mentana avrebbe infatti commentato su Instagram, senza controllare se la notizia fosse vera, o almeno attendibile: “E quindi oltre ad averci permesso di fronteggiare la pandemia di Covid, i vaccini a Rna messaggero aprono la strada verso altri vaccini che ci potranno preservare dai tumori e da altre malattie. Per i no vax la più rosea delle sconfitte: saranno salvati proprio da quel preparato che hanno combattuto e dalle aziende che lo hanno prodotto”.
Spiace scrivere che, ancora una volta, un tale titolo e un commento hanno acceso i riflettori su quell’Italia e quel giornalismo che preferiscono le tifoserie e la propaganda in stile spot pubblicitario a una seria inchiesta e al dialogo tra scienziati e medici anche con visioni contrapposte. Mentre leggevamo, a noi è sorto anche un secondo dubbio, ossia se le varie forme di cancro siano sempre dovute a un virus o a un batterio dal quale, grazie a un vaccino immunizzante, non saremo più contagiati.
Ora, i vaccini a mRNA contro la SARS-CoV-2 (con 25.765.219 italiani contagiati al 25 aprile secondo Worldometers e l’84,73% della popolazione vaccinata – con il monodose, il bidose o infezione pregressa – secondo IlSole24Ore), quanto possono fregiarsi del titolo di immunizzanti, dato che non pare siano riusciti a bloccare la circolazione del virus? E il green pass non si è rivelato un boomerang, permettendo a milioni di italiani di contagiarsi e contagiare liberamente, credendo al mantra dell’ex Premier Draghi: «Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore»?
Di conseguenza, leggendo la notizia, noi speriamo che questa volta i farmaci (ma non parliamo di vaccini, in quanto non stiamo discutendo di immunizzazione della popolazione generale bensì di cura dei malati) a mRNA si dimostrino ben più efficaci. E però, ci siamo anche chiesti quali e quante forme di cancro siano dovute a un virus e ci è venuto in mente solamente quello alla cervice uterina, quasi sempre causato dall’Hpv – virus dalle molteplici varianti e, difatti, anche i vaccini, in questo caso, hanno dovuto rincorrerlo passando dal bi al quadrivalente per arrivare a un nonavalente; vaccini di cui al momento non vi è certezza sulla durata della protezione (secondo l’Airc almeno dodici anni per i bivalenti e quadrivalenti e almeno sei per il nonavalente); mentre “anche le persone vaccinate devono” continuare a “sottoporsi a regolari controlli di screening per il tumore del collo dell’utero” dato che “il vaccino-anti HPV protegge solo da alcuni ceppi pericolosi del virus e non da altri che, anche se più raramente, possono causare lesioni cellulari a livello della cervice” (2). Quindi, purtroppo, nemmeno esso risolutivo e tanto meno efficace a vita – e questo, per correttezza di informazione, andrebbe detto durante lo spot tivù.
A questo punto ci siamo chiesti su quali meccanismi dell’infarto possa intervenire un cosiddetto vaccino a mRNA e qui ci è sorto il terzo dubbio: quello sull’opportunità di un simile messaggio trionfalistico da parte della stampa ufficiale. Se le persone, credendo che nel giro di pochi anni potranno vaccinarsi contro cancro e infarto, cominciassero a fumare in massa, bere alcolici smodatamente, stravaccarsi sul divano con fritti e dolci invece di condurre un regime di vita sano? Se la Sanità pubblica smettesse di fornire anche quel minimo di prevenzione costituito da mammografie, pap-test ed esami per il sangue occulto nelle feci, dato che tanto ci salverà una nanoparticella? Se si credesse socialmente accettabile inquinare ancora di più aria, acque e terreni perché tanto ci salverà un vaccino da radiazioni, polveri sottili, glifosato e PFOS, rifiuti tossici e diossina (3)?
Per rispondere a queste e altre domande abbiamo contattato il professor Paolo Bellavite, specializzato in Ematologia Clinica e di Laboratorio, con diploma di perfezionamento in Statistica Sanitaria ed Epidemiologia, già docente di Patologia Generale presso la Scuola di Medicina dell’Università di Verona. La prima, elementare domanda è stata proprio se esista una sola forma di cancro.
Paolo Bellavite: «Cercherò di essere il più comprensibile possibile. Il cancro è una serie di malattie che hanno in comune la proliferazione incontrollata delle cellule. Vi sono tantissime forme di cancro che si possono suddividere sia in base agli organi che ne sono colpiti – per esempio, il cancro del pancreas, del fegato, eccetera – sia in base al tipo istologico, che può essere più o meno maligno. Esistono poi delle suddivisioni a livello molecolare che vanno a identificare diverse forme di malattia in base all’espressione o meno di determinati geni perché occorre dire che la base fondamentale del cancro è una mutazione genetica che avviene, in gran parte, durante la vita dell’individuo. Sono pochissimi i casi di malattie cancerose geneticamente determinate. Purtroppo esistono anche quelle ma sono pochissime. Di solito vi sono una base genetica e una serie di fattori, acquisiti durante la vita, che possono spingere le cellule a replicarsi».
Le varie forme di cancro, come alcune malattie dovute a virus o batteri, possono essere eradicate con un vaccino immunizzante?
P. B.: «Come ho spiegato, le varie forme di cancro sono una malattia prevalentemente acquisita per un intreccio di predisposizione genetica e fattori ambientali – si pensi al fumo di sigaretta, ormai ben noto, ma anche alle radiazioni ionizzanti, all’inquinamento, eccetera. Ovviamente questo tipo di malattia non è infettiva e non c’entrano virus o batteri se non in certi particolari tipi di tumori – che sono il cancro al fegato, che potrebbe essere favorito dal virus dell’epatite B o C, e soprattutto il ben noto HPV, del quale alcuni tipi stimolano la crescita del papilloma. A parte questi due casi, però, quando si discute di cancro si stanno affrontando forme di malattia che non hanno a che fare con le infezioni e, pertanto, non ha senso parlare di un vaccino preventivo».
Quando la stampa genericamente parla o scrive di vaccini contro il cancro, forse non intende vaccini immunizzanti – che prevengono l’insorgenza delle varie forme – bensì di farmaci che aiutano a sviluppare anticorpi i quali, dopo che un individuo ha già sviluppato il cancro, lottano contro tale forma tumorale.
P. B.: «Qui entriamo nel tecnico – ma cercherò di rimanere comprensibile. Questa ipotesi, da lei accennata, potrebbe essere effettivamente possibile. Si inserirebbe nelle nanoparticelle un RNA messaggero, il quale farebbe produrre alle cellule umane delle sostanze che sono simili a quelle tumorali. Di conseguenza, il sistema immunitario, rilevando dette sostanze prodotte dalle nostre cellule, produrrebbe a sua volta una risposta immunitaria – non solo anticorpi ma anche cellulare – che dovrebbe, in teoria, eliminare il tumore. Questa è, però, solo teoria. Un altro discorso – o filone di ricerca – sarebbe quello di inserire in queste nanoparticelle degli RNA o dei messaggeri che servano a impedire la crescita delle cellule, bloccandone la proliferazione – senza sollecitare il sistema immunitario per eliminarle. Cerco di essere ancora più comprensibile. Se conoscessi un interruttore, una molecola che fa da interruttore alla crescita, e riuscissi a inserirla nelle cellule tumorali, ecco che la stessa ne impedirebbe la crescita. Ma tutto questo, è bene sapere, si sta già facendo con determinati farmaci, detti biologici (4), sviluppati per poter ‘toccare’ specificamente certe parti della biologia del tumore: un grande progresso compiuto dell’oncologia. Per certi tumori, si è passati dalla solita chemioterapia, che distrugge tutto, a una azione più specifica sul piano molecolare. Fin qui ho descritto i due grandi filoni della ricerca che possono essere considerati promettenti. Il primo, quello a cui lei ha accennato, ossia stimolare il sistema immunitario in modo tale che produca anticorpi antitumorali, può essere definito una immunoterapia del cancro. Purtroppo, non è un’idea nuova. Sono forse quarant’anni che si tenta di iniettare nel corpo del paziente sostanze del tumore – che chiamiamo antigeni tumorali – i quali dovrebbero produrre una risposta immunitaria che favorisce l’eliminazione del tumore. Purtroppo – e lo ribadisco – in gran parte degli studi finora effettuati questo processo non ha funzionato. Perché? Perché si potrebbe affermare che il tumore sia molto più ‘furbo’ o ‘sofisticato’ di quello che pensiamo. Mi spiego. Se siamo affetti da un tumore significa che il nostro corpo ha già fatto tutti i tentativi possibili di eliminare l’estraneo. Sempre per essere comprensibile: il tumore si è ‘mascherato’, nascondendo questi suoi antigeni e, quindi, persino iniettando tali antigeni nel corpo del paziente, gli stessi saranno tollerati o addirittura saranno soppresse cellule sane del nostro corpo. Purtroppo, l’immunoterapia dei tumori ha fatto pochissimi progressi ed è per questo, per la sua complessità, che il tumore sa e riesce a sfuggire a tutti i mezzi di difesa del nostro sistema immunitario. Del resto, se così non fosse, non ci ammaleremmo. Basti sapere che ognuno di noi sviluppa, ogni giorno, centinaia e fors’anche migliaia di cellule tumorali, che sono regolarmente eliminate dal nostro sistema immunitario. Il giorno in cui un tumore ha raggiunto una certa massa, vuol dire che il nostro sistema immunitario è stato bypassato e che ormai il nostro corpo si è ‘abituato a tollerarlo’».
I titoli di questi giorni reclamizzano anche il vaccino contro l’infarto. Sempre in maniera comprensibile a tutti, cos’è l’infarto?
P. B.: «Basicamente, l’infarto avviene quando si chiudono i vasi sanguigni e non arriva più il sangue a un determinato organo. L’arteria si può chiudere sia per uno spasmo, ossia una contrazione, sia per la presenza di un trombo. Di solito questo è favorito da una malattia che si sviluppa in decenni e si chiama aterosclerosi (5), la quale danneggia il vaso sanguigno – dato che è difficile che si formi un trombo laddove c’è un vaso sano. L’infarto è una malattia multifattoriale per definizione: tra le sue cause la predisposizione genetica, il diabete, i grassi nel sangue, la pressione del sangue, il fumo e persino il modo di vivere, oltre all’omocisteina (6). Parlare di un vaccino contro l’infarto non ha quindi il benché minimo senso. Al contrario, si sente parlare di un vaccino contro il colestorolo (7). Del resto, almeno in teoria, con l’immunologia si potrebbe fare di tutto dato che le principali sostanze che compongono il nostro corpo sono delle proteine e potremmo – attraverso gli anticorpi – regolarle. Ma sia ben chiaro, una cosa è fare della teoria e un’altra iniziare degli esperimenti sulle cavie da laboratorio e, poi, passare agli esseri umani. Qui siamo al livello dei discorsi da salotto. Purtroppo il mio scetticismo deriva dal fatto che, come ho già spiegato, stiamo parlando di malattie multifattoriali che hanno diverse cause intrecciate fra loro. Se si vuole fare la prevenzione dell’infarto dobbiamo mangiare meglio, fare movimento ed evitare il fumo: tre semplici consigli più efficaci di qualsiasi vaccino».
Forse si è titolato di vaccini contro l’infarto intendendo farmaci a mRNA che favoriscano la ricostruzione del tessuto cardiaco danneggiato dopo un infarto cardiaco. Non si stanno già facendo, in questo campo, studi sulle cellule staminali?
P. B.: «Gli studi sulle cellule staminali vanno avanti da anni – anche se le applicazioni sono ancora di là da venire (8). Riguardo a questi farmaci a mRNA, teoricamente io potrei immettere nelle nanoparticelle dei fattori di crescita specifici da usare a scopo terapeutico. Questo sarebbe un ottimo risultato per la medicina! Ovviamente dobbiamo mettere da parte la parola ‘vaccino’ in quanto si tratterebbe di ‘farmaci mirati’, che – per spiegarmi meglio – sarebbero indirizzati a un bersaglio preciso. Il grosso problema, però, è che se noi parliamo di fattori di crescita dei tessuti stiamo giocando con il fuoco. Un conto è se riuscissimo a fare arrivare il succitato fattore di crescita soltanto laddove mancano le cellule, stimolando proprio le cellule che sono deficitarie a crescere – puntando, magari, sulle cellule staminali che sono residue nei tessuti. Questo, ribadisco, sarebbe un grande successo. Ma, tornando al pericolo, cercherò di semplificare il più possibile. Il pericolo è costituito dal fatto che le nanoparticelle se non sono così ‘intelligenti’ da andare a ‘colpire’ solamente i tessuti dove mancano le cellule, ma andando anche altrove, e per di più, dove ve ne fossero fin troppe di cellule, stimolando la crescita cellulare laddove non ve n’è bisogno, potrebbero accelerare, in presenza di un tumore, la sua crescita. Utilizzare i fattori di crescita, purtroppo, può essere un’arma a doppio taglio. Io sono favorevole alla ricerca ma ci vorranno decenni. Si deve continuare con gli studi in ogni campo ma, ciò che vediamo adesso, è che da una parte, con i vaccini, si fanno politica e soldi. E dall’altra, sterili polemiche contro la scienza. Occorre ricollocare la scienza al suo giusto posto, invece che sfruttarla per altri scopi».
Perché si danno per certe notizie che tali non sono e che possono suscitare, purtroppo, false speranze?
P. B.: «Forse si vuole deviare l’attenzione delle persone dal fallimento dei cosiddetti vaccini anti-Covid, dato che non sono riusciti a fermare l’epidemia (9). Questo scientismo da ‘salotto’ – e intendo per scientismo un’ideologia che sopprime la scienza in base a opinioni personali, alla politica o agli interessi economici – lancia messaggi che sono vuoti di senso dal punto di vista scientifico, dato che non vi sono stati progressi reali in tal senso: nessuna scoperta che possa giustificare questo entusiasmo! La definirei una operazione massmediatica. Pensiamo che questi cosiddetti vaccini antitumorali dovrebbero utilizzare la medesima tecnologia di quelli utilizzati contro il Covid, ossia nanoparticelle che non resterebbero confinate poiché è stato dimostrato che le stesse vanno dappertutto nel corpo umano (10). Quindi, non solamente nel sistema immunitario per stimolare la produzione di anticorpi. Le nanoparticelle potrebbero migrare nel cuore o nel cervello o nelle ovaie per far produrre proteine del tumore. La conseguenza potrebbe essere che le cellule che producono una sostanza che mima il tumore possano essere anch’esse attaccate dal sistema immunitario – che crede che la cellula che produce queste sostanze è tumorale. I linfociti e gli anticorpi vedono queste cellule, del cuore o del cervello, come se fossero tumori e le attaccano. Lì è insito il vero pericolo. Questo si sta già notando, con le miocarditi, nel caso dei cosiddetti vaccini anti-Covid. Non è prematuro, è un’illusione massmediatica quella che si sta regalando alla popolazione, in parte per deviare l’entusiasmo della popolazione dal fallimento dei vaccini per il Covid verso una nuova speranza di salvezza che proverrebbe sempre dalla scienza, ma mal interpretata. Oppure sono dei finanziamenti che devono essere deviati dal bilancio dello Stato a personaggi interessati a fare tali ricerche. Dopo una massiccia campagna massmediatica sarà possibile e giustificabile distribuire parte dei fondi pubblici per tali scopi».
(1) La notizia su ADN Kronos: https://www.adnkronos.com/vaccini-anticancro-mentana-per-no-vax-la-piu-rosea-delle-sconfitte_5tWaqekxKEckMl0h1wKHNY
(2) Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro sul vaccino per l’HPV: https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/prevenzione-per-tutti/il-vaccino-per-lhpv
(3) Si legga: La storia segreta della guerra al cancro di Devra Davis, Manuale di Medicina di Edra: https://www.amazon.it/storia-segreta-della-guerra-cancro/dp/8875781125
(4) Per approfondire il discorso sui farmaci biologici: https://www.aimac.it/libretti-tumore/biologici-biosimilari/cosa-sono-e-cosa-fanno-i-farmaci-biologici
(5) L’aterosclerosi: https://www.humanitas.it/malattie/aterosclerosi/
(6) Sull’importanza dell’omocisteina nell’infarto: https://clinilab.org/omocisteina-rischio-cardiovascolare-ed-altre-patologie/
(7) Si vedano i primi tre pazienti arruolati dal Centro Cardiologico Monzino nell’ambito dello studio multicentrico internazionale Victorion-2P: https://www.cardiologicomonzino.it/it/news/2022/03/14/vaccino-anti-colesterolo-al-via-la-sperimentazione-al-monzino/1378/
(8) “Le due strategie per riparare un cuore danneggiato: la terapia con le cellule staminali – dai risultati promettenti, ma storicamente controversi – e l’uso di fattori che stimolano la rigenerazione del tessuto cardiaco”: https://www.osservatorioterapieavanzate.it/terapie-avanzate/terapia-cellulare/terapia-cellulare-e-fattori-proteici-due-strade-per-riparare-il-cuore
(9) Da pandemia a endemia: https://www.ilsole24ore.com/art/pandemia-titoli-coda-ormai-e-inizio-vero-endemia-ecco-cosa-accadra-AEn7tpUC
(10) Lo studio Autoimmune Inflammatory Reactions Triggered by the COVID-19 Genetic Vaccines in Terminally Differentiated Tissues, di Panagis Polykretis, Alberto Donzelli, Janci C. Lindsay, David Wiseman, Anthony M. Kyriakopoulos, Michael Mörz, Paolo Bellavite, Masanori Fukushima, Stephanie Seneff, Peter A. McCullough, online dall’8 marzo 2023 su: https://www.preprints.org/manuscript/202303.0140/v1
Si ringrazia per la consulenza medico-scientifica il dottor Gianni Gentilini
venerdì, 28 aprile 2023
In copertina: Foto di Colin Behrens da Pixabay; e nel pezzo, foto di Gordon Johnson. Entrambe da Pixabay (Gratis da usare sotto la Licenza per i contenuti)